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Volti dell'inquietudine
dal 22/4/2008 al 28/4/2008

Segnalato da

Barbara Karwowska




 
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22/4/2008

Volti dell'inquietudine

Lanificio 25, Napoli

Lucio DDT ART, Barbara Karwowska e Davide Stasino. Tre artisti che viaggiano nelle loro tele, rigettando a chi osserva la drammaticita' e l'orrore che affligge il nostro modo di vivere.


comunicato stampa

Tre artisti che viaggiano nelle loro tele,rigettanto a chi osserva la drammaticità,l'orrore della vita che affligge in nostro modo di vivere e che attraverso le opere gli artisti cercano di esorcizzare sperando in un futuro migliore.Gli artisti sono Lucio DDT ART,Barbara Karwowska,Davide Stasino.

Lucio DDT ART:

Attualmente la sua ricerca artistica, figlia delle esperienze surreali, si basa sull’ossessiva attrazione verso la metamorfosi. Dipingere, disegnare, creare sculture con materiali riciclati significa rovesciare le cose, distoglierne la consuetudine, decostruire la rappresentabilità in una sorta di incubo del post-moderno costruendo una quasi fantascientifica mutazione apocalittica. Nei lavori si intravedono mondi paralleli, in cui la natura umana tende a fondersi e confondersi con metamorfici insetti giganti pronti a scatenate la loro vendetta verso l’ipocrisia umana attraverso la fecondazione e la generazione di mostruosi neonati dotati di falli insettivi abnormi e radioattivi: deliranti icone di un blasfemo progresso! Armi giganti, costruite con materiali riciclati trovati durante la notte, tra i rifiuti della nostra civiltà! L’insetto, entità antropologica da sempre considerata simbolo di sporcizia e lerciume è una sorta di matrice per la sua ricerca. L’insetto è protagonista e il suo messaggio sotteso è per l’individuo ormai schiavo degli orrori post nucleari!

Davide Stasino:

I lavori di Stasino si potrebbero definire frammenti. Frammenti di una società che brucia all’istante quello che crea. Ormai l’era del virtuale ha iniziato un processo Irreversibile di smateriallizzazione che invece di avvicinarci ci allontana sempre di più gli uni dagli altri. Venuti meno i predatori naturali della realtà,illusione sogno,passione,follia,artificio,simulacro, assistiamo alla proliferazione coatta di modalità tecniche tese alla duplicazione del reale:il virtuale, il numerico,l'alta definizione dell' informazione,del medium,del sesso,del linguaggio. Si frantumano i confini dualistici da sempre persistenti nella cultura occidentale, tutto si con-fonde in un orgia promiscua ed incestuosa tra realtà e rappresentazione,tra l'originale e la sua copia.

ASSENZA DI CONTATTO:
Siamo singole pedine che si muovono in uno spazio senza tempo e indefinito. La nostra mente quotidianamente viene bombardata da immagini,notizie,pubblicità,pornografia, una sorta di violenza visiva ,che accresce sempre di più in una totale indifferenza. La verità delle cose non esiste più, tutto ciò che accade ( guerre, morte, pedofilia, corruzione etc.) è visto come qualcosa di etereo fittizio, basta solo girare canale per ingannare noi. Vivendo in un eterno sogno incapaci di scindere La finzione dalla realtà.

Barbara Karwowska:

L'arte di Barbara Karwowska si nutre di vita e di sogno.Ad un ricco universo onirico si mescola l'esperienza personale esplodendo insieme sulla superficie pittorica grazie a corpose pennelate. Domina il gesto.Lo si legge nelle rapide incisioni praticate sulla pittura ancora fresca,negli spessori dell'impasto cromatico e nell'istintuale disposizione di alcuni simboli.La stretta relazione esistente tra la sua vita ed il percorso artistico rende la pittura carica di forza espressiva. Ogni tratto è il risultato di un vissuto,di una sofferenza,di un ricordo,della memoria.Spesso un quadro è un momento estratto dal flusso schizzofrenico del tempo,esso,cosi,rimane una sensazione viva,forse anche un'aspirazione o un dolore profondo intrappolato nel silenzio. Barbara Karwowska matura un linguaggio delle sensazioni,delle emozioni e ad esso attribuisce un'attenzione cromatica quasi psicologica. La figurazione delle sue opere è la ritrattistica. Nel caso specifico dei lavori realizati durante il primo periodo napoletano emerge,oltre all'attenzione fisionomica l'evidente capacità di cogliere l'universo invisibile che circonda le persone.

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