Muri parlanti. 60 opere di recente produzione, dal collage alla pittura. "I lavori stratificati di quest'artista attento agli umori delle nostre metropoli raccontano una realta' precisa, benche' multiforme." (Anna Caterina Bellati)
Dagli anni Sessanta sino alla fine del Novecento si susseguono molti movimenti e tendenze artistiche, talvolta in forte contrasto tra loro. Si sperimentano nuovi linguaggi e nuove espressioni, alcuni con chiari intenti sociali, altri completamente estranei a ogni forma di comunicazione.
La Graffiti Art è una corrente artistica che nasce negli Stati Uniti a metà degli anni Settanta e che poi si è diffusa, assumendo forme diverse, nel resto del mondo. Si afferma la tendenza a rinunciare a pennelli e colori, si tratta di pitture spontanee eseguite con bombolette spray come affermazione della nuova creatività. I graffitisti s’ispirano al mondo dei fumetti e ai ritmi violenti della musica rock. I coloratissimi graffiti sono spesso popolati di personaggi stilizzati e “mutanti”, di ragazzi sfolgoranti, di figure simili ai fumetti, disegnati con contorni netti e le cui sagome, a volte, appaiono piatte benché fortemente simboliche. Si tratta di disegni che esprimono grande energia vitale i cui contorni e forme sono tracciati velocemente a volte con pastelli bianchi. Gli artisti si sbizzarriscono nel costruire dei complessi insiemi di parole, segni e immagini che esprimono un mondo caotico e frammentario.
Simbolo per eccellenza di questa disciplina è stato Keith Haring.
L'artista ebbe il merito di promuovere per primo l'uso di dipingere, scrivere e disegnare sulle pareti e sui treni del metro, sfidando l’autorità. Haring disegnava sagome di uomini con il simbolo dell'atomica sulla testa, cani che abbaiano contro il video del televisore o davanti alle immagini dei manifesti. Le sue opere sono caratterizzate da schizzi rapidi e sintetici che raccontano le ossessioni dell'artista o commentano ironicamente i cartelloni della pubblicità ufficiale.
L’altro nome fondamentale di questo movimento spontaneo è quello di Jean-Michel Basquiat che a quindici anni decorava i vagoni della metropolitana con i suoi graffiti dallo stile primitivo e popolare.
. “Scrivilo sui muri” parla dei raid notturni di giovani armati di bombolette spray, ma il fenomeno dei writer affonda le radici nella cultura underground americana.
Nel panorama artistico nazionale d’inizio millennio il lavoro di Cosimo Andrisano rappresenta una prosecuzione e una sintesi di quelle istanze poetiche e sociologiche, tra disincanto e speranza.
I lavori stratificati di quest’artista attento agli umori delle nostre metropoli raccontano una realtà precisa, benché multiforme. Con le sue costruzioni dirompenti che mescolano tecniche diverse, dal collage alla pittura, dall’inserimento di scritte alla stratificazione dei supporti, Andrisano codifica i sogni di fuga e di celebrità dell’ultima generazione mescolandoli con slogan pubblicitari, fotografie, graffi, lampi di rosso e persino geroglifici postmoderni. Un atteggiamento in linea con il tradizionale ruolo di critica di gran parte del collage come tecnica artistica di denuncia.
La sua è una complessa indagine su identità, identificazione e scarto tra generezioni.
Per mettere in campo le valenze sulle quali impianta la propria poetica, Andrisano recupera il muro non come cosa in sé, ma come idea, talvolta costruendo addirittura dei simulacri di muri, installazioni quasi totemiche che possono essere appoggiate a una parete o all’occorrenza sostenersi da sé. Un muro è uno schermo bianco su cui proiettare un logo, un sogno, una protesta. Le lettere che spiccano su questi scenari reinventati nello spazio esiguo di un’opera simboleggiano il passaggio furtivo, talvolta amaro, dei ragazzi qualunque che vivono nelle megalopoli e inoltre rappresentano il punto debole della società capitalista che in apparenza regala una vita eccitante, di fatto ghettizza chi non ha i mezzi per partecipare al suo gioco. Nel nostro mondo teso a costruire un futuro privato più che collettivo, Andrisano insiste sulla necessità di opporsi all’omologazione.
I lavori stratificati di quest’artista attento agli umori delle nostre metropoli raccontano una realtà precisa, benché multiforme. Con le sue costruzioni dirompenti che mescolano tecniche diverse, dal collage alla pittura, dall’inserimento di scritte alla stratificazione dei supporti, Andrisano codifica i sogni di fuga e di celebrità dell’ultima generazione mescolandoli con slogan pubblicitari, fotografie, graffi, lampi di rosso e persino geroglifici postmoderni. Un atteggiamento in linea con il tradizionale ruolo di critica di gran parte del collage come tecnica artistica di denuncia.
Anna Caterina Bellati
Inaugurazione ore 18
Galleria San Lorenzo
Via Giannone, 10 - Milano
Orario: dal lunedì al venerdì 15 – 19 e su appuntamento
Ingresso libero