Nella sua ultracinquantennale attivita' pittorica, Frassinetti non ha mai smesso di esprimere le sfumature della natura e del proprio animo, raggiungendo il proprio apice nell'Informale. Cavalli, ma anche forme geometriche e solidi puri (il quadrato, la sfera, la curva) nelle sculture di Pino Cioffi.
A cura di Raffaela Maria Sateriale e Roberto Russo
Mélange di visioni
Nell'ultracinquantennale attività pittorica Ettore Frassinetti non ha mai smesso di
esprimere le incondizionate sfumature della natura e del proprio animo. La sua
irrefrenabile e straripante voglia di confrontarsi con qualsiasi stimolo provenisse
dal reale o dall'umanità circostante gli ha consentito di esprimersi su più livelli
e in più fasi della vita. Imprenditore, allevatore, cacciatore, ristoratore,
amministratore pubblico e infine, ma non da meno, pittore.
L'eclettismo viene spesso
bistrattato da molti parrucconi e 'puristi', che non riescono a comprendere
l'estrema articolazione e ricchezza degli stimoli esistenziali. Secondo questa
'blasonata' teoria non si dovrebbe nemmeno ascoltare l'enorme incostanza delle
proprie pulsioni o delle sollecitazioni che l'umanità sofferente o esultante ci
propina quotidianamente, bensì scegliere una ed una sola via (nella vita o
nell'arte;) non si dovrebbe cogliere l'eco della storia che ci ricorda l'inevitabile
ricorrenza di sofferenza e crudeltà (i campi di sterminio o la guerra). Addirittura
bisognerebbe privarsi di ogni mezzo di intuizione o di comunicazione nel rapporto
con la natura o nell'adoperare ogni mezzo creativo.
Frassinetti non ha rinunciato a
niente. Non ha mai smesso di ricercare, ha riconosciuto la propria umanità in ogni
dettaglio della natura e della società costituita, ha voluto dare dignità anche al
confronto con la muta, ma pura, fauna che lo circondava tra le colline castellinesi.
Nella pittura si sono alternati, anche in fasi contemporanee, quadri raffiguranti
sontuose teorie di volatili e di cani, così come raffigurazioni di denuncia sociale
(la mafia, lo stupro, la guida imprudente, l'inquinamento, ecc.) o paesaggi
dall'arrembante cromatismo. E in questi sono percepibili irruenti – talora
struggenti - spaccati dell'animo dell'artista che consentiva spesso al gesto e alla
mano di mettere in comunicazione i sentimenti più reconditi con la superficie
pittorica.
E' nell'informale che Ettore Frassinetti raggiunge l'apice della propria
ricerca, è il leit motiv che costella tutta la sua produzione e che è riconoscibile
di frequente in dettagli della produzione cosiddetta 'figurativa'. Il sentimento
dell'autore si trasferisce pertanto sul 'preoccupato' piumaggio dell'upupa che si
affanna a sfamare i propri piccoli (si noti la ricorrenza del bianco), o nelle
silenti figure che campeggiano nei liquidi orizzonti cobalto di taluni notturni. O
ancora la trasposizione dell'eterna lotta con il destino o con la vita del torero
che si accinge a 'matare' il predestinato animale...
Ci sono capolavori in questa
produzione così narrativa e rispecchiante l'animo del nostro perito agrario che già
nelle origini familiari (padre ligure e madre valdostana) doveva prefigurare molti
dei percorsi che avrebbe intrapreso. Di certo l'opera più sorprendente ed allarmante
è 'Il Segregatore', che solo ad un'attenta analisi permette di scoprire che l'autore
aveva raggiunto la sintesi del confronto che lo impegnò per tutta una vita. Paura e
insicurezza si erano concentrati nell'oscuro profilo di un nerboruto personaggio
dalle gigantesche mani e dal minaccioso sguardo... quello di un animale ! Infatti
gli occhi non erano quelli di un uomo ma della bestia alla quale ciascuno di noi mai
vorrebbe soggiacere e che ritorna a inseguirci nei nostri incubi; la bestia che mai
mollò – io credo – l'animo di Ettore, fino all'ultimo istante.
