Diverse sedi
Ascoli Piceno

Osvaldo Licini
dal 17/4/2008 al 3/11/2008
0736 277552
WEB
Segnalato da

Laura Ruggieri




 
calendario eventi  :: 




17/4/2008

Osvaldo Licini

Diverse sedi, Ascoli Piceno

Due mostre a 50 anni dalla morte del pittore piceno. La monografica, che si tiene presso il Polo Culturale di Sant'Agostino, presenta circa 100 opere provenienti da numerosi musei italiani e stranieri, suddivise in base alle diverse fasi di produzione. La seconda esposizione, allestita nel Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado, porta l'attenzione soprattutto sul suo primo periodo e approfondisce temi affettivi e privati fondamentali per la sua formazione. Si tratta di un'esposizione documentaria incentrata sulle opere di paesaggio. A cura di Stefano Papetti, Elena Pontiggia ed Enrica Torelli Landini.


comunicato stampa

A cura di Stefano Papetti, Elena Pontiggia ed Enrica Torelli Landini

L’11 ottobre del 1958 a Monte Vidon Corrado (AP) si spegneva, all’età di 64 anni, Osvaldo Licini, pittore di vibrante e visionaria poeticità che affascina come un’icona angelicata ricca di valenze simboliche. Artista, peraltro, che ha saputo ricondurre in un contesto europeo il richiamo fortissimo delle radici locali, della sua terra natale amata e sempre centrale nel suo percorso artistico da “errante” pittore europeo.

Anche per questo motivo, pertanto, in occasione del cinquantenario della morte e dell’assegnazione all’artista del Gran Premio della Pittura alla Biennale di Venezia, la Regione Marche, la Provincia di Ascoli Piceno, il Comune di Ascoli Piceno, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, nell’ambito del FESTIVAL SAGGI PAESAGGI, hanno concordato di realizzare una serie di manifestazioni che faranno del 2008 l’”Anno Liciniano”.

L’evento più prestigioso delle manifestazioni previste è la mostra monografica OSVALDO LICINI DALLE MARCHE ALL’EUROPA che si tiene presso il Polo Culturale di Sant’Agostino ricavato da uno splendido convento rinascimentale di Ascoli Piceno dal 18 aprile al 4 novembre 2008.
Con questa esposizione si intende fare il punto sulla produzione pittorica del maestro piceno riunendo, oltre a quelli già presenti nella galleria Licini, circa sessanta dipinti provenienti da numerosi musei italiani e stranieri (tra cui Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Civico Museo d’Arte Contemporanea di Milano, Galleria d’Arte Moderna Ca’Pesaro, Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, Centre Georges Pompidou), da collezioni pubbliche e private, selezionati dai curatori della mostra Stefano Papetti, Elena Pontiggia ed Enrica Torelli Landini, che da anni dedicano i loro studi all’artista. Un totale di più di 100 opere, suddivise in base alle diverse fasi di produzione, per la prima volta riunite insieme, e in molti casi mai viste prima (quelle provenienti da collezioni private), da un comitato scientifico che vede presenti oltre ai curatori, Luigi Dania, studioso e collezionista che fu anche amico e confidente dell’artista e Maria Vittoria Marini Clarelli, soprintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna.

Artista che tocca i vertici dell’arte italiana del Novecento, Licini si è fatto portatore di una ricerca solitaria ed appartata e di soluzioni figurative e spaziali inconsuete. Il suo ricercare l’anima della pittura lo porta ad “errare” in diversi centri culturali, a cominciare da Bologna (dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e conosce Giorgio Morandi) a Parigi, dove frequenta i milieu culturali d’avanguardia.

Nella capitale francese, dove viveva la madre modista e la sorella ballerina dell’Opera, e che nel momento in cui il giovane Licini si era trasferito aveva raggiunto i massimi livelli di fervore culturale, erano gli anni in cui nei cafés si incontravano Ricasso, Cocteau, Modigliani, con il quale soprattutto stringe amicizia, come racconta in un memorabile articolo.

