Lanificio 25
Napoli
piazza Enrico De Nicola, 46
081 6582915
WEB
Napoli 1884-2013
dal 10/4/2013 al 10/5/2013

Segnalato da

Mary Cinque




 
calendario eventi  :: 




10/4/2013

Napoli 1884-2013

Lanificio 25, Napoli

N'atu posto o' stess'. 13 opere tra fotografie, disegni e tele firmate da 5 artisti: Marta Accardo, Claudia Ascione, Mary Cinque, Giuseppe Filippini, Anna Maria Saviano. A cura di Ilaria Iodice.


comunicato stampa

A cura di Ilaria Iodice

La stessa città, lo stesso posto, lo stesso scorcio. Due modi di guardare, separati da circa duecento anni. Napoli, i suoi vicoli, le sue piazze, indagati sul finire dell’Ottocento dall’occhio scrupoloso di Roberto d’Ambra, poi assorbiti e rielaborati dall’anima di ognuno dei cinque artisti in mostra.

Napoli 1884-2013 è un confronto visivo ed emozionale, un parallelismo tra una Napoli che c’era, e fu ritratta dal vero e fedelmente, ed una Napoli che ora s’intravede, riprodotta con l’espressività tipica del sentire contemporaneo.

Napoli 1884-2013 – N’atu post’ o' stess’ nasce da uno studio su quello che fu il Piano di Risanamento effettuato sulla città di Napoli dal governo Depretis nel 1885-1889, che cambiò per sempre il volto di alcuni dei quartieri più vissuti ed antichi dell’area urbana, puntando ad una modifica dell’impianto urbanistico secondo i canoni vigenti all’epoca.

Nel corso di questo studio, le immagini della Napoli “antica” – definizione con la quale si designa la città Pre-Risanamento – realizzate da Raffaele D’Ambra proprio con l’intento di preservare l’immagine di una parte della città che era prossima a scomparire, costituirono uno sbalorditivo documento visivo, potente per la sua immediatezza.

Le stampe del D’Ambra restituiscono infatti il ritratto di una città vittima delle imposizioni urbanistiche che vi furono innestate con violenza, trattandosi essa di una città con un tessuto viario disegnato in epoca greco-romana e proliferato in maniera spontanea durante i secoli. Questo accade perché la città ritratta dal D’Ambra è ancora riconoscibile in quella che oggi si presenta allo sguardo di chi sa osservare.

L’osservazione dà luogo a molteplici spunti di pensiero: prima fra tutti e più immediata è la riflessione su cosa è significato per quell’epoca “risanare” un ambiente urbano, e su quelli che sono stati gli effetti di questa azione sul lungo periodo. Ritrovare le stesse piazze e gli stessi monumenti è stato per gli artisti in mostra soprattutto un percorso emozionale, che aveva il suo punto di partenza tra i tratti nitidi e precisi del D’Ambra per poi dipanarsi seguendo le sue orme rivolte ad un’osservazione diretta che conduce al luogo da riprodurre.

Quest’emozione, questa ricerca, ha dato luogo a opere tutte diverse tra loro, frutto di reinterpretazioni sia del concetto d’arte stessa, capace di reinventare tutto quello che conosce; sia della città posta in oggetto, vero cuore dell’indagine, che sa così palesare la sua storia, anche solo quando al posto del getto di una fontana disegnata duecento anni prima l’artista contemporaneo si ritrova innanzi una fila d’automobili parcheggiate.

È così che le fotografie, le tele ed i disegni di Napoli 1884_2013 riescono ancora una volta ad avere un’anima duplice e contrapposta, come è l’anima della città stessa: dalla razionalità e dal dato sensibile fornito dalla trasformazione urbanistica alla pura e semplice passionalità e interiorità che solo un prodotto d’arte riesce ad avere, in qualunque tempo.

