L'esposizione e' incentrata sul percorso dello scultore attraverso una selezione di significative opere in bronzo, gesso e pietra che ripercorrono le prime tappe della sua carriera dal 1950 al 1968. Nei lavori esposti il tema dominante e' quello della donna.
La suggestiva retrospettiva Anselmo. Scultura 1950-1968 celebra presso la galleria Montrasio Arte di Milano l’affascinante creatività di Anselmo Francesconi. La mostra è la prima di una serie che conduce ad ammirare l’intera produzione scultorea dell’artista. L’esposizione è incentrata sul percorso di Anselmo attraverso una selezione di significative opere in bronzo, gesso e pietra che ripercorrono le prime tappe di una carriera feconda e di grande vitalità.
I lavori esposti presentano una serie di soggetti il cui tema dominante è quello della donna, in particolare nel suo ruolo di madre, come in Mater Mundi I, un bronzo del 1950 in cui Anselmo coglie con rara sensibilità l’imponenza delle forme e la dolcezza del gesto di una futura madre che si posa la mano sul grembo.
La Maternità con cuffia, del 1954, è un esempio di come la creatività dell’artista abbia plasmato la materia in un insieme di forme che sembrano prendere vita. Nei bronzi Grande maternità e Piccola maternità in piedi Anselmo propone scene di vita quotidiana concentrandosi sui teneri gesti tra madre e figlio. Dello stesso materiale è l’Uomo che legge e il Ritratto d’artista-Umberto Folli, entrambi del 1954, in cui lo scultore esplora nuove vie per rappresentare la figura umana. Attraverso uno studio attento della fisicità, i personaggi, nelle loro pose, non perdono mai l’identità e mantengono ben saldo il contatto con la realtà.
Nelle opere della seconda metà degli anni Cinquanta l’artista procede nella sperimentazione e nella ricerca di differenti materie da plasmare, siano esse porfido, lava, pietra o terracotta. Si possono così ammirare Torterre e Maternità Panarea in cui la pietra è uno stimolo per dare libero sfogo alla creazione di forme nuove.
Che si tratti della figura delicata di una madre con un bambino o delle membra adagiate della splendida Amazzone del 1956, così carica di sensualità, tutta l’opera di Anselmo è espressione di un’alta sensibilità e di un talento molto apprezzati a livello internazionale.
La mostra rende omaggio alla figura di Anselmo, artista slegato da qualsiasi schema e stile che trova nella scultura la sua espressione più alta. Sue opere sono state esposte in importanti sedi museali pubbliche e private, in Italia e all’estero come a New York, Londra, Parigi, Losanna, Ginevra e Teheran.
In galleria è disponibile il catalogo con un saggio critico di Flavio Arensi.
Cenni biografici
Anselmo Francesconi 1921 - 2004
Nato a Lugo di Ravenna, frequenta, contro il volere paterno, il Liceo Artistico e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si laurea nel 1945. Nello stesso anno parte per Milano, e frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera dove si laurea in pittura con Aldo Carpi. Sempre a Brera riprende gli studi di scultura con Marino Marini, laureandosi con lode nel 1950. Non avendo il sostegno materiale e morale della famiglia, si mantiene in quegli anni lavorando e sfruttando le numerose borse di studio e le vincite dei premi ai quali partecipa. Infatti grazie a una borsa vinta per lo studio della scultura iberica parte per la Spagna per poi stabilirsi a Parigi dal 1951.
In seguito a un viaggio in Sicilia visita le isole Eolie che saranno determinanti per la sua creatività: dal 1955 in poi, infatti, vivrà tra Parigi e Panarea creando prevalentemente opere scultoree. Tra il ’59 e il ’62 dà vita a una intensa produzione di disegni e di schizzi che verranno tradotti in scultura negli anni ‘80 con la realizzazione della “Selva” e delle grandi “Identità” (persone-alberi-animali di tre/quattro metri).
Nel decennio tra il ’54 e il ‘64 tiene importanti mostre a New York, Parigi e Ginevra, ottenendo un grande successo di critica e di pubblico. Nel 1965 è a Teheran invitato a partecipare ad una mostra internazionale di pittura in commemorazione del genocidio degli Armeni: per l’occasione Maurice Pianzola, direttore del Museo d’Arte e di Storia di Ginevra, espone le opere di Anselmo intitolate “Il Massacro” e presenta il catalogo con Marco Valsecchi e Matta.
Successivamente Anselmo si dedica ad un altro ciclo pittorico che René Berger, direttore del Museo Cantonale di Belle Arti di Losanna chiamerà “Telantropo”. Nel 1979 lo stesso Berger inviterà Anselmo ad esporre nella prestigiosa sede svizzera. “Telantropo” sta a indicare un uomo che ha perduto la propria integrità, che si allontana da se stesso e che in tale alienazione diventa un robot. In seguito in Svizzera realizza le vetrate della chiesa di Grangette e, più tardi, le pitture murali della chiesa di Chapelle Sur Oron. Fino alla metà degli anni ’80 prosegue l’attività espositiva con una prevalenza di mostre di pittura incentrate sui “cicli” quali: “Le porte, “Le Maschere”, i “Baccanali” e “Dinamici”. Nel 1988 espone a Ravenna e al Museo di Bulle in Svizzera una esaustiva mostra antologica accompagnata da un catalogo con testo critico di Giorgio Seveso. Nel 1998 la Scoletta della Cattedrale di Padova e l’Europa Zentrum di Meissen in Germania espongono “Il Massacro”.
Dal 1996 al 2004 Anselmo ha vissuto e lavorato a Milano.
Ufficio Stampa Irma Bianchi Comunicazione
Tel. +39.02.89404694 +39.02.89400732
info@irmabianchi.it
Inaugurazione giovedì 8 maggio h. 19
Galleria Montrasio Arte
Via Brera 5, Milano
martedì a sabato 10.30-12.30 e 15.30-19.30
ingresso libero