Maschere. Dipinti. "I suoi soggetti sembrano guardare il mondo da dietro uno schermo opaco che ne dissolve i contorni, ma non ne tace il richiamo." C. Pircher
Quando un maestro indossa una maschera, questo non significa che mette la sua maschera sul suo viso, ma si intende che egli mette il suo spirito nella maschera.
Uno svuotamento dei tratti prettamente individuali di un viso.
Un'astrazione mai assoluta, lo svuotamento non è totale, perchè ciò che viene a rappresentare non è la forma ideale del volto umano in generale, ma alcune forme tipiche di condizioni umane concrete (paura, solitudine, tristezza, eccitazione ecc).
La rappresentazione quindi in questa prospettiva non è nè troppo astratta, tale cioè da raffigurare un modello generale di volto umano, ma nemmeno troppo concreta, cioè troppo vincolata ai caratteri individuali di un singolo viso.
Questa rappresentazione nasce grazie a due forze opposte: la forza del vuoto, che "spinge" alla fuga dalla realtà, e la forza del pieno, che "spinge" alla semplice replica della realtà.
Qui i connotati, come i tratti, sono ridotti al minimo: vuoto non è solo il volto privo di indizi che dicano qualcosa come l'età o lo stato sociale del personaggio ritratto; vuoto del tutto è anche lo sfondo da cui figura e volto emergono.
Nessuna traccia di ambiente, nessuna forma di paesaggio, urbano o agreste, compare a decorare o illustrare la condizione espressa dal volto.
I volti si presentano come uno spazio vuoto che permette alle diverse espressioni di emergere e di passare, espressioni che indicano stati d'animo, più che descriverli.
Lo spettatore si trova in un pieno stato di libertà e a seconda delle sue capacità può capire e sentire.
Ancora una volta, dunque, il vuoto non si pone come annullamento, ma anzi agisce come condizione e garanzia dell'esistenza e dell'efficacia di ogni pieno.
Marco Rea nasce a Roma nel Novembre del '75.
Seguendo il forte impulso che lo spinge verso l’arte, intraprende sin da subito numerosi studi nelle discipline artistiche che lo porteranno ad altrettante esperienze nel mondo del fumetto, del writing, della scenografia teatrale e in particolare della pittura.
La sua e un’arte che esprime una personalità emozionata, in continua fibrillazione, sempre tesa alla ricerca della sua perfezione.
Volti che perdono i contorni della realtà, che si materializzano nel vuoto e, come sotto un effetto ipnotico, attirano totalmente l’attenzione trasmettendo un vago sentore di sublime inquietudine.
L’arte di Marco Rea nasce da una forza e una sensibilità interiore focalizzata specialmente nella rappresentazione dei volti femminili.
Sono la bellezza pura. Sono il suono di un carrilon lontano.
I suoi soggetti sembrano guardare il mondo da dietro uno schermo opaco che ne dissolve i contorni, ma non ne tace il richiamo.
(…) Le sue creature attraggono l’osservatore con un sibilo appena percettibile, ma fatale.
Avvertitane la presenza non esistono resistenze, ma solo il totale abbandono ai loro sguardi, ai loro respiri.
Il desiderio di varcare la soglia di questa dimensione ‘altra’, fatta di luce vitale, sguardi sfuggenti e passioni ossessive è irrefrenabile...
ma l’accesso è negato.
Qui non si può entrare.
Questa è la bellezza che non può essere violata. (Carlotta Pircher)
La mostra ha luogo presso il laboratorio creativo Fusolab, un nuovo spazio nella periferia est di Roma aperto a tutti i giovani artisti che vogliano esporre le proprie opere o trovare un punto di incontro creativo con altri artisti.
Immagine: Marco Rea
Inaugurazione 13 dicembre
Fusolab
Via Giorgio Pitacco 29, Roma
Orario: dalle 21 alle 2
Ingresso libero