Una selezione di tappeti. I tradizionali valori impressi nei vecchi manufatti afgani con simbologie arcaiche, sono stati sostituiti da nuove icone che inneggiano alle armi, alla guerra, alla jihad e al terrorismo.
a cura di Edoardo Marino
I tappeti di guerra si diffondono negli anni ‘80 a seguito dell'occupazione sovietica dei territori afgani.
I mujaheddin (combattenti della fede) iniziarono ad usare il tappeto come mezzo di comunicazione e strumento di propaganda, con il significato di impugnare le armi contro gli invasori.
Queste produzioni, che hanno avuto seguito fino al 1989, anno in cui i sovietici si ritirarono, sono state riprese nell'ultimo decennio dal regime taleban con l’intento di forgiare un nuovo proselitismo tra la popolazione contro i “nuovi occupanti” anglo-americani.
I tradizionali valori impressi nei vecchi manufatti afgani, con simbologie arcaiche e rappresentative di un delineato tratto distintivo delle etnie che compongono il paese, sono stati così sostituiti da nuove icone che inneggiano alle armi, alla guerra, al jihad e al terrorismo. Fortunatamente oggi, sebbene i tappeti di guerra vengano ancora realizzati in piccoli villaggi o nei campi profughi a ridosso dei confini pakistani, stiamo assistendo ad un importante risveglio dell’antica e recuperata tradizione manifatturiera afgana.
La mostra prevede l’esposizione di numerosi tappeti di guerra, frutto di una lunga e scrupolosa ricerca (in loco) e di tappeti tradizionali afgani di recente manifattura.
Lo scopo di questo evento è di far conoscere la realtà afgana nei suoi momenti più atroci, e purtroppo ancora lontana da una effettiva pacificazione, con i tappeti di guerra e, in particolar modo, di porre in luce le nuove fiorenti produzioni di tappeti afgani ricche di incredibili innovazioni nel rispetto delle antiche tradizioni.
Il ricercatore Edoardo Marino, curatore della mostra, sarà presente all’inaugurazione per illustrare l’iconografia dei manufatti.
Inaugurazione ore 18.30
Collezione Saman
Via Giulia, 194 - Roma
Ingresso libero