Contemporanea
Milano
Via Lomazzo 28
02 34934209 FAX 02 34939765

Afghanistan
dal 26/11/2001 al 21/12/2001
02 34934209 FAX 02 34939765

Segnalato da

Sergio Poggianella




 
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26/11/2001

Afghanistan

Contemporanea, Milano

Tappeti di Guerra Tappeti del Mondo. La scelta di esporre i Tappeti di guerra afgani non deriva dal desiderio di cavalcare una drammatica attualità, ma rientra nel programma di quest'Associazione. La produzione dei Tappeti di guerra inizia con l'invasione dell'Afghanistan nel 1979 da parte delle armate sovietiche e dura per qualche tempo dopo il 1989, anno della loro ritirata. Oltre a questi manufatti sono esposti alcuni lavori di Alighiero Boetti realizzati in Afghanistan e in Pakistan, ed e' documentata la performance di Sarenco 'Poesia e guerra'.


comunicato stampa

TAPPETI DI GUERRA TAPPETI DEL MONDO
Catalogo a cura di Enrico Mascelloni e Sergio Poggianella.

Questa mostra è stata annunciata sul catalogo Le origini dell'astrazione - Feltri lungo la via della seta in occasione dell'esposizione inaugurata il 2 febbraio 2001 presso Contemporanea Arti e Culture di Milano.

La scelta di esporre i Tappeti di guerra afgani non deriva dal desiderio di cavalcare una drammatica attualità, ma rientra nel programma di quest'Associazione.
La produzione dei Tappeti di guerra o Tappeti con le armi, come sono chiamati dai mercanti di Peshawar, inizia con l'invasione dell'Afghanistan nel 1979 da parte delle armate sovietiche e dura ancora per qualche tempo dopo il 1989, anno della loro ritirata.

La mostra seguendo un criterio stilistico, è stata suddivisa in quattro gruppi corrispondenti a due differenti tipologie: i Tappeti di guerra e i Tappeti geografici.

Del primo gruppo fanno parte i Kalashnikov, tappeti sui quali è stata tessuta almeno una figura del tristemente famoso fucile automatico di origine sovietica, ora in dotazione ad ogni guerrigliero afgano.

Al secondo appartengono i tappeti che includono, oltre alla rappresentazione dell'Afghanistan, anche vari tipi di armi: pistole, fucili, kalashnikov, elicotteri, camion, aerei da ricognizione e bombardieri, batterie contraeree, razzi, missili, katiusha, carri armati, cannoni, mortai, bombe a mano, mine anticarro, antiuomo o giocattolo, e ogni genere di proiettili.

Nel terzo gruppo si trovano i Tappeti geografici nei quali è raffigurato l'Afghanistan con le sue regioni e relativi nomi scritti in pashto, lingua nazionale o in altre lingue tra cui l'arabo, il russo, l'inglese.

Nel quarto gruppo nove tappeti rappresentano il planisfero politico con le relative bandiere raggruppate lungo i bordi.
Il nome di ciascuna nazione è segnato all'interno dei suoi confini.

I tappeti orientali, eccetto rari casi, non sono firmati. Alcuni di questi invece riportano all'interno di un cartiglio la scritta Jahan e Jahan Nama, nome della donna che li ha inventati e probabilmente tessuti.
L'atto del siglare un lavoro presuppone, come è ben noto in Occidente, una volontà artistica, vale a dire una scelta cosciente dell'originalità e validità del proprio operare.

La produzione dei tappeti di questa seconda sezione è iniziata negli anni sessanta spontaneamente come per quelli con le armi.

Oltre a questi manufatti sono esposti alcuni lavori di Alighiero Boetti, realizzati, a partire dal 1971, in Afghanistan e in Pakistan, in tessitura piana come le Mappe del mondo e i ricami con le lettere dell'alfabeto.

Nella rassegna sarà documentata anche la performance di Sarenco Poesia e guerra realizzata al Green Hotel di Peshawar nel 1998, con i Tappeti di guerra.

I materiali afgani esposti in mostra, raccolti dai curatori nel corso di molteplici viaggi in Asia Centrale, costituiscono una delle maggiori collezioni internazionali della nuova cultura visuale afgana, legata alle recenti vicende, ma anche strettamente connessa a una complessa tradizione plurimillenaria.

Il tessuto, punto di massima eccellenza tecnica e poetica del mondo Centro-asiatico, così come la pittura lo è stata e lo è ancora per il mondo Occidentale, si rinnova con una creatività e velocità sorprendente.
In esso archetipi figurali convivono con gli elicotteri da combattimento e le bombe d'aereo o le teorie di proiettili sovente formanti bordi semplici o plurimi, che uno sguardo distratto potrebbe scambiare per astratti motivi geometrici.
Uno sguardo attento invece potrà individuare in mezzo a cannoni e pistole, la figura di qualche fiore o altri simboli della natura, deboli segni di speranza, sopravvissuti ai disastri della guerra.

Inaugurazione martedì 27 novembre h. 18.00

Martedì - Sabato 10-13 / 15-19

Contemporanea Arti e Culture
Via Lomazzo 28, Milano,
tel. 02-349 342 09 fax. 02-349 397 65

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