ll titolo della mostra racchiude l'essenza dello stile dell'artista le cui foto sono contemporaneamente giovani e antiche. Immagini in grado di trasmettere emozioni avvalendosi di giochi di luce, dell'armonia delle proporzioni e dei tagli delle inquadrature.
Il titolo della mostra fotografica “Ariminum @ Rimini” racchiude l’essenza dello stile di Massimo Bonucci le cui foto sono contemporaneamente giovani e antiche. Giovani, perché Massimo scopre la fotografia solo quattro anni fa e quasi per caso, quando gli regalano la sua prima macchina fotografica; antiche, perché partendo da un obiettivo assoluto da raggiungere -il bello- egli esplora possibilità tematiche, espressive e tecniche, con lo sguardo e la profondità di un fotografo esperto.
Alla base della sua arte fotografica, quindi, la ricerca dell’ estetica, di un’immagine piacevole –ma mai fine a sé stessa- che possa trasmettere emozioni avvalendosi dei giochi di luce, dell’ armonia delle proporzioni e dei tagli particolari delle inquadrature. Massimo racconta di avere iniziato la sua attività di fotografo cercando immagini di periferia e senza soggetto umano; in questo periodo, egli scattava “da dietro”, quasi nascosto e si percepiva come “Un ladro d' immagini”. Solo in un secondo momento si è avvicinato alla città e alle persone, soggetti protagonisti di questa interessante mostra la cui fruizione avviene attraverso tappe tematiche.
Le prime, ”Rimini”, “A Rimini”, “Spiaggia” e “New”, sono un omaggio a Rimini e alle sue tre anime: quella antica dei grandi monumenti; quella moderna rappresentata dal grattacielo e dai moderni edifici vicini che nei suoi vetri si riflettono; quella più sentimentale e poetica della spiaggia e del mare. Le successive tappe, “Sguardi” e “Inferno, Purgatorio e Paradiso”, esplorano e indagano l’animo umano, nelle sue inclinazioni ma anche nelle sue debolezze e contraddizioni.
In “Rimini” e “New”, le immagini antiche della nostra città, sono continuamente messe in relazione con alcuni particolari moderni; nascono scatti che mostrano, per esempio, un lato del Tempio Malatestiano contrapposto al muro di mattoncini rossi circostante, o un particolare dell’ antico pavimento del Centro Storico sul quale si apre un moderno faretto, o ancora, sul lato sinistro della Vecchia Pescheria, una sedia moderna che pare dimenticata.
Interessantissimi i tagli delle inquadrature attraverso i quali Bonucci riesce a catturare la nostra attenzione: obliqui, dall’alto verso il basso o viceversa, qualche volta schiacciati e perfino quasi fastidiosi, perché ci disorientano. Essi ci permettono tuttavia di osservare con attenzione le foto, di coglierne i particolari e i valori estrinseci, come quello del tempo fotografico che Bonucci definisce ”Qualcosa che esiste perché lo fermi e, contemporaneamente, di già passato poiché quel preciso istante non tornerà più”.
Altro punto su cui vale la pena di soffermarsi, è il gioco di riflessi che caratterizza alcune fotografie, talmente in bilico tra la rappresentazione della realtà e del suo opposto, da confonderci ed evocarci un senso di irreale sospensione temporale. Ne è un esempio il bellissimo scatto del Ponte di Tiberio che si specchia nel Marecchia nel quale la lettura è capovolta, poiché il riflesso è sopra l’ immagine.
Per arrivare alla “foto giusta”, qualche volta Bonucci interviene in un secondo tempo, successivo allo scatto, con tecniche che gli permettono di giocare con la messa a fuoco di un particolare o con l’ immagine sfocata, di evidenziare o no i toni chiaro-scurali, di aggiungere colore.
Nelle fotografie intitolate “Sabbia”, affascinanti immagini della spiaggia e del mare di Rimini, sono state rielaborate nei toni del beige, del lilla, dell’ azzurro pastello e del blu. Sulla sabbia, elemento in perenne trasformazione e movimento, troviamo incise delle parole che ci invitano a riflettere sul difficile mondo delle emozioni e dei sentimenti umani. Ancora una volta si percepisce una ricerca che va oltre l’ estetica, l’ affermazione di un concetto e del suo opposto. Bonucci osserva che “Possiamo camminare sulla sabbia, tuttavia se la prendiamo tra le dita ci sfugge perché essa è impalpabile”. E aggiunge “I sentimenti sono così: ci sostengono ma spesso non li afferriamo”.
In “A Rimini” il fotografo dedica alcuni degli scorci più belli a persone che fanno parte della sua vita di relazioni affettive; il soggetto umano, di fatto, non c’ è ma se ne avverte la presenza. Questo gruppo di foto si può intendere come passaggio intermedio tra le tappe del percorso sopra citate, in cui protagonisti sono la città e le sue diverse rappresentazioni e quelle successive in cui il ritratto umano diventa il polo centrale del suo interesse.
Se in “Sguardi” il fotografo si diverte a giocare e a svelare sfumature dell’ animo femminile, in “Paradiso, Purgatorio e Inferno” egli analizza l’ animo umano in tutte le sue inclinazioni, senza tralasciare quelle che di solito non si vogliono mostrare. Il soggetto protagonista è un prete, ritratto, nella prima foto, con l’ espressione che gli è più consueta dell'estasi, mentre dialoga mentalmente col divino.
La seconda foto, nonostante le mani incrociate in segno di preghiera, in primo piano, suggerisce l’ idea di una meditata ribellione. Nella terza foto, occhi furbi e irriverenti, rivelano il lato più calcolatore e malvagio dell’ uomo. Per Bonucci questa serie è importante perché “svela”, “toglie la maschera” mettendo a nudo le parti più imprevedibili e incerte dell’ animo umano.
Come insegnano i grandi fotografi, Bresson e Newton in primis, le foto devono sembrare semplici allo spettatore, pur essendo in realtà complesse da un punto di vista formale e visivo. Possiamo concludere che in questa mostra, Bonucci abbia dimostrato di conoscere bene la lezione- o di averla istintivamente intuita- attraverso foto coinvolgenti, dall'impatto semplice e immediato ma frutto di lungo studio e di complessa elaborazione. Esse ci regalano forti emozioni e ci lasciano numerosi spunti su cui riflettere. E non è cosa da poco.
a cura di Claudia Delucca
Inaugurazione 1 dicembre ore 17
Galleria d’ Arte Contemporanea Coppedè
Via Fratelli Cairoli 109, Rimini
Orario: dal lunedi pomeriggio al sabato 9.30-12.45, 15.30-19.15 domenica chiuso
Ingresso libero