Art Gallery Society for Macedonian Studies
Thessaloniki
1 Nikolaou Germanou St
2310-238601
WEB
Three Generations of Italian artists facing time
dal 17/4/2008 al 29/5/2008
Sunday-Friday 09.00-14.00

Segnalato da

Georgia Gkini



 
calendario eventi  :: 




17/4/2008

Three Generations of Italian artists facing time

Art Gallery Society for Macedonian Studies, Thessaloniki

The exhibitions deals with a unique panorama of Italian photography from the 1960's and onwards, giving the opportunity to the viewer to participate in a dialogue which develops among different propositions, artistic currents and times. Artists: Marina Ballo Charmet, Antonio Biasiucci, Marco Campanini, Mario Cresci, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Claudia Pozzoli, Alessandra Spranzi, Martina Della Valle, Silvio Wolf.


comunicato stampa

Curated by Gigliola Foschi e Nina Kassianou

A common point of reference for the artists co-existing in this exhibition is the confrontation with the notion of time and memory despite their different subject-matters, aesthetic or iconoclastic approaches. This exhibitions deals with a unique panorama of Italian photography from the 1960's and onwards, giving the opportunity to the viewer to participate in a dialogue which develops among different propositions, artistic currents and times.

Artists: Marina Ballo Charmet, Antonio Biasiucci, Marco Campanini, Mario Cresci, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Claudia Pozzoli, Alessandra Spranzi, Martina Della Valle, Silvio Wolf (ITA)

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Biennale di Salonicco 2008
Senso ed esperienza del tempo in tre generazioni di autori italiani
di Gigliola Foschi e Nina Kassianou

Tre generazioni di autori italiani (da quella dei maestri della fotografia noti a livello internazionale come Mimmo Jodice, Guido Guidi e Mario Cresci, ai principali autori della “generazione di mezzo”, fino ad alcuni giovani emergenti) sono presenti in questa mostra sorretta da due obbiettivi fondamentali. Il primo è quello di evidenziare la diversità degli approcci artistici di tali autori per dimostrare come la fotografia italiana – già nota internazionalmente per la sua cosiddetta scuola di paesaggio (da Luigi Ghirri a Gabriele Basilico, Olivo Barbieri fino a Massimo Vitali, per citare solo alcuni tra i più noti) – abbia espresso anche autori di alto livello che hanno portato avanti ricerche in direzioni diverse e ugualmente proficue. Il secondo è quello di presentare opere che, seppur con esiti molto diversi tra loro, affrontino il tema del tempo in modo riflessivo e consapevole.

Le immagini sospese e metafisiche di Mimmo Jodice – uno tra gli autori italiani più apprezzati a livello internazionale – ci accompagnano, ad esempio, in un viaggio verso la profondità di un passato ancestrale che si è sedimentato nella nostra memoria. Per Mimmo Jodice il passato ha infatti una dimensione ancora carica di vita e d’intensità che la fotografia può rivitalizzare (come dimostrano i suoi volti di divinità o di atleti dell’antichità simili a inquiete presenze che ci interpellano). Mario Cresci (fotografo, artista e visual designer il cui lavoro, fin dalla fine degli anni Sessanta, si è sempre rivolto a una riflessiva ricerca visiva) indaga invece la duplice natura dell’immagine fotografica, intesa come oggetto e come fatto linguistico, trasformando le sue immagini in impronte di una realtà segnata dal fluire del tempo e della luce che ne indica lo scorrere. Guido Guidi (il fotografo italiano che più di ogni altro ha esplorato i margini del paesaggio contemporaneo) lavora invece alla ricerca di un equilibrio fra la memoria del passato e il tempo presente. Egli propone una serie di immagini dal soggetto minimo ma segnato dalle tracce del tempo e della vita degli uomini (l’interno di una stanza abbandonata, di una scuola priva di allievi) che divengono una meditazione straniante su ciò che si presenta nel corso del tempo davanti ai nostri occhi.

