"Me and my shadow" e' una figura appena abbozzata nel mogano e una di cartone colorato a farle da ombra. "Steal, in the silence" e' una composizione creata dall'assemblaggio di molteplici elementi in cui una sorta di casa ospita figure che ricordano bambole russe. "The Dies": legni sui quali sono intagliati cerchi e contorni che richiamano linee architettoniche e "Dark signal" e' una mappa che potrebbe diventare un'abitazione.
Nella prima stanza ci sono Me and my shadow, una figura appena abbozzata nel mogano e una figura di cartone colorata ad acquerello a farle da ombra e Steal, in the silence, una composizione creata dall’assemblaggio di molteplici elementi in cui una sorta di casa ospita figure che ricordano le bambole russe il cui viso è solo suggerito dall’accenno di labbra rosse. Nella seconda, troviamo The Dies, scaffali colmi di pezzi di legno sui quali sono stati intagliati cerchi e contorni che richiamano linee architettoniche e Dark signal, una mappa che, assemblata, potrebbe diventare un’abitazione. I materiali sono infinti: mogano, acquerello, plastica, gomma piuma, gesso, pittura ad olio, pittura spray, cartone, calamite, legno tropicale, mogano...
Ricordo che una volta andai con Christina in un bel negozio di modernariato e rimasi colpita dalla sua incredibile curiosità rispetto ai manufatti e agli oggetti: li sottoponeva ad un’indagine accurata, toccandoli e avvicinandosi per osservarli attentamente nel tentativo di carpire i procedimenti della loro realizzazione e informandosi sulle tecniche. Ho poi avuto modo di verificare più volte questa attitudine alla ricerca e propensione quasi scientifica all’indagine dei materiali. Non stupisce, quindi, il loro uso non restrittivo e pressoché illimitato – alcuni scelti per la loro straordinaria qualità.
In teoria, non c’è nulla che non si possa realizzare: di Steal, in the silence Christina dice che è riuscita a tradurre l’immagine che aveva in mente e che il risultato finale combacia con l’idea, ma che solo nell’atto del “fare”, ovvero esclusivamente plasmando e lavorando personalmente i materiali, sa fino dove può spingersi. Il risultato finale è di straordinaria poesia – e non c’è parola più consona, vista l’etimologia, dal greco poiein, creare.
Nel suo lavoro, l’accento è posto sul “come” eseguire le opere. In tal modo, esse vengono spogliate da ogni registro precostituito e da ogni significato fino ad evocare non solo l’oggetto in sé, ma una molteplicità di rimandi e corrispondenze. E’ un procedimento che tende a “suggerire” e non a manifestare. E’, quindi, totalmente vano cercare un significato e se le si domanda di spiegare il senso, risponde con un elenco dei materiali o con il loro peso o la loro consistenza: sfiorando il legno lentamente, ti racconta che Steal, in the silence pesa meno di un chilogrammo e che ha utilizzato il legno di betulla e quello tropicale perchè le venature ricordano la corrente. Mentre in Me and my shadow si infervora ricordandosi del piacere nel lavorare un mogano vecchio di cento anni, di incavarne la superficie per raggiungere l’effetto delle onde.
Tra le recenti personali: Art Now, Scoulpture Court, Tate Britain, London; Gadani Project, Gadani, Pakistan (solo); I can’t help you, Herald St, London; The Interzone, Henry Moore Foundation; Meanwhile, CCA Kitakyushu, Japan; Forcing it, Magnani, London. Tra le collettive: Flutter, curato da Michael Readecker, The Approach, London; British Art Show 6, Baltic, Newcastle, UK (touring), 5 Sculptors, Westfälischer Kunstverein, Münster, Germany; Real World, Modern Art Oxford. E’ stata la vincitrice nel 2005 del Beck’s Prize, Beck’s Futures, ICA, London, UK & CCA, Glasgow.
Inaugurazione 18 marzo 2008
Galleria Sonia Rosso
via Giulia di Barolo 11/h - Torino
orari della galleria: martedì – sabato, 15 – 19 o su appuntamento
ingresso libero