Sesta collettiva del ciclo "La distanza e' una finzione" a cura di Lorenzo Bruni. La mostra ruota attorno all'idea di "oggetto narrante" e parte dalla riflessione su cosa possiamo considerare scultura oggi visto che molti artisti propongono oggetti minimi in cui la relazione con la pratica del quotidiano e' viva o riattivata. Esposte opere di Mario Airo', Pawel Althamer, Jason Dodge, Luca Francesconi e Gyan Panchal, anche all'interno dello studio di antiquariato di Fabrizio Guidi Bruscoli.
---english below
VIANUOVA arte contemporanea presenta la sesta collettiva del ciclo di mostre, dal titolo LA DISTANZA è UNA FINZIONE, a cura di LORENZO BRUNI. La collettiva, che inaugura giovedì 12 giugno con il titolo Le parole tra noi leggere, ruota attorno all'idea di "oggetto narrante".
La collettiva Le parole tra noi leggere riunisce artisti, differenti per generazione e maturazione culturale, che lavorano sul mettere in contrasto e in relazione l'oggetto quotidiano e l'oggetto d'arte. L'obiettivo è di dare vita ad un dispositivo che stimoli possibili narrazioni o che si faccia contenitore di esperienze. La domanda che anima questa mostra è se un oggetto si limiti alla sua forma e possa considerarsi autonomo da ciò che lo circonda o se porti invece con chiarezza le tracce di chi lo possiede o lo ha posseduto. Proprio in questo equivoco e confine agiscono questi artisti (anche se con risvolti differenti) con l'intento di alzare il normale livello di attenzione con cui le persone affrontano giornalmente il reale e lo spazio collettivo.
Così un gruppo di lampadine e candele disposte a terra di Jason Dodge (Newton, Pennsylvania, 1969) non è solo un catalogo di oggetti simili per funzione, ma anche un ritratto della persona che, su richiesta dell'artista, le ha prelevate da una casa in Polonia. Al contempo le lampadine provocano nella nostra mente una visualizzazione concreta e potente di questo contenitore perchè diviene una presenza squisitamente personale. Pawel Althamer (Varsavia,1967) pone l'attenzione su un anello, elemento intimo quanto simbolico, che è evocato dai disegni preparatori, dalle foto dell'anello e del luogo nella città di Firenze dove è stato abbandonato dal suo autore, il figlio dell'artista arrivato appositamente in città per portarvi un dono e non per prendere qualcosa. L'anello in questo caso non è assente, ma è diluito in tutto lo spazio cittadino che gli può regalare una serie di avventure o ignorarlo del tutto. Mario Airò (1961, Pavia) crea un contrasto o uno slittamento tra la potenzialità dell'immaginazione (perfettamente incarnata a livello popolare dai libri di fantascienza) e ciò che è reale attraverso l'esposizione su di un piedistallo di una comune copia di un libro di Philip K. Dick la cui copertina accoglie un vortice d'acqua. Le sculture a parete di Gyan Panchal (Parigi, 1973) sono formate da frammenti di un unico cilindro di pvc tagliato. Le varie dimensioni dei singoli pezzi e il riassemblaggio obbediscono alle regole della formula di Fibonacci. Non sappiamo se questa scelta astratta contrasti o enfatizzi questa materia apparentemente inerte di cui siamo portati ad osservare le imperfezioni della sezione del cilindro che testimonia l'azione del taglio. L'installazione di Luca Francesconi (Mantova, 1979) è un assemblaggio di varie realtà vissute e testimoniate da piani di lavoro (tavola per disegni, incudine da fabbro, pavimento in pvc piegato dello studio di un pittore) che portano le tracce della realizzazione di manufatti che però possiamo solo immaginare e non vedere nella propria completezza.
