Fabrizio Pece e Stefano Riba. Due serie di fotografie che hanno per set l'ultima edizione di Artissima e che affrontano il tema del potere della firma nell'arte.
Il centro culturale Machè presenta dal 18 marzo al 5 aprile 2008 Ready Named, bipersonale di Fabrizio Pece e Stefano Riba. Due serie di fotografie che hanno per set l’ultima edizione di Artissima e che affrontano il tema del potere della firma nell’arte.
Il titolo della mostra, Ready Named, gioca per assonanza e per affinità concettuale con il celebre ready made. Sia il neologismo, sia il riferimento alla storica espressione duchampiana vogliono focalizzare l’attenzione sul valore della firma nell’arte contemporanea. Che oggi, a differenza dei ready-made di Duchamp, Ray, Johns, Tinguely, Cesar, Arman e delle opere di Manzoni e Klein, ha perso ogni potere provocatorio e creativo per diventare uno strumento economico.
Quella di Fabrizio Pece e Stefano Riba è una riflessione critica sullo stato attuale dell’arte, espressa attraverso due percorsi che si sono incontrati per caso durante l’ultima edizione di Artissima.
La performance di Fabrizio Pece si è svolta proprio nei padiglioni della Fiera. Il giovane fotografo torinese ha realizzato una serie di didascalie pensando a vari oggetti presenti nello spazio del Lingotto, reali come maniglie, muri, estintori, o immaginari come passaggi del tempo e varchi per il teletrasporto. Durante il vernissage della Fiera le ha incollate abusivamente in ambienti privi di riferimenti artistici, suscitando perplessità e curiosità. L’obiettivo dell’azione era “ingannare gli spettatori e gli addetti ai lavori in una situazione in cui il valore dei nomi stampati sulle didascalie è più importante dei valori estetici e concettuali delle opere stesse”. Racconterà la performance una decina di fotografie che Pece ha scattato alla sue false didascalie.
Stefano Riba ha scoperto le didascalie di Fabrizio Pece a Fiera ormai conclusa. Quando, in una pausa del disallestimento dello stand della galleria d’arte per cui lavora, ha iniziato a fotografare ciò che rimaneva nel day after di Artissima: le didascalie. “Vagando tra gli stand deserti ho capito che, anche se tutto sembrava contraddirlo, la fiera non era finita. Sarebbe finita solo alla scomparsa dell’ultima didascalia. Quella che stavo visitando (e fotografando) era una fiera senza opere, con le sole didascalie a rompere la monocromia dei muri. Era il territorio del Ready Named”.
Mache'
via della Consolata 9/g - Torino
Ingresso libero