Linea d'orizzonte. La rassegna presenta lavori su carta (iceberg) che si posano e si allineano sulle pareti della galleria su una 'linea d'orizzonte', che da' il titolo ala mostra.
Inaugura il 26 Gennaio alle ore 18,00, presso la Galleria del Carbone di Ferrara, la mostra personale di Bruno Marcucci insegnante alla Scuola del Libro di Urbino. La rassegna presenta un cospiquo numero di lavori su carta (iceberg) che si posano e si allineano sulle pareti della galleria su una ''linea d'orizzonte'' , che dà il titolo ala mostra, in una felice successione ritmica di colori e di toni modulata in mille variazioni. La mostra che ha il Patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara rimarra in parete fino al 9 Febbraio.
Testi in catalogo di Giuliana Paganucci, Ettore Sordini e Eugenio De Signoribus
Da molti anni Bruno Marcucci, lungo la rotta di un progetto aperto, che lo porta a muoversi con grande naturalezza tra disegno, pittura, scultura e installazioni, conduce una ricerca orientata sulla profondità e animata da un senso fortissimo della materia – ma-teria terra e materia fumo, materia primordiale e materia tecno-logica, materia su supporto e supporto che si fa materia - a cui la mano s’accosta con emozione antica e sapiente consapevolezza. Nel tempo, alla riduzione dei mezzi operativi vie-ne a corrispon-dere, in modo sempre più perentorio, una sempre maggiore concentrazione dell’immagine, sino a giungere agli iceberg di Linea d’orizzonte, tempere al silicone su carta, che si collocano al limite tra visibilità e invisibilità, finitudine e infinito, spazialità luminosa delle superfici e oscurità dei recessi senza fondo.
Dalle parti emerse degli iceberg ci si protende ad ascoltare quel che trascorre al di sotto. La linea d’orizzonte alta pone lo spettatore in corrispondenza di ciò che è sommerso, di ciò che quietamente sprofonda nelle sconfinate regioni della lontananza, dell’incono-scibile, in cui si inseguono concavità e convessità, in un’ondulata sedimentazione di pieghe.
La moltiplicazione seriale degli iceberg, di dimensioni estrema-mente varie, senza cesure di spazi bianchi, senza silenzi a separare l’uno dall’altro, crea un teatro mobilissimo, tra differenza e ripetizione, con una felice successione ritmica di colori e di toni che si modula in mille variazioni sia nella parte emersa sia in quella che si inabissa. Compresse e avviluppate, piega su piega, le masse sommerse, quasi un concentrato del mondo, sembrano suscettibili di espandersi potenzialmente all’infinito, nel centro stesso dell’abisso.
A un’altezza di m 2,03 si pone, appunto, la linea dell’orizzonte, frontiera e limite della visione e della conoscenza, linea di confine tra la lontananza del passato e l’assolutamente ignoto del futuro, nell’aleatorietà del nostro essere viventi.
Ma più lo sguardo torna a percorrerla, facendo tutto il giro delle pareti, più si lascia prendere dalle pulsazioni dinamiche, dal puro ritmo delle forme e dei colori. Quello che resta alla fine è un senso di gioia, la gioia pura, senza ragione, che nasce dalla felicità delle immagini.
Giuliana Paganucci
Con quanta fatica Bruno Marcucci sia arrivato a questo livello di sintesi espressiva non ci è dato di sapere; da quale punto della sua molteplice e minuziosa ricerca sia scaturita una così singolare chiarezza di visione solo lui ce lo potrà dire, se vorrà. Con la naturalezza con cui si scarta un bonbon e poi si getta la carta così Marcucci ci rivela il segreto della pittura, con la chiarezza del matematico che dimostra un teorema ci porge la chiave della pittura moderna; l’arte narra di se, a se si rivela e a noi apre una finestra grande sul meraviglioso. Ettore Sordini
Note biografiche
Bruno Marcucci è nato a Cagli nel 1948. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Urbino dove si diploma nel 1972. Viaggia in Europa, dove arricchisce la sua formazione frequentando un corso di scultura tenuto da Joseph Beuys a Dusseldorf. Con l’amico pittore Paolo Paolucci compie un lungo viaggio in Africa. Soggiorna un anno negli Stati Uniti, al ritorno sarà assistente allo studio del pittore Emilio Vedova, per la realizzazione di un ciclo di opere. Si lega di amicizia con i pittori Ettore Sordini e Angelo Verga e partecipa a mostre e al lavoro di studio. Durante il lungo sodalizio che lo lega al musicista Fernando Mencherini illustra alcune sue composizioni. Attualmente insegna alla Scuola del Libro di Urbino. Scritti di Fulvio Abbate, Giulio Angelucci, Mariano Apa, Peter Green, Rita Olivieri, Giuliana Paganucci, Marcello Pecchioli, Paolo Serra, Mariastella Sguanci, Gabriele Tinti, Angelo Verga.
Inaugurazione ore 18
Galleria del Carbone
Via del Carbone, 18/A - Ferrara
Ingresso libero