La mostra le parole tra noi leggere parte da una riflessione su cosa possiamo considerare scultura oggi e dalla constatazione che molti artisti non propongono più il monumento chiuso in sé, quanto semmai minimi oggetti la cui relazione con la pratica del quotidiano dovrebbe portare a riconsiderare tutta la sua concezione da parte dello spettatore. Queste opere, pur riflettendo sull'idea di oggetto, in bilico tra elemento autonomo e dispositivo attivo di memoria collettiva/personale, sono segni o tracce di un dialogo tra soggetti (spettatori/artisti). Ad esempio Mario Airò, nello spazio adiacente a Via Nuova, un ufficio con opere di antiquariato, riconsegna al contesto della storia dell'arte da cui l'aveva sottratta l'arancia che porta su di se l'impronta della mano che l'ha appena posata (Giardino delle delizie, 1989). Francesconi ripropone nei suoi disegni elementi, come il cerchio e il triangolo, presenti da sempre nella storia dell'umanità e per questo saturi di molteplici e riattivate simbologie, che ci ricordano che la loro interpretazione dipende dal contesto mentale in cui vengono reinserite. Panchal, che lavora sempre sulla possibilità trasfigurante del materiale indipendentemente dalla forma che compone, presenta una grande stoffa con un disegno che si manifesta per le parti mancanti di superficie tagliata. Dodge utilizza il sistema della pubblicità in cassetta per ribaltare il concetto di comunicazione a domicilio in cui ogni cittadino è passivo. Mentre Althamer, che punta sempre a creare un momento di aggregazione epifanica tra gli spettatori, ribalta l'idea dell'uso delle telecamere di sorveglianza disposte in città. Gli artisti della mostra, anche se con sfumature diverse, hanno da sempre caratterizzato il loro percorso per una commistione di linguaggi, riflettendo così anche sull'interpretazione dei segni in rapporto al contesto in cui vengono collocati. In queste opere il concetto di interpretazione degli attributi di un oggetto rispetto al proprio possessore o rispetto a chi le osserva si mischia con quella del suo autore e del suo nuovo osservatore.
La mostra prosegue all'interno dello studio di antiquariato di Fabrizio Guidi Bruscoli al numero 3 di Via del Porcellana. Questo luogo è il contesto ideale per osservare come le opere di questi artisti agiscano rispetto ai segni del passato e in un contenitore che serve per proteggere questi oggetti come un museo anche se questo si avvicina più all'idea di Wunderkammer.
VIANUOVA arte contemporanea apre a Firenze nel maggio del 2005 con un approccio inedito per una galleria poiché punta a ripensare alle attuali modalità espositive e a riflettere sulla natura del contenitore d'arte e sul suo ruolo di mediazione con il pubblico. LA DISTANZA E' UNA FINZIONE è un ciclo di mostre che parte dalla riflessione sull'ipotetica eredità del moderno (codici, linguaggi, usi attuali, memorie), e su cosa intendiamo adesso per spazio pittorico. Tutte le mostre indagheranno le modalità che gli artisti usano, dalla fine anni novanta, per definire narrazioni e storie intime quanto condivisibili con lo spettatore, il quale sarà chiamato direttamente in causa dallo spazio/sensazione messo in atto dall'opera. Più che mostre a tema saranno mostre collettive che vogliono materializzare un'atmosfera e una sensazione ben precisa in cui ritrovare e stabilire con gesti minimi cosa è il mondo e come può manifestarsi in esso il singolo individuo (artista/spettatore).
