La sfida dell'Avanguardia. E' la prima ampia retrospettiva in Italia dedicata ad una delle esperienze artistiche piu' importanti del '900. Vengono, infatti, esposte duecento opere, provenienti dai Musei russi ed in particolare dal Museo Russo di Stato di San Pietroburgo. Dipinti, sculture, disegni, libri e incisioni dei maggiori interpreti del movimento russo.
La sfida dell'Avanguardia
a cura di Evgenia Petrova e Alberto Fiz
Regione Autonoma Valle d'Aosta
Assessorato dell'Istruzione e della Cultura Direzione Attività Culturali
La mostra Futurismo russo. La sfida dell'Avanguardia, che inaugura venerdì 14 dicembre alle ore 18 nella sede del Museo Archeologico Regionale di Aosta, è la prima ampia retrospettiva in Italia dedicata ad una delle esperienze artistiche più importanti del '900. Vengono, infatti, esposte duecento opere, provenienti dai Musei russi ed in particolare dal Museo Russo di Stato di San Pietroburgo.
L'iniziativa, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è organizzata dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta nell'ambito della sua programmazione culturale e artistica.
L'esposizione, a cura della vice direttrice del Museo Russo di Stato di San Pietroburgo Evgenia Petrova e del critico Alberto Fiz, consente di verificare i diversi aspetti di un movimento che, al contrario del Futurismo italiano, non è stato sufficientemente indagato - in Russia la prima mostra dedicata a quest'esperienza si è tenuta nel 1999- pur avendo svolto un ruolo determinante nell'ambito delle avanguardie europee.
Il Futurismo in Russia è iniziato ufficialmente con la letteratura e, in particolare, con il poema di Velimir Chelbnikov "Incantesimo con il riso" scritto tra il 1908 e il 1909, un'opera fortemente provocatoria caratterizzata da forme poetiche non tradizionali.
Il primo Manifesto programmatico, tuttavia, va considerato "Schiaffo al gusto corrente" che venne pubblicato a Mosca nel dicembre 1912. Fu un documento dal tono provocatorio e iconoclasta in cui si esprimeva il desiderio di un radicale rinnovamento. "L'Accademia e Puskin sono più incomprensibili dei geroglifici" era scritto. E ancora: "Gettare Puskin, Dostoevsky, Tolstoj ecc.ecc. dal Vapore Modernità ". Il primo a utilizzare il termine "futurista" fu, il 24 febbraio 1913, il poeta Vladimir Majakovsky in occasione di un dibattito sull'arte contemporanea, ma ben maggiore popolarità ha avuto il neologismo slavo budetljany, ovvero "uomini dell'avvenire" introdotto dal poeta Viktor Chlebnikov. "Il futurismo non è una scuola, è un nuovo atteggiamento", ha scritto David Burljuk, l'artista che compare nel 1911 tra i fondatori del Gruppo di Gileja da cui prende ufficialmente le mosse il Futurismo russo, un'esperienza che proseguì, con risultati alterni, sino al 1930, l'anno in cui morì Majakovsky e la spinta innovativa era ormai terminata.
Nei mille metri quadrati del Museo sono esposti, sino al 7 aprile prossimo, dipinti, sculture, disegni, libri e incisioni dei maggiori interpreti del movimento russo tra cui Kazimir Malevic, Natalija Goncarova, Mikhail Larionov, David Burljuk, Ol'ga Rozanova, Vladimir Baranov-Rossine, Aleksandra Ekster, Ljubov Popova e Pavel Filonov.
"La mostra vuole rappresentare un coro di voci - sottolinea Alberto Fiz - da cui emerge la complessità di un movimento dotato di una precisa identità , in grado di superare la nozione tradizionale di stile per proiettarsi in una nuova dimensione della ricerca che avrà ampie ripercussione per tutto l'arco del '900".
L'esperienza russa si differenzia sia da quella italiana sia da quella francese per il tentativo di fondere la tradizione nazionale con i fermenti innovativi.
Il percorso, allestito sui due piani del Museo, è aperto da Il Cavallo-fulmine del 1907, un'opera di David Burljuk, fondatore del movimento, in cui si attua una sintesi tra la componente dinamica e quella naturalistica e mitologica anticipando alcuni aspetti caratteristici del futurismo, per giungere sino a Composizione con violino, una dipinto d'impronta cubofuturista realizzato nel 1929 da Yuri Vasnetsov, seguace di Malevich.
"I Futuristi russi si autodefinivano budetljany, gente del futuro - spiega Evgenia Petrova - e propugnavano lo scardinamento della vecchia arte "mangiata dalle tarme".
