Galleria Bianca Maria Rizzi
Milano
via Molino delle Armi, 3
02 58314940
WEB
Luca Bertasso
dal 21/5/2008 al 26/6/2008

Segnalato da

Galleria Bianca Maria Rizzi




 
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21/5/2008

Luca Bertasso

Galleria Bianca Maria Rizzi, Milano

Personale di pittura. Il titolo della mostra, "Full optional", indica la comprensione di come gli oggetti di cui ci dotiamo quotidianamente diventino spesso tratti fisiognomici dei proprietari, in una fusione potente di tragico e farsesco. A cura di Stefano Castelli.


comunicato stampa

a cura di Stefano Castelli

1. Fuori gli attributi
Ricoprirsi di attributi non ha più il significato che aveva nelle società premodernei o tribali. Gli attributi di oggi - automobili, occhiali di Gucci, piercing, tatuaggi - non funzionano come un tempo funzionavano (o in altri contesti funzionano) un tatuaggio rituale o un gioiello costosissimo. Oltretutto, gli attributi oggi non possono avere la funzione intensiva di connotare l’individuo, dato che i simboli della distinzione sono generalizzati. Essi esercitano solamente la funzione estensiva di connotare l’individuo come esistente, in quanto parte di una casta che non ha più senso proprio, dato che coincide con la totalità della popolazione.
È riflettendo su questi fenomeni che Bertasso ha dato la svolta alla sua poetica, con l’ammirevole ciclo raccolto nella mostra Metrosexualii del 2007. Il successivo salto logico, che conduce alla presente Full optional, è la comprensione di come gli oggetti di cui ci dotiamo diventino tratti fisiognomici, in un processo che, se non attenesse alla realtà, sarebbe un magistrale esempio di letteratura: una fusione potente quanto nessun’altra prima di tragico e farsesco.

2. “Cosa m’è avvenuto? pensò”
Dato che Kafka è morto, Marx pure e anche Bertasso – guardandosi attorno - non si sente molto bene, siamo autorizzati ad immaginare Gregorio Samsaiii come protagonista del dipinto Full-optional (pag. xx).
“Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in UNA FUORISERIE FIAMMANTE. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi… Cosa m’è avvenuto? pensò”.
Il tragicomico, oggi, sta proprio in questo: gli oggetti che adottiamo come nostri attributi diventano parti integranti di noi, parti del Corpo. Da cose inerti passano ad essere cisti, che inglobano carne e la erodono sostituendosi ad essa e con essa mimetizzandosi. Fino a che le cisti diventano il volto e il corpo, e quindi l’individuo, che diventa attributo dell’oggetto che un tempo lo denotava.
L’altro elemento del tragico è impresso sulla faccia del protagonista di Full-optional. Giunto il momento di chiedersi “Cosa m’è avvenuto?”, egli si dà una risposta e ne ride: è felice della trasformazione.

3. Da madri assenti figli consapevoli
Tutto quanto detto finora non deve indurre a trascurare i meriti formali dell’artista. La sua pittura è un universo del tutto inedito e autonomo, figlio di una consapevolezza maniacale e della reazione alle traballanti consapevolezze altrui (in arte e nella vita). Lo stile di Bertasso riesce a creare qualcosa di inedito, allo stesso tempo dando provvisoria risposta ai dubbi di alcune delle più importanti tendenze dell’arte del Novecento.
Razionalizzare il Surrealismo, ad esempio, rendendolo esperibile sul piano concreto della prosaicità. Oppure rispondere con un primo punto stabile al dibattersi epilettico che contraddistingue la ricerca di una coscienza Pop italiana. La Pop Art italiana è una madre assente, e Schifano come si sa è un Padre Sciagurato: ecco che Bertasso riparte quasi da zero sul piano estetico, aggiornando al presente le istanze della pittura flat, ma recupera in parte le istanze Pop sul piano contenutistico. Se le campiture di colore piatto rispondono, nella loro singolarità e negli accostamenti, a una necessità intellettuale, le dorature o argentature dei contorni rispondono al bisogno di chiusura formale che arriva a sfiorare il perfetto imbastardimento tra contemporaneo e classico (così come facevano le cornici barocche di Metrosexual).
I contorni evidenziano poi l’ultimo punto sorprendente e conturbante di questi dipinti: la linea continua. I contorni delle figure si arrovellano come segmenti del’inconscio, inseparabili l’uno dall’altro. Bertasso simula la linea continua e istintiva con un processo di ideazione indistinguibile dal suo risultato. Le linee sono rovelli di carne e di pensieri, che obbligano l’occhio a errare in maniera circolare e potenzialmente infinita. L’unico punto di fuga è concettuale: si smette di vagabondare quando ci si accorge dei numeri tassonomici che costellano il dipinto e delle “date di scadenza”.

4. Questo quadro si autodistruggerà tra…
Chi o cosa sta per scadere? Certamente, si avviano verso la fine le identità che i personaggi di Bertasso si scelgono (esse sono in effetti identità a termine). Ad esempio, gli adepti della moda di Dolcegabbanevolmente (p.xx) sanno che i loro occhiali e le loro camice svaniranno allo scoccare del successivo singhiozzo della moda, che “più agile di un pugile perde i sensi e crolla in pezzi senza alcun patema”, come ci insegna Battistiiv. Quello che forse non sanno è che quando tenteranno di togliersi quegli occhiali non ci riusciranno: resteranno come marchiati a fuoco da un’identità ormai non più valida.
Ma anche il quadro stesso sta scadendo: l’artista prende la distanze dal suo costrutto, e professa modestia (ha forse sentito parlare di “morte dell’autore”?).
Infine, stiamo marcendo anche noi che osserviamo (compreso me che scrivo queste parole): noi che ci illudiamo che l’oggetto-opera d’arte ci renda presenti a noi stessi, consapevoli del fenomeno che il quadro descrive. E invece, come ogni impulso del sistema culturale di massa, l’elettricità del contatto tra referente, significato e dichiarazione estetica durerà solo qualche istante, adeguandosi alla definitiva elettrificazione del discorso interindividuale.

5. Finale evolutivo
La mostra Full-optional contiene anche un primo lacerto della possibile evoluzione futura della poetica di Bertasso. È l’opera Sconchigliamento d’inizio primavera, in cui l’artista esce dai suoi stessi schemi contenitivi e guarda dal di fuori il suo stile. Esce dalla gabbia mentale che caratterizza i suoi quadri e introduce il “genere” nella sua pittura, seppur rivisitato e filtrato. Rientrano così dalla finestra il paesaggismo e il Romanticismo, nonché la nozione di sfondo che fa da attributo al personaggio.
È questo l’inizio del fenomeno di “diffusione” che la pittura di Bertasso può iniziare a compiere. Applicando il suo modello austero e chiuso al mondo esterno, diffondendosi e generalizzandosi. Germinando se stessa.

Galleria Bianca Maria Rizzi
via Molino delle Armi, 3 - Milano
Ingresso libero

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