Ilaria Iodice

Dottoressa in Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali presso l’Università Federico II di Napoli e direttrice del Lanificio25, spazio polifunzionale nell’ambito della cultura. Da sempre interessata alla storia partenopea, ha intrapreso un percorso di valorizzazione di una città ormai costantemente stigmatizzata in maniera negativa a causa del pregiudizio, svolgendo itinerari culturali per la città, ed in particolar modo per il suo sottosuolo, collaborando con associazioni come la Napoli Sotterranea ed il Tunnel Borbonico.

L’esperienza al Lanificio25 nasce ancora una volta dall’esigenza di riscattare un’area della città ricchissima di storia ma poco conosciuta dai più e mal frequentata. Il Lanificio, parte del complesso monumentale di Santa Caterina a Formiello, è un luogo che racchiude una storia secolare e stratificata, che parte dal sottosuolo e arriva all’estremità delle ciminiere. Guidata dalla grande passione per questa terra, per la sua ricchezza culturale, la sua storia, le sue contraddizioni si dice da anni costretta a studiarla, amarla, ed esplorarla ogni giorno di più, scoprendo tra l’altro la grande voglia di diffondere e far conoscere questa sua magnificenza latente a chi non la conosce, napoletano e non.

Gli artisti

Marta Accardo

Marta Accardo nasce a Napoli il 27/08/1984. Fin da piccola, grazie al nonno materno, pittore e scultore, si innamora della pittura ad olio e mostra una spiccata propensione verso il disegno e le arti figurative. Si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Sorrento nel 2002. Dall’anno successivo frequenta il corso di Decorazione di Guglielmo Longobardo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove nel 2008 consegue il diploma di laurea di primo livello. Il suo percorso artistico è caratterizzato prevalentemente dalla produzione di dipinti, sculture ed installazioni. Nel 2008 inizia a lavorare come esperta di laboratorio artistico, presso associazioni impegnate con i minori dei quartieri a rischio del territorio vesuviano. Questa esperienza segnerà profondamente la ricerca artistica di Marta, sempre più vicina alla rappresentazione delle problematiche sociali e territoriali. Successivamente, l’interesse verso la fotografia e l’arte digitale, spingono Marta a riscriversi all’Accademia di Napoli per frequentare il biennio specialistico in fotografia diretto da Fabio Donato. Durante questo percorso, Marta si avvicina al mondo della fotografia analogica stenopeica, ed inizia una serie di sperimentazioni in camera oscura. Nel 2011 consegue la laurea specialistica in “Fotografia come linguaggio d’arte” con un progetto fotografico sulle cicatrici del territorio vesuviano. Attualmente lavora come fotografa freelance.

Claudia Ascione

Da sempre amante dell’arte, nonostante abbia intrapreso un percorso universitario differente, si è avvicinata al mondo della fotografia in modo più consapevole qualche anno fa, dopo aver studiato fotografia analogica e digitale e postproduzione digitale presso uno studio fotografico. Entrata a far parte del collettivo Hope it rains, nel 2011, si dedica all’organizzazione e alla promozione di eventi culturali e musicali, continuando parallelamente ad occuparsi di fotografia durante le esibizioni dal vivo.

Mary Cinque

Mary Cinque, artista di origini campane, classe 1979, segue i corsi di pittura e decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, prima, e quella di Brera, poi. Nel 2006 una permanenza di tre mesi come au pair tra Philadelphia e New York (e una parentesi come art assistant di Jennifer Blazina, docente alla Drexel University) influenza fortemente il suo lavoro, come del resto tutti i viaggi, più o meno lunghi, che non può fare a meno di intraprendere continuamente. Nel 2010 partecipa al workshop “Capturing the elusive here” tenuto dall’artista ispano-americano Isidro Blasco presso AreaOdeon a Monza e alla mostra Eruption presso la White box gallery di New York. Espone alla 54° Biennale d’arte di Venezia. Nel 2012 è segnalata dalla professoressa Ada patrizia Fiorillo al Premio Bice Bugatti – Giovanni Segantini. E’ tra i finalisti del premio Marina di Ravenna. La sua opera “Salon d’automne” è presente nel Museo di arte ambientale di Giffoni Sei Casali.

