Palazzo Pretorio
Chiavenna (SO)
piazza San Pietro
0343 220215
WEB
Mario Paschetta
dal 6/6/2008 al 21/6/2008
martedi' - domenica 10-12 e 15-19
333 2468331
WEB
Segnalato da

Dino Spreafico




 
calendario eventi  :: 




6/6/2008

Mario Paschetta

Palazzo Pretorio, Chiavenna (SO)

Appunti di un viaggiatore lombardo. "I rossi, i bianchi gessosi e i neri corrugati in velature sovrapposte che nascondono stracci, cerniere, materiali vari di riciclo, sono la regola di quasi tutto il suo lavoro." A. C. Bellati


comunicato stampa

Mostra curata da Anna Caterina Bellati

(...)
L’ultimo artista della nostra rassegna è Mario Paschetta. La scelta di partire per un viaggio breve nella terra di Lombardia della quale tutti i nostri pittori hanno già tante volte narrato i colori, gli umori cangianti nelle diverse stagioni e la storia attraverso il cambiamento nella percezione del paesaggio, ha il sapore di un approdo. Dopo anni di ricerca intorno alle diverse manifestazioni della natura coniugate su temi e luoghi diversi, dalla montagna al mare, dalla collina al fiume, l’Adda per la precisione, questa mostra lo colloca di diritto nel novero dei pittori che tempo fa Raffaele De Grada, mio maestro, ha inserito nell’alveo del Naturalismo lombardo.
La verità della natura è una presenza nelle tele e nelle carte di Paschetta dall’inizio degli anni Novanta.

Nel suo percorso pittorico l’ossessione della terra come luogo d’indagine ha da subito una valenza fortissima e già dai primi Paesaggi ancora molto figurativi, s’intuisce il dissacrante procedimento della distruzione della forma mutuato da Morlotti. La coscienza di dover cercare la propria strada risale al tempo della frequentazione del bar Jamaica, luogo sacro dell’arte italiana nel periodo della dittatura. Intorno ai suoi tavoli nacque infatti il movimento di Corrente e Vita Giovanile, l’unica vera denuncia che Milano seppe esprimere contro il regime e il Novecentismo. Il crinale su cui Paschetta si è mosso in seguito tiene conto della lezione di quel gruppo d’artisti (oltre a Morlotti, Birolli, Cassinari, Bergolli, Ajmone, Afro, Treccani, Vedova e più in là Guttuso) il cui lavoro si basava sulla percezione del limite estremo, quando la vita può all’improvviso diventare morte e la pittura deve testimoniarne il passaggio.

Nel 1992 inizia uno studio approfondito sulla materia sia nei materiali che nel loro utilizzo, verranno così alla scoperta gli influssi che hanno avuto su di lui artisti come Burri, Crippa, Mattioli. Nell’estate del 1993 Mario Paschetta, autodidatta con un padre collezionista che fin da bambino lo portava negli atelier dei suoi amici, decide di cambiare rotta e cominciare a dipingere. “Il fatto è che stavo partendo per il mare -dichiarava in una nostra intervista- Metto le valigie in macchina e saluto i muratori che lavorano lì vicino. All’improvviso mi sono accorto della forza dei materiali che stavano usando. E non sono più partito, ho riaperto lo studio ed è iniziata la mia nuova avventura”.

La sua tavolozza impara subito a giocare con la materia. I rossi, i bianchi gessosi e i neri corrugati in velature sovrapposte che nascondono stracci, cerniere, materiali vari di riciclo, sono la regola di quasi tutto il suo lavoro. Insieme ai verdi liquorosi degli stagni, talvolta ai blu, quasi allucinati. Acrilici mischiati a colle, malta e terre. Nascono da lì i suoi loghi solitari con il terreno spaccato dall’arsura, fenditure longitudinali che suggeriscono i moti sussultori del pianeta. Le stoffe imbibite di colore si corrugano in forma di dune, colline, canaloni di montagna. Sulla tela fioriscono lagune, paludi, pianure senza nome. La materia si addensa in luci e ombre, asciugandosi si spalancano solchi e su tutto regna sovrano il silenzio. Contro il cielo plumbeo, quando non è del tutto nero, s’inerpica un albero sopravvissuto, specie di fantasma del mondo agli inizi. Ma quell’unico esempio di vita che sfida orgoglioso il vuoto dell’aria dice di una speranza dolce e profonda. “L’albero sono io -racconta- mi piace guardare abitare nei miei quadri. Essere dipinto in quel paesaggio”.

Impossibile non riconoscere questa pittura come espressione del Terzo Millennio, luogo mentale della distruzione fisica del genere umano, ma uno sguardo più attento conduce in un’altra direzione. Per comprendere le lande desolate di Paschetta bisogna ancora una volta guardare a Cézanne. L’orizzonte abbassato che chiama in causa un cielo di volta in volta tempestoso o luminoso e carico di promesse, ha a che fare con quella scoperta. La visione generale nella pittura di Paschetta è carica di tensione, di lampi di colore quasi a rinnovare il sodalizio con la natura di Cézanne che mise fine all’Impressionismo e aprì la strada a una tensione nuova, quella per cui la tela diventa il palcoscenico di un mondo in divenire.

Dopo vent’anni di lavoro estenuante, questa mostra dice qualcosa di diverso sull’indagine del mio amico. Prima di realizzare i moltissimi dipinti che riempiono questo libro e vestiranno le sale di diversi palazzi pubblici, Paschetta ha compiuto un percorso silenzioso e devoto nella Brianza di Gola, Frisia, dei due Brambilla e di Morlotti risalendo il corso dell’Adda cantato da Poma, Lilloni, Frisia jr, Trojani, fino alle montagne di Longoni e Segantini. Il contratto che Paschetta ha firmato con la storia (nel senso di storia dell’arte) in questa mostra è evidente. Se non si tenesse conto di tutto ciò che l’ha preceduto, i dipinti di questo libro, in particolare quelli dedicati al fiume Adda, non si potrebbero spiegare. I luoghi già visti mille volte, in questa nuova occasione lo hanno affascinato in modo smisurato e da qui sono nati, in brevi forsennati mesi, dei dipinti più solari e ricchi di pennellate dense, piene di luce. Ricollegandosi allo studio di Morlotti sulla sostanza primigenia, sottesa a tutto ciò che esiste, Paschetta ha infine scoperto il senso ultimo delle cose, una visione poetica che si serve della forma come azione/reazione di fronte al misterioso miracolo dell’esistenza.
Anna Caterina Bellati
tra Milano e Venezia, nella primavera 2008

Inaugurazione sabato 7 giugno 2008, ore 18.

Palazzo Pretorio
Piazza San Pietro - Chiavenna (SO)
L’esposizione, con ingresso gratuito, è visitabile durante tutto il periodo di apertura, nei seguenti orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.

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