Barocco quotidiano. Le sue "stanze dipinte", piene di simboli e giochi geometrici, sono caratterizzate dal tratto filamentoso e lieve della pennellata e al contempo da una carnale grevita'. A cura di Rolando Bellini.
A cura di Rolando Bellini
Presentare Tina Sgrò e le sue “stanze dipinte” è descrivere il tratto filamentoso e lieve d’una indicibile leggerezza e al contempo d’una carnale grevità, d’un fremito emotivo e di un sognante lirismo; oltre i confini della realtà, che paiono lì lì per cedere ad un universo mondo parallelo, solitamente occulto, su cui si sono incamminati artisti come Rodin o Matisse, sulle tracce di Paul Guauguin e Vincent Van Gogh..
Dal lavoro di Tina Sgrò traspare al tempo stesso una realtà pungente che fa vibrare e oscillare come fili d’erba i segni, le tracce del pennello, caricandoli di senso. L’artista fa di un interno un microcosmo dove il tempo perduto e ritrovato di proustiana memoria e quello circolare di einsteineiano cònio convivono urtandosi, maledicendosi, amandosi furiosamente tra reale e surreale.
La composizione rivela il rapporto incalzante tra immaginazione e stesura: un’improvvisazione resa possibile da un artigianato sapientissimo di ogni tecnica, più che da una mente attenta all’esercizio compositivo.
Ogni spazio che all’improvviso pare prendere fiato, sembra sospirare confessando ardori e sogni che si celano entro le poltrone, che si nascondono nelle tende, che fluttuano nell’aria assieme a sbuffi di polvere ed al fantasma incorporeo del desiderio. Il brusio di queste e di altre presenze pur invisibili riempie gli interni alitanti, animosi e sentimentali di Tina Sgrò, dando vita alla sua pittura lucente e umbratile, perlacea, grigia e nera e arrossata dai rosa e dai rossi d’una scolorita tenda di tulle, gonfia di vento e di ricordi.
Una pittura di sensazione e di virtuosismo dove affiorano reminiscenze, “impressionismo” tradotto in monocromi abbaglianti. Le stanze dipinte sono gonfie di simboli e giochi geometrici galleggianti entro le forme abbandonate, come ricordi, in una sospensione spaziotemporale, il dilagare di una dimensione soggettiva, tutto interiore e immateriale a mano che la pennellata, la stesura cromatica si fa vieppiù presente e materiale. Inimando così un paradosso che, come un fremito, scuote ogni fibra, ogni segno, occupandone gli ammalianti “interni”, stanza dopo stanza.. Gli stessi, a ben vedere, che animano, questa pittura di Sgrò. E ne fanno espressione di punta, di primissima linea sulla scena artistica contemporanea.
Rolando Bellini, attualmente ha la cattedra di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, e di critica d’arte all’Università Internazionale dell’Arte di Firenze, collabora con altre istituzioni formative terziarie, nazionali e internazionali. Impegnato attivamente nella ricerca scientifica, ha sviluppato un ampio impegno di studi e collaborazioni. Gli si annovera la fondazione del Centro Studi Arte e Scienza, del M.A.P., (Museo Arte Plastica) e la direzione del Museo comunale d’arte moderna di Ascona. Sul fronte contemporaneo, sono numerose le presentazioni critiche, i saggi, le monografie, le mostre curate in Italia e all’Estero e la promozione di iniziative e progetti. Collabora con diverse riviste specializzate (“La Nuova Antologia”, “Il Ponte”, “Arte in”, “Pagine d’Arte”,“Arte e Architettura” ecc.) e giornali di settore (“Critica d’Arte”, “Il Protagora”, “Il Corriere dell’Arte”).
Inaugurazione 6 maggio 2008
Galleria Dieffe Arte Contemporanea
via di Porta Palatina, 9 - Torino
Orari: dal martedì al sabato dalle 16.00-19.30 o su appuntamento.
Ingresso libero