Roberto Russo
ETTORE FRASSINETTI (15 maggio 1928 – 8 dicembre 2005)
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Pino Cioffi
Non solo cavalli
Curve d'amore
Il cavallo è l'icona portante di tutta la produzione di Giuseppe Cioffi, artista veneziano che nella sua lunga carriera costellata di riconoscimenti ed esperienze pregnanti si distinse per una feconda attività didattica nelle Accademie di Brera e di Venezia. E' stato scritto molto – e in maniera accuratissima - su tale emblema nelle sue epifanie ed espressioni (scultura, pittura, grafica), nonché sui risultati concettuali ed astratti.
La critica si è soffermata con abbondanza di dettagli sul percorso stilistico e formale, con rapidi accenni a sostanziali riferimenti, che fanno di Cioffi un artista a tutto tondo nella sua bravura ma interessante nella sua umanità. Egli ha cercato un corrispettivo al senso più profondo dell'umana esistenza nel mondo animale e lo ha riconosciuto nel cavallo, essere in genere di primaria intelligenza e dotato di non comune memoria e fedeltà, nonché di dolcezza caratteriale. Un corrispettivo che man mano che la produzione avanzava e diventava sempre più articolata si è trasformato in un vero e proprio alter ego amplificato della poetica dell'artista: un protagonista apparentemente accompagnato da un cavaliere che mai riesce ad integrarsi con esso in un'interminabile dialettica, che lo definirà soltanto come una semplice comparsa nella cosmica logica dell'essere. Non è un caso che le figurine umane si riducano anche nella produzione grafica a sommari schizzi, simili più ad ectoplasmi di scarsa presa narrativa che a personaggi incisivi.
Anche nella fantastica epica del Don Chisciotte (sia nella grafica che nella scultura) la rappresentazione plastica di una vanità universale prevale rispetto al contenuto narrativo. La comparsa/cavaliere, quando presente, sottolinea la monumentale costruzione dell'animale in pochi ma sensibili ed ispessiti tratti, esalta l'autonomia paradigmatica della Natura-incarnata-cavallo, che nel suo atteggiamento ricorda la possenza della Natura Matrigna – nell'accezione leopardiana – e l'intangibile 'assenza' degli dèi epicurei. Anche la figura del centauro ribadisce la prevalenza dell'istinto e dell'imperscrutabilità cosmica sulla regola civile e sociale.
La fitta congerie di rappresentazioni diventa così un catalogo gustoso di sperimentazioni sul tema dell'esistenza, che Cioffi – che amava definirsi in intimità PINO firmandosi con l'alberino - interpretava talora con spirito ironico e vivace, tanto da sfiorare la filosofia grottesca della commedia di Eduardo, dove si può ridere e piangere. Egli realizzava questo con lo stesso spirito conoscitivo che lo porterà a valicare il limite del conoscibile e riconoscibile e a pervenire al puro concetto, espresso ancora da un processo dialettico (e ancora in sculture e opere grafiche) fatto di forme geometriche e solidi altrettanto puri (il quadrato, la sfera, la curva).
Nel segno fluido e curvilineo si rispecchia l'armoniosa scultura dell'artista, che incontrando l'amore fa 'danzare' secondo classici stilemi e studiati punti di vista una coppia di cavalli, ritratti nel culmine di movimenti rituali e di appassionati 'sguardi di appartenenza'. Con la solo apparente leggerezza di quest'ultimo tema sembra sciogliersi e librarsi nell'Olimpo dell'arte la successiva produzione scultorea di Cioffi, che troverà nella pura forma e nella dimensione moltiplicata l'espressione di ogni suo anelito all'Assoluto.
Novembre 2007, Roberto Russo
GIUSEPPE 'PINO' CIOFFI (27 marzo 1925 – 14 ottobre 1996)
Organizzazione: Coop C.AE.S.A.R. ONLUS
Via Medaglie d'Oro 1/A 57127 Livorno tel/fax: 0586260837 e-mail: arte@caesaronlus.it - http://www.caesaronlus.it
Immagine: Ettore Frassinetti
Inaugurazione 15 dicembre ore 15
Ecomuseo dell'Alabastro
Piazza Cavour 1 (ex Palazzo Carrai), Castellina Marittima
Orario: venerdì, sabato e domenica 15.30 - 19
Ingresso libero