Giuseppe Filippini

Giuseppe Filippini nasce il 25 Settembre 1984 a Napoli, città che a tutt’oggi è uno dei fulcri della sua vita. Laureato in Pittura all’Accademia delle belle Arti di Napoli, si avvicina alla fotografia durante un corso universitario sull’argomento, ritenendo le foto sia medium che messaggio della società contemporanea, pura testimonianza del nostro tempo. Ciò che lo caratterizza, sin dalla sua prima foto scattata da Castel dell’Ovo, è una meticolosa (e quasi spasmodica) attenzione all’osservazione della vita e dei momenti quotidiani, soprattutto di quelli legati alla sua terra di origine. Nel 2002 partecipa al concorso “Flavio Gioia” con una mostra sugli arsenali storici di Amalfi, mentre nel 2005 arriva quarto alla prima “Mostra Estemporanea di Pittura” tenutasi alla Villa Comunale di Napoli. Ispirandosi a Robert Doisneau, attraverso le sue foto cerca di rappresentare la società e l’ambiente a lui circostante attraverso uno sguardo verista e sincero, non privo, in taluni casi di una chiave di lettura sarcastica ed umoristica. Piuttosto che sull’invenzione punta sui fatti, sul quotidiano e su punti di vista realistici e reali. Il suo 2007 è contraddistinto da un quarto posto alla XVI edizione del premio nazionale “Megaris”, nella sezione pittura, tenutosi al Castel dell’Ovo di Napoli, e dall’esposizione “Liberamente in Arte”, con sede a Torre del Greco.

Sia nelle sue foto che nei suoi quadri, Giuseppe Filippini punta sempre dritto sulla sua convinzione del valore documentale e conoscitivo che queste opere possono (e anzi devono) avere. Uno spettatore curioso, motivato, felice e attento della quotidianità e della realtà. Non a caso i suoi scatti preferiti sono quelli riguardanti i sui viaggi in Italia e in Europa, poiché, attraverso queste fotografia, l’artista cerca di far conoscere ad altre persone la sua prospettiva, le sue convinzioni ed il suo punto di vista sui luoghi in questione. Nel 2012 vince il concorso “I sentieri degli Dei” , bandito dal Comune di Agerola, con uno scatto che ritrae un tramonto ripreso da un promontorio agerolese, a significare fine ma al contempo rinascita di un territorio che gode di una bellezza oggettiva probabilmente non sfruttata a pieno ma che comunque è lì, pronta ad essere utilizzata al meglio. Il tramonto come punto di incontro tra la fine del giorno e l’inizio della notte, punto del tutto e del niente, della quiete e al contempo del caos. Un tramonto come metafora della realtà partenopea e campana.

Anna Maria Saviano

Anna Maria Saviano (Caserta, 1982) ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli, specializzandosi in Arti Visive. Dà inizio alla sua attività espositiva con Big Torino 2000, per poi prendere parte a diverse collettive come Magical Mystery Tour alla Wunderkammern di Roma, a cura di Marcella Ferro e Massimo Bignardi, a progetti nazionali, come 13 x 17 di Padiglione Italia a cura di Philippe Daverio e Jean Blanchaert, ed internazionali, come Napoli@Beograd:Urban Connections. Nel 2010 è finalista al Premio Combat e il Premio Nazionale delle Arti; dello stesso anno è la personale In precario equilibrio, a cura di Pasquale Ruocco, con testi critici di Valerio Rivosecchi. Nel giugno 2011 partecipa alla 54. edizione della Biennale di Venezia esponendo alle Tese di San Cristoforo, mentre nel 2012 è selezionata per NiNA-Nuova Immagine Napoletana, iniziativa a cura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli volta a segnalare punte d’eccellenza della giovane arte partenopea. Alcuni dei suoi lavori sono stati scelti da spazi istituzionali di Napoli, come il Palacongressi Oltremare, oppure impiegati nell’ambito di progetti di riqualificazione urbana. Vive e lavora a Napoli.

Inaugurazione: Giovedì 11 Aprile ore 19

Lanificio 25
piazza Enrico De Nicola, Napoli
Ingresso libero

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