A differenza dei Futuristi italiani, che si facevano paladini di un nuovo mondo basato sulla tecnologia, i Futuristi russi consideravano l'uomo nuovo come parte costitutiva della terra e della natura".
All'interno di questo contesto, si possono ammirare capolavori come Il Ciclista (1913) di Natalija Goncarova, considerato un vero e proprio archetipo del Futurismo russo per la capacità di conciliare il massimo del realismo con la percezione del rumore e del movimento. Il ciclista passa velocemente per la via, lungo le vetrine dei negozi senza prestare attenzione alla vita borghese; egli è diretto da qualche parte, verso un altro luogo, verso il futuro.
Sempre della Goncarova viene esposto, per la prima volta in Italia, Natura morta con prosciutto (1912), un'opera fortemente simbolica in cui la carne va intesa nella sua duplice natura materiale e spirituale. Sono inediti in Italia anche Ristorante (1915) di Nadezhada Udaltvova dove l'elemento caotico dell'esistenza viene trasferito nello spazio del ristorante osservato dall'esterno all'interno di una composizione dove appare evidente la lezione di Pablo Picasso, così come Ritratto di filosofo (1915), una delle più significative opere cubofuturiste di Ljubov Popova contraddistinta dalla scomposizione delle forme che si concilia con l'elemento dinamico. In quest'opera i piani sovrapposti del corpo, della testa e degli oggetti non consentono di distinguere tra l'uomo, la cosa e l'aria. "M'interessa la riflessione sulla presenza o, piuttosto, sull'assenza la quale non può che condurre alla non-oggettività ", scriveva proprio quell'anno la Popova al suo ritorno dall'Italia.
Tra i capolavori in mostra va segnalato l'Aviatore di Kazimir Malevic in cui l'artista utilizza la pittura come mezzo per giungere ad un'espressione creativa libera ed autonoma.
In questo caso il soggetto è lo spunto per una digressione sul significato dell'arte privo di condizionamenti come dimostra l'incrocio tra la silhouette bianca del pesce e la figura dell'aviatore. "Desidero liberare l'arte dalla subordinazione diretta dell'oggetto verso l'invenzione immediata dell'attività creativa", ha scritto Malevic, di cui viene esposto anche Ritratto di Ivan Kljun, presentato per la prima volta all'esposizione dell'Unione della Gioventù nel 1913.
La mostra consente, inoltre, di analizzare, per la prima volta in maniera approfondita, la figura da David Burljuk ripercorrendo il suo percorso artistico attraverso un'ampia selezione di opere.
Particolarmente significativo è il Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti realizzato da Nicolai Kubin nel 1914 in occasione del suo viaggio in Russia. L'incontro tra il fondatore del Futurismo italiano e gli artisti russi si trasformò in uno scontro tra due modi diversi di concepire la storia. Da un lato il mito del progresso e dall'altra il desiderio di conciliare avanguardia e tradizione come accade all'arte russa. Sebbene le opere di Giacomo Balla e Umberto Boccioni abbiano influenzato profondamente il nuovo corso dell'arte russa, Mikhail Larionov propose di accogliere Marinetti "tirandogli le uova marce".
Il neoprimitivismo di Michail Larionov, Natalija Goncarova, David Burlijuk, Aleksandr Sevcenko, convive con la ricerca spiritualista di Pavel Filonov e con il cubofuturismo di Kazimir Malevic e Ljubov Popova.
L'esposizione è accompagnata da una sezione dedicata alle arti applicate con ceramiche, piatti, arazzi e oggetti d'uso comune realizzati agli inizi degli anni Venti.
Il catalogo della mostra, edito da Mazzotta in collaborazione con Palace Editions, contiene testi (in lingua italiana e francese) di Elena Basner, Mary Clare Burljuk Holt, Alberto Fiz, Ada Masoero, Evgenia Petrova, le schede e le illustrazioni delle opere esposte e le bio-bibliografie degli artisti.
Inaugurazione: venerdì 14 dicembre, ore 18
Orari: tutti i giorni 9-19
Ingresso: Lire 10.000 intero (euro 5,16); Lire 5.000 lire ridotto (euro 2,58)
Catalogo: Mazzotta in collaborazione con Palace Editions pagg. 280, Lire 50.000
Info: tel. 0165 27 59 02 - 31572
Uffici stampa:
Alessandra Santerini, tel/fax 011 812 3180
e-mail: santales@tin.it
Cristiana Rota, tel 02 878380-8055 803-8690 050, fax 02 869 3046
e-mail: mazzotta.uff.stampa@iol.it
Museo Archeologico Regionale
Piazza Roncas 1, Aosta