Martino Barbieri Calori
Paola Bonora
Gianni Cestari
Marcello Darbo
Matteo Farolfi
Massimo Festi
Maria Paola Forlani
Flavia Franceschini
Erika Latini
Adelchi Riccardo Mantovani
Adriana Mastellari
Nicola Nannini
Franco Patruno
Francesca Pennini
Laura Ragazzi
Manuela Santini
Jessica Steri
Marco Tessaro
Paolo Volta
Sergio Zanni
Massimo Marchetti
In questa rassegna 21 artisti si sono impegnati ad interpretare questo inesauribile personaggio a partire dall'indicazione del titolo, che imponeva un'immedesimazione piu' che una visione distaccata. Ecco dunque compenetrazioni che oscillano tra le punizioni e gli sberleffi, tra gli incubi biomeccanici e i sogni infantili, o addirittura tra l'angoscia esistenziale e l'iperrealta' dell'ingegneria genetica.
Martino Barbieri Calori, Paola Bonora, Gianni Cestari, Marcello Darbo, Matteo Farolfi, Massimo Festi, Maria Paola Forlani, Flavia Franceschini, Erika Latini, Adelchi Riccardo Mantovani, Adriana Mastellari, Nicola Nannini, Franco Patruno, Francesca Pennini, Laura Ragazzi, Manuela Santini, Jessica Steri, Marco Tessaro, Paolo Volta, Sergio Zanni
presentazione di Massimo Marchetti
E’ sempre lì che ci osserva, Pinocchio, diventato definitivamente bambino nel 1883, ma costantemente rianimato nella sua natura burattina da vignette, illustrazioni, film, sculture e chi più ne ha più ne metta. Insomma, questa storia delle bugie che non si dovrebbero dire, ma che fioccano ad ogni piè sospinto, sembra aver portato un certo successo al discolo. E non viene da pensare solo alla classica e storicizzata interpretazione che ne diede Comencini nell’indimenticabile sceneggiato Rai, o all’aggiornamento, un po’ sfortunato ma sicuramente non disprezzabile, dell’alter ego Benigni. No, il mito si è tanto consolidato nella nostra identità collettiva da poter contenere le sferzate di Carmelo Bene nella geniale versione teatral-televisiva dove si ribaltavano le nature, con un Pinocchio in carne e ossa “educato” da un manipolo di cattivi maestri di legno e viti, oppure da adombrarsi in molti dei dissacranti interventi di Maurizio Cattelan, dai bambini impiccati, proprio come Pinocchio alla quercia sotto il chiaro di luna, fino agli autoritratti in forma di “piccola peste” sul triciclo e sugli scaffali dei libri proprio sotto la lettera P, o addirittura in persona con il cappello da asino per la laurea “ad honorem”. Forse solo la fiaba di Alice riesce a tenere il suo passo, mentre Peter Pan, più staccato, tenta di recuperare sul successo perpetuo e trasversale del burattino di legno, e guarda caso si tratta anche in questo caso di un’incarnazione degli aspetti più indefinibili e irriducibili dell’infanzia.
Ma cosa c’è nel cuore di Pinocchio che riesca a parlare all’artista? Forse – azzardiamo – in questa storia fantastica si cela proprio la realtà tragica della creazione artistica. Quasi come Pigmalione, Geppetto ricava dalla materia bruta una forma che prende vita, ma è una vita che se da un lato è imperfetta, sfuggente e pericolante, lo è per la sua natura anarchica e vigorosa. Per perfezionarsi, questa ”opera”, per così dire, dovrà seguire da sola, perché il suo creatore ormai non ha più dominio, i precetti comportamentali che costituiscono un “canone”. Ma una volta diventato un bambino vero, quindi un’opera d’arte “vera” se mai questa possa darsi, ecco che l’incantesimo si spezza, si rientra nella normalità, nel mondo, e tutto ciò che rendeva Pinocchio un prodigio svanisce lasciando che tutti noi, in verità, rimpiangiamo quel che era. Chi mai preferirebbe incontrare il bambino piuttosto che il burattino? E’ quindi non solo inquietate, ma terribile il fatto che Pinocchio alla fine non sia più Pinocchio; e l’arte, che è qualcosa che si mostra al mondo come da una dimensione parallela e fragile, quando esce dall’equilibrio dell’ineffabile e si vuole dichiarare e controllare ed adattare, inevitabilmente muore, diventando nel migliore dei casi, come da classica definizione, “accademica”.
In questa rassegna di interpretazioni, che segue e a sua volta contiene la giornata di creazioni che si è svolta sei anni fa alla galleria del Carbone di Ferrara, ventuno artisti si sono dunque impegnati ad interpretare questo inesauribile personaggio che, a partire dall’indicazione del titolo, “Anch’io Pinocchio!”, imponeva un’immedesimazione, più che una visione distaccata. Ecco così che alla fine, di fronte a queste spontanee compenetrazioni che oscillano tra le punizioni e gli sberleffi, tra gli incubi biomeccanici e i sogni infantili, o addirittura tra la realtà dell’angoscia esistenziale e l’iperrealtà dell’ingegneria genetica, possiamo ancora una volta dire che Pinocchio non solo è vivo, ma lotta insieme a noi!
La mostra ha il patrocinio di:
Comune di Cento
Assessorato alla Cultura
Biblioteca Civica Patrimonio Studi
Inaugurazione venerdì 7 marzo ore 21.00
Galleria del Carbone
Via del Carbone, 18/A - Ferrara
Orario: da venerdì a domenica ore 10.30-13 e 15-18.30
Ingresso libero