La magia dell'adolescenza e insieme l'appello contro la sua 'condanna' contemporanea. Un percorso di circa 50 lavori, tra olii e siliconi, mette in scena le problematiche legate al ruolo dell'adolescente. Piccoli eroi del quotidiano che con i loro oggetti d'affezione diventano metafora della societa' intera.
La magia dell’adolescenza e insieme l’appello contro la sua “condanna” contemporanea. Un percorso di
circa 50 lavori, tra oli e siliconi, mette in scena le problematiche legate al ruolo dell’adolescente. Condensati
nelle opere, dal piccolo al grandissimo formato, sono piccoli eroi del quotidiano e i loro oggetti d’affezione,
che diventano essi stessi metafora della società intera.
Un’indagine attualissima quella dell’età dello sviluppo, indagata da molti artisti contemporanei. Tra i tanti
richiami, nelle diverse discipline artistiche, citiamo Hernan Bas, Marlene Dumas, Elizabeth Peyton, Alix
Smith, gli AES+F, gli italiani Valerio Berruti e Massimo Gurnari.
I protagonisti di Pino Caputi, ripresi da vecchi album di famiglia, riviste o da frame cinematografici, sono colti
nella tipica e ambivalente semi-innocenza. A manifestare il precario equilibrio ecco situazioni ironiche,
paradossali; ma anche oggetti, che si fanno magici traghettatori verso dimensioni altre. Non da ultimi gli
ambienti. Soprattutto quelli naturali sembrano “costruiti” ad hoc, temporanei e transitori, trasmettono
un’interiorità in uguale “costruzione”. Ma a controbilanciare l’insicurezza ecco una grande forza e un infinito
senso di potenza, che qui trova espressione attraverso pennellate vibranti, larghe e avvolgenti.
Il particolare allestimento, studiato insieme all’artista stesso, diventerà metafora della narrazione, dell’intrigo
irrisolto dei protagonisti. Di un’età che mai si dimentica.
Pino Caputi (Massafra, 1968) si laurea in Pittura nel 1992 all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Vive e lavora
tra Milano e il paese natale, in Puglia. Una terra che respira profondamente nelle opere dell’artista, proiettata
nella loro stessa dimensione mitica. Una realtà in cui la dimensione ritualistica esiste ancora, ed è il retaggio
di antiche tradizioni ancora vive nelle pratiche sociali della comunità. Radure, boschi, squarci di paesaggio
che testimoniano un intimo contatto dell’uomo con la natura. Lo stesso cercato dai protagonisti di Caputi.
Accompagna la mostra il testo critico di Silvia Criara
Mazzoleni Arte
via Gerolamo Morone, 6 - Milano
Orari Lunedì 15 - 19, da martedì a sabato 10 – 12.30 / 15 -19
ingresso libero