A Parigi la sua poetica pittorica trova immediato consenso (espone in tre “Salons d’Automne” ed in altrettanti “Salons des Indipéndants”), ma il suo spirito irrequieto lo spinge a tornare, nel 1926, insieme alla pittrice svedese Nanny Hellström., sposata un anno prima, a Monte Vidon Corrado dove lui decise di vivere nutrendosi della bellezza della natura e dell’ambiente in stretto, costante, fervido scambio culturale con i più importanti centri europei, come Parigi e Amsterdam. Insomma, un glocale ante litteram, potremmo dire, che si è inserito nel dibattito internazionale al quale ha dato un contributo fondamentale ancorandosi ai luoghi.

Formatosi in ambito figurativo e successivamente affascinato dalle battaglie futuriste, Licini giunge ad una sensibilità astratta fatta di una figuratività del tutto lirica e pura, mediata ed arricchita dal costante riferimento alle sue radici. A queste si rifa nell’essenzialità del colore e del segno, culminata poi nella scarnificazione totale delle forme, come in una sorta di purificazione avvenuta alla luce del suo ritorno al natio borgo selvaggio dove ha sostanzialmente vissuto la sua esperienza esistenziale ed artistica mantenendo una fitta rete di contatti epistolari con intellettuali dell’epoca, aggiornandosi e rielaborando secondo il suo temperamento forte le istanze artistiche contemporanee.

La malinconia metafisica incrociata con quella storica lo fa sentire vicino, dal punto di vista pittorico, a Paul Klee mentre, da quello della produzione letteraria e poetica, nella quale fu anche prolifico, lo conduce nella direzione di Baudelaire e Rimbaud, mediando con un linguaggio spesso gergale l’attitudine trasgressiva del nichilismo futurista verso la linea delle avanguardie più libere.

Così, per rendere omaggio ad un artista che ha saputo portare il sentimento della propria terra ben oltre i confini regionali e nazionali, l’Amministrazione Comunale di Ascoli Piceno, sin dal 2000, si è impegnata nell’acquisizione di circa settanta opere di Osvaldo Licini, comprendenti dipinti di varie epoche, disegni e studi preparatori che hanno trovato una loro sistemazione nella Galleria d’Arte Contemporanea intitolata al pittore marchigiano, l’unico museo pubblico a lui interamente dedicato. E d’altro canto, l’Amministrazione di Monte Vidon Corrado si è impegnata ad acquistare la casa natale dell’artista che è diventata un Centro Studi liciniani dove sono permanentemente esposti 63 disegni donati al Comune dalla Collezione Hellström. I disegni sono particolarmente importanti nel corpus liciniano, “il sismografo, per così dire, delle idee immediate” scrive Giuseppe Marchiori: quelli conservati preso il Centro Studi offrono diacronicamente un percorso in tutte e tre le fasi, quella figurativa degli anni Venti, quella geometrico-astratta degli anni Trenta e quella del figurativismo fantastico degli anni Quaranta e Cinquanta.

Non solo, il Centro ha promosso iniziative di collaborazione con grandi musei italiani e con i maggiori Istituti Italiani di Cultura all’estero come la mostra di Stoccolma o quella che l’anno prossimo si terrà a Parigi. Tra le iniziative scientificamente più rilevanti, l’analisi riflettografica infrarossa sui dipinti intrapresa con la Scuola Superiore Normale di Pisa. In mostra i risultati relativi al suo modus operandi che hanno rivelato l’utilizzo da parte di Licini, che spesso nel tempo rielaborava i suoi dipinti, di tele del periodo figurativo per comporre opere più tarde. Grazie alle indagini diagnostiche è stato così possibile evidenziare la complessa elaborazione dei suoi dipinti e giungere ad una più attenta definizione cronologica della produzione liciniana portando un grande contributo di novità a quanto finora asserito dagli studiosi in merito alla datazione dei suoi dipinti.