Silvio Wolf – autore della “generazione di mezzo” tra i più apprezzati internazionalmente – crea “immagini senza tempo di luoghi eterni”, come egli ama dichiarare. L’opera il Grande Myhrab (nicchia che indica la direzione della Mecca nelle moschee) evoca un luogo sacro, lontano e non visibile. Funziona cioè come una immagine “soglia”, tra un qui e ora e un altrove che si protende verso un tempo illimitato. Simile a una visione simbolica e quasi mistica tale immagine non nega la caratteristica del fotografico di essere una impronta della realtà, ma al contempo sconfina verso altri mondi. Immerse nell’oscurità anche le cose e i volti delle statue fotografati da Antonio Biasiucci escono dalla contingenza, dal regno fuggevole della quotidianità, per situarsi in un tempo sospeso. Un tempo in cui anche le cose più umili (il pane, la terra, l’acqua, la pietra) si rivelano imparentate con il sacro, con i misteri insondabili dell’essere. Grazie al suo sguardo ravvicinato e quasi tattile, che punta ad accogliere tutta la varietà delle ombre e dell’oscuro, le cose da lui ritratte superano infatti la quotidianità per divenire presenze misteriose unite da oscure e arcaiche corrispondenze.

Nelle immagini di Alessandra Spranzi, semplici oggetti quotidiani vengono invece immersi in un tempo paradossale e straniante aperto alla narrazione, ai minimi accadimenti. In questa sorta di spazio temporale dilatato la Spranzi compie minimi gesti segnati da minime insensatezze: sospendere una mano sopra una bottiglia, rompere un vaso in due parti, spargere petali su un tavolo. Come una sorta di maga delle piccole cose l’autrice riesce, grazie a questi nonsense, a far riemergere un legame profondo e misterioso tra sé e le cose, e a ridonare ad esse una sorta di nuova vita capace di interrogarci. Radicalmente diverso è invece il lavoro di Marina Ballo Charmet, dove il fare fotografico diviene un’esperienza di avvicinamento e di ascolto del corpo degli altri, segnato una visione che vaga sulla superficie dei corpi e si ferma davanti a un piccolo sussulto, a una piega intima della pelle. In sintonia con tali lavori, anche nella video-installazione Conversazione, i respiri di alcune persone riprese da vicino ci riportano al tempo intimo, corporeo, che ci governa al di là della dimensione del logos, della parola e del fare. Il tempo può essere inteso come lineare, ciclico, deperibile, eterno, ma il tempo dei nostri corpi è ancora scandito dal battito del cuore, dal respiro.

Che il tempo della contemporaneità si presenti come un vortice che cancella memorie e ricordi, che rende superficiali le esperienze, è una consapevolezza da cui scaturiscono le opere delle giovani Martina Della Valle e Claudia Pozzoli. In controtendenza rispetto a un tempo composto solo da attimi fugaci e incalzanti, queste due giovani autrici creano immagini che si nutrono di quiete, di attenzioni minime protratte nel tempo. In piccoli specchi segnati e corrosi Martina Della Valle fa, ad esempio, emergere figure e oggetti evanescenti che paiono tracce di ricordi tenaci e di realtà interiori. Simili a un esercizio spirituale, a una meditazione, le immagini di Invito al cielo di Claudia Pozzoli ci pongono invece di fronte alle cavità oscure di alcune tane di marmotte che divengono misteriose soglie su uno spazio ignoto. Come contrappunto, in quelle della serie Oros, alte e nere pareti montuose, che precludono l’orizzonte, s’impongono come presenze perturbanti. Lei non descrive tali montagne, ma ci restituisce la loro forza, il senso di oppressione che esse rivelano là dove lo sguardo diviene relazione, incontro intimo. Marco Campanini compie un viaggio nel mondo dei dipinti del passato che, grazie al suo sguardo, divengono simili a specchi capaci di riflettere ambiguamente la memoria e la storia. Le sue fotografie di fotografie che riproducono dipinti, a quale tempo e a quale spazio si riferiscono? Nella duplice capacità di essere nel presente e di rivitalizzare il passato le sue opere si animano sotto il nostro sguardo e si sottraggono così a una temporalità stabile. Ombre che si allungano sulle scene dipinte inghiottendo o evidenziando alcuni dettagli, effetti di sfocatura e messe fuoco inaspettate alimentano un ondeggiamento percettivo in bilico tra realtà e illusione estetica, mondo della percezione diretta e mondo rappresentato, passato e presente.

Thessaloniki Museum of Photography
Director: Vangelis Ioakimidis
Press Office: Georgia Gkini press.thmp@culture.gr
http://www.photobiennale.gr

Co-organization: Istituto Italiano di Cultura di Salonicco / SMS/ TMP
In co-operation with Fotografia Italiana Arte Contemporanea
Courtesy: Jarach Gallery / Galleria Alessandro De March
Sponsored by G. Karavias & Associates

Art Gallery Society for Macedonian Studies
1 Nikolaou Germanou St , Thessaloniki

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