Oltre il velo. "...il suo lavoro sembra voler scandagliare fino in fondo la potenzialita' espressiva insita nei materiali usati; le carte, assorbite nel colore, divengono esse stesse pittura fluente; tutto si trasforma nell'impeto della materia che si dipana, si srotola sulla tela man mano che l'artista la plasma dialogando con essa" Maria Campitelli
La pittura di Femi Vilardo è una ricerca continua. E’ una pittura che si concretizza nel suo farsi; l’artista non parte da un progetto, da un abbozzo preliminare che raccoglie un’idea prestabilita; si confronta immediatamente con i materiali con cui lavora. In primo luogo le carte che si accorpano al supporto, formando una trama di mille pieghe, che si evidenziano successivamente attraverso la stesura pittorica che vien data più e più volte fino ad ottenere la densità e l’espressività volute. Perché il lavoro di Femi Vilardo sembra proprio voler scandagliare fino in fondo la potenzialità espressiva insita nei materiali usati; le carte, assorbite nel colore, divengono esse stesse pittura fluente; tutto si trasforma nell’impeto della materia che si dipana, si srotola sulla tela man mano che l’artista la plasma dialogando con essa.
E’ un’esaltazione proprio dell’”informale”, nel suo significato intrinseco, di “non forma” perseguita affondando nel vivo della materia, alla ricerca della sua pura, assoluta capacità espressiva senza configurazione.
Informale, matericità, gestualità, parole che si usavano negli anni ’50/60 del secolo scorso, a definire le varie sfaccettature di un modo di fare arte – l’informelle appunto – che da Pollok a Burri, ha attraversato il pianeta, individuando nella materia una potenzialità emotiva autoreferente ed esaustiva. Ma il lavoro di Femi Vilardo non si rifà ad etichette di sorta; la sua non è una volontà di inserirsi nel filone dell’”informale” guardando ai grandi maestri che l’hanno costituito. Il suo è un moto spontaneo, un bisogno di esternare - con i colori e i materiali che li supportano - i sentimenti, le emozioni che maturano in lei: è un raccontare stati d’animo e la ricerca di altri mondi, stendendo strato su strato, perseguendo preziose velature, o togliendo, poi, con la spatola, parte del colore accumulato, per rivelare intrecci lineari, graffiti partoriti dalla materia stessa. Fanno da contrappunto alle mobilità delle masse cromatiche, fumose e trasparenti come nubi o dense come caligine. E’ una pittura che si muove e trasforma davanti ai nostri occhi suggerendo sensazioni e dimensioni “oltre” il già noto. E’ un inseguire un qualcosa al di là del visibile, invitando l’osservatore a guardare “oltre il velo” delle apparenze, dentro se stessi innanzi tutto, scoprendone le profondità, e a riconoscersi appunto in altri mondi possibili.
E’ una pittura dunque che diviene riflessione; avvalla il sogno, il desiderio di tuffarsi nell’”altrove”: il tutto tradotto in colori intimamente sentiti, scelti - almeno in questa fase di ricerca – nelle discrete ma vibranti gamme del bianco, beige rosato, grigio, nero. Con qualche breve, fulminea accensione di rosso o d’azzurro.
Maria Campitelli
Maggiori informazioni http://www.femivilardo.com
Inaugurazione lunedì 4 febbraio 2008
Sala Comunale d'Arte
Piazza dell'Unità d'Italia, 4 Trieste
orario: 10-13 e 17-20