La Gallera
Valencia
calle Aluders 7

Daniela De Lorenzo
dal 29/4/2008 al 17/7/2008

Segnalato da

Alba Braza



 
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29/4/2008

Daniela De Lorenzo

La Gallera, Valencia

Il titolo, Encara de nou, reitera l'idea della ripetizione intesa come azione. Si parte da uno spazio circolare con perimetro interno costituito da un dodecagono a sua volta contrassegnato da archi e pilastri che percorrono le due altezze dello spazio.


comunicato stampa

a cura di Alba Braza

Encara de nou [Un’altra volta ancora] nasce dal desiderio comune, di Daniela De Lorenzo e mio, di realizzare una mostra nella quale il rispetto per la struttura dello spazio espositivo e per la sua storia fosse un punto fermo; una mostra, in altre parole, in cui l’opera e lo spazio convivessero appieno.

Il titolo della mostra, Encara de nou, reitera l’idea della ripetizione intesa come azione, inoltre vi troviamo già racchiuso (o anticipato) quel senso di impossibilità che la ripetizione porta con sé.

Si parte da una struttura ovvia ma funzionale: uno spazio circolare con perimetro interno costituito da un dodecagono a sua volta contrassegnato da archi e pilastri che percorrono le due altezze dello spazio.
L’allestimento della mostra riproduce la struttura dello spazio (inteso non come sala espositiva ma come arena per il combattimento dei galli) e rimanda anche all’epoca in cui fu costruito. In definitiva è l’esposizione nel suo insieme, come del resto tutto il lavoro di Daniela De Lorenzo, a rappresentare una continua citazione della storia dell’arte europea.

Il piano terra è dedicato al motivo per cui ci si trova lì, ovvero al combattimento dei galli, il primo piano invece è riservato agli spettatori, ai quali non interessava soltanto riuscire a vedere il gallo vincitore ma anche assistere a tutto quanto si svolgeva in mezzo agli altri spettatori (azioni, movimenti, episodi particolari) e tra gli scommettitori, vincenti o perdenti, in modo da poter dar libero sfogo all’inevitabile istinto voyeuristico che questo spazio suscita.

Encara de nou riproduce il gioco di sguardi che nell’arena scaturiva dall’azione ma questa volta però si tratta di un’azione che ha un soggetto e una ragion d’essere diversi.
Ad ogni modo l’azione continua a svolgersi al piano terra dove, appoggiate al suolo, ci sono tre sculture in feltro rosso, finanziate dal Consorci de Museus de la Comunitat Valenciana realizzate appositamente per lo spazio, che si contorcono in modo “innaturale” e forzato
Al primo piano, tra gli archi, vengono proiettati in alternanza sei video che da terra lo spettatore riesce a vedere solo se opera un leggero movimento, una specie di contorsione che gli dà la sensazione di venire a sua volta osservato dalle varie figure che compaiono nei video e di entrare così anche lui a far parte dell’azione.

Davanti, discretamente situata al piano terra nell’angolo a sinistra di chi entra, prende parte a questo gioco di sguardi. Si tratta di un autoritratto dell’artista che nasce da uno sguardo doppiamente truccato: a partire da un ciglio finto collocato in mezzo ad una guancia, l’artista proietta uno sguardo posticcio verso la macchina fotografica che lei stessa sorregge con una mano, senza avere a disposizione nessun comando a distanza. Siamo in presenza dunque di un ulteriore sguardo rivolto al centro della scena, lo sguardo di uno spettatore fuori luogo, anch’egli voyeur.
Ma è al primo piano che ci si sente veramente spettatori: qui si possono guardare i video da una posizione più naturale e anche le sculture possono essere apprezzate dal giusto punto di vista.

Scevra da ispirazioni o propositi di tipo religioso, Encara de nou ri-prende solamente i canoni e le modalità dell’esperienza mistica, non la sua essenza.
Le tre sculture al piano terra sono state realizzate a partire dal corpo dell’artista: è lei a fare da stampo e da modello, ed inoltre è lei la scultrice. Le opere sono realizzate in feltro, un materiale solitamente usato per confezionare abiti al quale potrebbe essere dedicato l’intero catalogoi; un materiale che con Daniela De Lorenzo diventa di per se stesso corpo, poiché è l’assenza, l’impronta di un gesto, a segnalare la presenza di chi sta, è stato o starà per arrivare

Si tratta di gesti che fanno da filo conduttore tra il primo e il secondo livello, gesti che ci invitano a sollevare lo sguardo, e quasi lo indirizzano, un po’ come accade nelle scene raffigurate da artisti come Juan de Juanes nell’opera San Esteban disputando en el templo (1565 c.), in cui il braccio del santo indica allo spettatore qual è l’ordine da seguire nella storia narrata, oppure ne La Resurrección (1584-1610) di El Greco, in cui il senso di verticalità è espressamente segnalato dalla presenza di corpi slanciati, con le braccia protese e i colli allungati fino ad assumere una posizione simile a quella dello spettatore.

Al primo piano, Daniela De Lorenzo si avvale del video come mezzo per rappresentare ciò che non è rappresentabile, concetti antichi come il tempoii, la memoria, l’assenza… Una rappresentazione del non-rappresentabile, e dell’intangibile, in uno spazio tradizionalmente riservato proprio a questo

Daniela De Lorenzo
Nata a Firenze nel 1959, dove vive e lavora
Ha iniziato ad esporre nella metà degli anni ’80, in spazi pubblici , gallerie private , e partecipando a varie mostre sull’arte italiana in Musei italiani e stranieri.
Nel 1988 viene invitata alla XLIII Biennale di Venezia e nel 1991 partecipa alla mostra “Una scena emergente” al Museo Luigi Pecci di Prato e al Museum Moderner Kunst di Vienna.
Nello stesso anno, insieme ad un’altra artista, viene chiamata a rappresentare l’Italia in una mostra storica, “Trigon”, alla Neue Galerie di Graz (Austria) e nel ‘92 è fra i sei artisti di varie generazioni invitati al Martin Gropius Bau di Berlino.
Nel 1996 inizia ad usare la fotografia insieme alla scultura, mentre nel ‘99 realizza scene e costumi per l’opera Hansel e Gretel rappresentata al Teatro Comunale di Todi.
La sua prima personale in uno spazio pubblico estero, in Austria nel 2002 al Verein aller art di Bludenz.
Nel 2003 la sua prima performance e video con la collaborazione di due attori. Da questo momento il video sarà un mezzo che Daniela utilizzerà regolarmente, cominciando la sua collaborazione con Ramona Caia, performer e ballerina di danza contemporanea .
Nel 2006 partecipa ad una mostra collettiva, “Nature and metamorphosis “, in due Musei cinesi, a Shanghai e a Pechino. Nello stesso anno viene invitata al Museo Cantonale di Lugano per la mostra “L’immagine del vuoto, una linea di ricerca nell’arte in Italia 1958/2006”. Nel 2007 la personale alla Fondazione Adriano Olivetti di Roma dove per la prima volta, presenta la performance Animazione riproposta successivamente al Teatro Studio di Scandicci (Firenze).

inaugurazione mercoledí, 30 aprile ore 20

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