Dia-Collages. La dimensione di familiarita' che richiama la proiezione delle diapositive fa eco alla familiarita' che tutti noi abbiamo con i frammenti che compongono questi atipici 'quadri di luce'.
A cura di Marianita Santarossa e Sara Vanoncini
Il lavoro di Domenico Vaccaro procede per accumulazioni di scaglie inutili, schegge di esistenza non considerate, frammenti di oggetti dimenticati. Sono il rigore e la costanza con cui prosegue la sua ricerca a renderli unici e a scardinarne la natura. Un’ode cantilenante a tutto ciò che viene escluso perché estromesso dal circolo “virtuoso” dell’utile e necessario, un ultimo, nostalgico sguardo che cristallizza l’infinitesimale. Non è un caso che il supporto scelto sia la diapositiva, figlia di quella macchina magica, la fotografia, capace di immortalare per sempre l’istante fuggevole.
E’ perciò la dimensione ridotta concessa dal riquadro dello scrigno di plastica quella prescelta. Il cortocircuito viene innescato con lo stravolgimento della proporzione microscopica degli elementi con cui vengono create le diapositive e la straniante grandezza che assumono nella proiezione, tra il delicato e paziente processo di elaborazione e il freddo medium scelto. La dimensione di famigliarità che richiama la proiezione delle diapositive fa eco alla familiarità che tutti noi abbiamo con i frammenti che compongono questi atipici “quadri di luce”, object trouvè del nostro quotidiano.
Circolo Arci Sesto Senso
via Petroni 9/c - Bologna
lun - ven 12-24, sab 18-24
Ingresso libero