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La seconda mostra dedicata all’artista, OSVALDO LICINI DA MONTE VIDON CORRADO. LA STAGIONE DEI PAESAGGI: I DIPINTI, I DISEGNI, L'EPISTOLARIO, che si tiene nel Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado dal 18 aprile al 4 novembre, porta l’attenzione soprattutto sul primo Licini e per la prima volta approfondisce anche temi affettivi e più privati che ebbero un riflesso culturale importante sulla sua opera. Si tratta di un’esposizione documentaria, fotografica e pittorica incentrata sulle opere di paesaggio, naturale e umano, realizzate dal Maestro soprattutto nel primo periodo della sua attività artistica, quello figurativo. La stessa abitazione del pittore (nella quale si conservano due affreschi, le uniche due Picture parietali di Licini) sarà visitabile con guida e conterrà alcune ambientazioni ricostruite con fotografie e racconti d’epoca. Una sorta di casa-museo per ritrovare le tracce del suo lavoro, e magari scoprire risvolti inediti.

Non mancano approfondimenti sul Licini politico e amministratore (fu Sindaco di Monte Vidon Corrado dal 1946 al 1956), sul Licini “libero pensatore”, sul contesto economico e sociale, su quello familiare (il rapporto intenso con la sua compagna) e su quello delle amicizie, nonché sull’impatto e l’importanza dell’ambiente circostante, il tutto viene affrontato anche attraverso una serie di eventi che, nelle stesse date, anche nei comuni limitrofi, saranno volti a radicare in maniera forte il pittore al territorio attraverso un interscambio fra artista e contesto, fra opere e paesaggio marchigiano, costante fonte d’ispirazione per Licini.

In quest’ottica, nei borghi di Falerone, Massa Fermana, Montappone e Servigliano (che peraltro costituiscono uno dei più importante distretti di produzione dei cappelli) sarà allestito il Parco pittorico piceno, all’interno del quale si troveranno oggetti significativi della specifica cultura materiale dell’epoca, nonché prodotti eno-gastronomici, oltre naturalmente a fotografie d’epoca corredate da lettere e diari e a materiali emersi dalla ricerca documentaria riuniti per temi.

In questo modo si ha modo di approfondire la conoscenza di uno dei protagonisti assoluti della pittura tra le due guerre, che lo stesso Federico Zeri considerava uno dei massimi pittori del Novecento, ritessendo quella complessa trama di relazioni sentimentali, artistiche e familiari che rendono l’opera pittorica di Osvaldo Licini la testimonianza più alta del lacerante conflitto, comune ad altri intellettuali marchigiani, fra l’aspirazione a vivere da protagonisti il contesto europeo ed il richiamo alle radici locali.

Il sentimento migratorio, la dolcezza del “natio borgo selvaggio” espresso in pittura nella suggestione del paesaggio dei Monti Sibillini, nel ricordo delle antiche leggende popolari così come nei miti e nelle immagini leopardiane da una parte, e la tensione verso una sfera più ampia rispetto a quella italiana, dall’altra, costituiscono il nucleo dell’opera pittorica di Licini.

Da un naturalismo cromaticamente vivace, fatto di paesaggi, ritratti, nature morte, nel quale andava già prendendo forma un mondo di immagini archetipe e fantastiche, Licini passa così alle elaborazioni più complesse degli anni Trenta, all’astrattismo inizialmente geometrico nato dal rapporto con il gruppo milanese de “Il Milione” con il quale espone nel 1935 nella “prima mostra collettiva di arte astratta italiana” e che poi evolve verso un astrattismo lirico in cui anche la geometria acquista libertà fantastica e si risolve in una spazialità irreale. Caratteristiche queste che si accentuano nel dopoguerra quando elaborò le immagini-simbolo della sua pittura complessa e tormentata, le Amalasunte (nove delle quali, dipinte nell’”eremo” di Monte Vidon Corrado, furono esposte nella XXV Biennale di Venezia del 1949) e gli Angeli Ribelli, personaggi che si librano fra cielo e terra, creature cifrate e profetiche, che rappresentano una delle più originali espressioni dell’arte italiana del Novecento e che tanta parte hanno in mostra.

Ufficio Stampa Laura Ruggieri 06/6631305 – 339/4755329

Inaugurazione 18 aprile 2008

Polo Culturale di Sant’Agostino, Ascoli Piceno
Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado
Biglietto: Unico per le due mostre 12 euro, disgiunto 7 euro

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