Museo di Castelvecchio
Verona
corso Castelvecchio, 2
045 8062611 FAX 045 8010729
WEB
Onore alle armi
dal 30/11/2001 al 7/4/2002

Segnalato da

Studio ESSECI




 
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30/11/2001

Onore alle armi

Museo di Castelvecchio, Verona

La collezione del Museo di Castelvecchio. L'onore delle armi è un riconoscimento che normalmente si rende al vinto. Perche' allora questo titolo? Qui lo sconfitto e' rappresentato dall'abbandono, quella condizione in cui cadono oggetti e reperti del passato (in questo caso le armi), che per questa mostra si sono voluti richiamare dall'oblio per farci raccontare la loro storia.


comunicato stampa

La collezione del Museo di Castelvecchio.

L'onore delle armi è un riconoscimento che normalmente si rende al vinto. Perché allora questo titolo? Qui lo sconfitto è rappresentato dall'abbandono, quella condizione in cui cadono oggetti e reperti del passato (in questo caso le armi), che per questa mostra si sono voluti richiamare dall'oblio per farci raccontare la loro storia.

Un viaggio all'indietro nel tempo, ripercorrendo a ritroso i più recenti sette secoli di storia delle armi: strumenti di difesa e di offesa, o semplicemente status symbol del potere, spesso anche splendidi capolavori dell'arte della forgiatura o del cesello.

E' quanto propone, a conclusione di una più che decennale campagna di restauro (a cura di Enrico Bertasi e Eliana Tovagliaro) sostenuta dalla Regione Veneto, "L'onore delle armi. La collezione del Museo di Castelvecchio" che, dall'1 dicembre 2001 al 7 aprile 2002, è allestita in Sala Boggian a Verona. Una mostra straordinaria e inattesa, per qualità e quantità dei pezzi che allinea, tutti tratti dalle ricchissime (e sino a oggi in gran parte sconosciute) collezioni di armi dal XIV al XX secolo dei Civici Musei veronesi. Di queste collezioni, solo una piccola - anche se importantissima - parte risulta permanentemente esposta sin dal 1989, quando nell'ambito del riordinato percorso di visita di Castelvecchio Francesco Rossi selezionò ed espose - con allestimento di Arrigo Rudi - una sequenza di magnifiche armi bianche: spade, corazze, pugnali, elmi e alabarde di epoca medievale e moderna. Questa sezione permanente diviene oggi una "introduzione" alla mostra allestita in sala Boggian, mostra che si allarga idealmente allo stesso contenitore, il medievale Castelvecchio sorto come possente "macchina" da difesa.

La mostra, a cura di Paola Marini e Denise Modonesi, presenta una selezione di 320 pezzi dei circa 500 tra armi da difesa, armi bianche offensive e armi da fuoco militari e civili, conservate nei depositi dei Civici Musei d'Arte di Verona. Si snoda, al termine dell'esposizione museale permanente, come un percorso a ritroso nei luoghi della memoria: dalle imprese coloniali del 1890 e del 1911 in Eritrea e Libia come affermazione del giovane stato italiano alla prima guerra mondiale. Quindi, all'indietro, si assiste al passaggio dagli stati preunitari all'unificazione italiana compiutasi tra il 1859 e il 1870. Per giungere poi al periodo tra il Cinquecento e Settecento, dominato a Verona dalla Serenissima, e all'epoca scaligera, simboleggiata dalla statua equestre di Mastino II della Scala, che incontriamo alla fine del percorso.

La collezione racconta anche della storia del Museo Civico, che si arricchì di materiali raccolti da coloro che in prima persona parteciparono alle guerre per l'indipendenza, senza dimenticare il nucleo di armi e memorie storiche che si coagulò al momento della istituzione del Museo del Risorgimento nel 1938. La collezione è costituita principalmente dai legati di Carlo e Alessandro Alessandri del 1896, di Virgilio Grossule del 1904, dei conti Da Prato del 1947 e del generale Alberto Pariani del 1960.

