Galleria Raucci/Santamaria
Napoli
corso Amedeo di Savoia, 190
081 7443645 FAX 081 7442407
WEB
Doppia Personale
dal 12/12/2007 al 30/1/2008
mar-ven 11-13.30, 15-18.30

Segnalato da

Raucci/santamaria gallery


approfondimenti

James Yamada
Hugo Markl



 
calendario eventi  :: 




12/12/2007

Doppia Personale

Galleria Raucci/Santamaria, Napoli

Il lavoro di James Yamada da sempre riflette sul rapporto tra individuo, natura e tecnologia, e sulle conseguenze, spesso violente, che ne derivano. Hugo Markl invece vive a New York e la cultura del luogo permea la sua produzione recente, come nella serie di sculture "Winchester?" ispirate al famoso fucile yankee.


comunicato stampa

Gallery A: “Mamatschi” Hugo Markl

Nel primo ambiente della galleria è simulata una sala da gioco, con moquette e pareti blu, in cui sono installate quattro enormi carte francesi d’alluminio che formano un poker d’assi. Immagine fortemente connessa all’iconografica americana, dotata di un’esplicita e diffusa riconoscibilità. Hugo Markl infatti vive a New York e la cultura del luogo permea la sua produzione recente, come nella serie di sculture ‘Winchester?’ ispirate al famoso fucile yankee. Mamatschi però è un lavoro intensamente legato anche alle origini dell’artista. Il titolo infatti è un’arcaica parola austriaca con cui si usava chiamare la mamma. Da qui parte la riflessione sul tema del gioco.

Le sue dinamiche infatti sono affini a quelle che si creano nell’ambiente familiare in cui si stabiliscono ruoli e regole che disciplinano la convivenza tra gli individui. Il gioco infatti rappresenta una delle più antiche forme di relazione e di comunicazione basata su un codice a cui bisogna necessariamente adattarsi. Se da un lato tali regole costringono in un sistema asfissiante dall’altro però instillano una certa sicurezza, sottraendo l’uomo dal caos dell’anarchia.

Tuttavia nella dimensione ludica è molto forte la componente dell’imprevedibilità, per cui non è escluso che sfuggendo al controllo, il gioco – fomentato dalla competizione - possa diventare pericoloso, inducendo al bluff. In un certo senso esso rappresenta un microcosmo del tutto simile al contesto socio-politico in cui viviamo, fatto di gerarchie e di norme che determinano ogni rapporto con l’altro. Tuttavia al singolo resta la possibilità di scegliere se attenersi o meno alle regole, di decidere se sedersi al tavolo per giocare la propria partita.

Gallery B: “I am now a dolphin” James Yamada

Il lavoro di James Yamada da sempre riflette sul rapporto tra individuo, natura e tecnologia, e sulle conseguenze, spesso violente, che ne derivano. La velocità e l’invadenza con cui la moderna tecnologia veicola l’informazione sta radicalmente modificando il nostro modo di relazionarci al mondo, confermando così la teoria di Marshall McLuhan secondo la quale il messaggio si identifica con il medium. Tale rapidità di consumo provoca nell’individuo paranoia e ansia, poiché egli si sente combattuto tra la necessità di adeguarsi allo stato attuale delle cose, per non essere tagliato fuori dal ‘sistema’ e il desiderio di sottrarsene. L’olismo - derivante dalla cultura degli anni ’60 e ‘70 e ora molto in voga - con le sue pratiche di riappropriazione di un equilibrio interiore è un esempio di come l’individuo creda utopisticamente di sfuggire al disorientamento.

Così come lo è l’appellarsi ad un fanatismo religioso che s’illude di poter sdoganare il pensiero ma che invece si tramuta in uno strumento di dominio manovrato dall’alto, che fa leva sull’ignoranza e sulla superstizione. I lavori in mostra si interrogano sull’esistenza, o meno, di una possibile armonia tra la romantica aspirazione ad uno stato di grazia e l’esigenza di adattarsi all’imprevedibilità del moderno paesaggio tecnologico. Dai dipinti, come quello su lenzuolo Merimekko, tessuto divenuto emblema iconografico della cultura hippy su cui sono posizionati due rilevatori di movimenti che come degli occhi monitorano costantemente la realtà; e ancora ‘I am now a dolphin’, riflessione sulla reincarnazione come possibilità di affrancamento.

Ai video, che indagano l’idealismo, la violenza, la speranza, l’innocenza e la capacità dell’uomo di metabolizzare e oggettivare la memoria storica. Fino ad arrivare alla fotografia, un’analisi sul potere straniante che le immagini attuano sul ricordo. Misurarandosi con un ampio range di media Yamada palesa l’impossibilità di imbrigliare il linguaggio in un codice univoco ma anche la volontà di lasciare al fruitore una libera e del tutto autonoma possibilità di scelta.

Immagine di James Yamada

Inaugurazione giovedì 13 Dicembre 2007 dalle 19,00 alle 21,30

Galleria Raucci/Santamaria
corso Amedeo di Savoia, 190 Napoli
Ingresso libero

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