Molti i pezzi di eccezione, rari e singolari per foggia, materiali, lavorazione, capaci di interessare anche i non addetti ai lavori. Come la spada della fine del Cinquecento, il cui fornimento è stato ideato dal maestro spadaro Andrea Ferara di Belluno. O la raffinata sequenza (tra le maggiori conservate in Italia) di armi islamiche, tra cui eleganti scimitarre e un rarissimo pugnale a cinque lame, e balcaniche, tra cui la serie di pistole con ricchi ornamenti in argento e impugnature dette "a coda di topo".

Dall'Africa proviene la collezione di Virgilio Grossule, che lavorò tra il 1901 e il 1921 come medico tra le popolazioni dell'ex Congo belga: oggetti di grande maestria sono il grande scudo della tribù Azande in vimini intrecciati e il coltello cerimoniale o da esecuzione della regione dell'Ubangi. Capolavoro di cesello è la carabina svizzera arricchita da incisioni finissime ispirate alle vicende di Gugliemo Tell, bella da vedersi come il curioso trombone feu de joie, strumento non di guerra ma di festa, visto che veniva utilizzato nelle valli alpine per dare il via, con i suoi colpi caricati a salve, alle grandi feste popolari.

Inidonea al combattimento per la curvatura troppo accentuata della lama è una lussuosa sciabola appartenuta al generale Pianell, con la firma di Labruna e il fornimento accuratamente inciso tanto da competere con la sciabola del re Vittorio Emanuele II.

Una citazione meritano anche i cosiddetti "falsi d'epoca" come le copie di elmi rinascimentali che furono oggetto di un grande sforzo artigiano (e commerciale) per gran parte dell'Ottocento, sulla spinta di un preciso gusto decorativo.

Armi o soggetti in arme compaiono spesso in ritratti e dipinti e anche di questo dà conto, naturalmente per exempla, la grande mostra di Castelvecchio in un itinerario visivo assai vario e stimolante progettato da Alberto Erseghe. A completare la memoria di imprese che la storia ha tramandato come epiche, vengono esposte medaglie, onorificenze, riconoscimenti (molti i pezzi della seconda metà dell'Ottocento).

Chiude idealmente la rassegna la statua equestre di Mastino II della Scala, la cui celebre effigie marmorea, finalmente giunta a Castelvecchio dove, come è noto, già si conserva quella del suo predecessore Cangrande I della Scala, suggella un percorso espositivo straordinariamente ricco di emozioni e memorie.

"L'ONORE DELLE ARMI. LA COLLEZIONE DEL MUSEO DI CASTELVECCHIO. ", Verona, Museo di Castelvecchio, 1 dicembre 2001 - 7 aprile 2002. Ingresso a Castelvecchio e alla mostra: intero lire 8.000, euro 4,20; ridotto gruppi e studenti lire 6.000, euro 3,10; ridotto anziani e ragazzi lire 5.000, euro 2,60; ridotto scolaresche lire 2000, euro 1. Solo mostra: biglietto unico lire 4000, euro 2,10. Orario: tutti i giorni, 9.00-19.00, chiuso il lunedì.

Mostra promossa dal Comune di Verona, Assessorato alla Cultura, Direzione dei Civici Musei d'Arte e Monumenti, e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, sostenuta da Regione Veneto e con la collaborazione di AGSM.

A cura di Paola Marini e Denise Modonesi. Allestimento: Alberto Erseghe.

Catalogo Electa a cura di Denise Modonesi e Gianrodolfo Rotasso con interventi di Denise Modonesi, Sergio Masini, Ettore Napione, Gianrodolfo Rotasso, Cesare Calamandrei; schede di Camilla Bertoni, Cesare Calamandrei, Franco Calabresi, Gianni Peretti, Linda Perini, Gianrodolfo Rotasso, Arnaldo Turrichia

Verona, Museo di Castelvecchio - Sala Boggian, 1 dicembre 2001- 7 aprile 2002

Visite guidate gratuite: sabato pomeriggio, ore 17.30.

Informazioni e prenotazioni: Stagehand tel. 045.8040431, fax 045.8000804, Email cristinapadovani@vr83.it

Ufficio stampa Studio ESSECI - Sergio Campagnolo tel. 049.663499 fax 049.655098

in collaborazione con
Ufficio Stampa ELECTA - Valeria Regazzoni tel. 02.21563207 fax 02.21563314 Email regazz@mondadori.it

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