La prima mostra che ha inaugurato lo spazio di VIANUOVA arte contemporanea è stata Prendendo misure con Ian Kiaer, Didier Courbout e T-Yong Chung. La mostra puntava a ripensare alla città come spazio fisico e concreto in cui stabilire delle relazione con l'altro e non solo come idea, miraggio o spazio funzionale di attraversamento. La seconda mostra è stata invece Coincidenze con Martin Creed, Nedko Solakov, Koo Jeong-A e Jacopo Miliani e mirava a creare una condizione di stupore e non solo la sua rappresentazione, tentando poi di stabilire un rapporto diretto con il momento della fruizione dell'opera e di alzare il normale livello di immaginazione dello spettatore rispetto agli oggetti quotidiani con cui ha sempre a che fare. La terza mostra dal titolo Piani sospetti, invece, puntava a far riflettere gli artisti invitati sul concetto di autoritratto come ricognizione sui codici linguistici del gruppo culturale a cui il soggetto appartiene o dai quali proviene. Mark Manders, Carsten Nicolai, Mai-thu Perret, Federico Pietrella, Marcello Simeone puntavano a realizzare un ritratto collettivo. La quarta mostra dal titolo Geografie ruotava attorno all'idea del viaggio. Le opere di Rossella Biscotti, Paolo Parisi, Cristian Jankowsky e Roman Ondak erano storie per immagini che condividevano con lo spettatore un viaggio non come fuga ma come incontro di storie e persone e idee di luoghi da abitare. La mostra LUOGHI PER EROI-ognuno è eroi a se stesso con Dmitry Gutov, Marco Raparelli, André Romao, Matteo Rubbi si interrogava su chi oggi possa essere considerato un eroe tentando di realizzare un riflessione slegata dalla mentalità per opposti della visione novecentesca.
Per informazioni e visite su appuntamento al di fuori dell'orario di apertura contattare: 329 8316887, 335 6470394, 328 6927778 Roberto Gazulli robertogazulli@gmail.com, fguidibruscoli@gmail.com, lorenzobruni@gmail.com
VIANUOVA contemporary art
via del Porcellana 1/r, ( già via Nuova) 50123 Firenze
Info: la mostra sarà visibile nei seguenti orari: ore 16-20
L'orario di apertura dello Studio di antiquariato di Fabrizio Guidi Bruscoli in via del Porcellana 3 è su appuntamento dal lunedì a venerdi dalle ore 15 alle ore 19.
---english
The light words between us
Mario Airo', Pawel Althamer, Jason Dodge, Luca Francesconi e Gyan Panchal
VIANUOVA arte contemporanea presents its fifth group show of the series entitled DISTANCE IS FICTION, curated by Lorenzo Bruni. The show, which will be inaugurated on June 12, is called The light words between us and has as a main concept the idea of the narrative nature in objects.
The show The light words between us reunites artists that work with the relationship and the dialogue between daily objects and art objects, using them as a device to create stories or as an experience container. The question that originates the show is how much can an object communicate or how much can it be stimulated by new narrations? Is it just our fear of death or even a simple way of self-persuasion the reason we insist in looking for trails or portraits of its precedent owners? Jung, as opposed to Freud's analytical skepticism, answered this enquiry by saying simply that making the question from a propositive point of view is the one caracteristic of human beings.
For these artists, the object and the work of art are both ways to create aggregation and raise the normal level of perception of the beholder (spectator and artist) in its own everyday. Thus, Jason Dodge's (Newton, Pennsylvania, 1969) group of lightbulbs on the floor is not only a catalogue of similar funcion objects, but also a portrait of the person that took them on request of the artist, and a concrete imaging in our mind of the polish house from which they were took. Pawel Althamer (Warsaw, 1967) creates attention on an intimate and simbolic object as a ring through its absence in the exposition, but evokes it with preparatory sketches, photographs of the ring and of the exact place in Florence where it was abbandoned by its own creator and son of the artist, who will come expressly to this city to give it a gift and not to take something from it. The attention in this case is revolved to the urban space, in which who know which adventures can happen to that object. Mario Airò (1961, Pavìa) with his work L'intrattenimento-infinito creates a decomposition of the concept of the plinth, planting one in the place and making it become a presence. In fact, we realize only afterwards that on top it has a common science-fiction book that on its underground cover there is a hole with a water whirlpool, which, in its absurd presence, seems like the only true and concrete thing that makes us revalue the concept of immagination and concrete illusion. In the space number two Airò reproposes a 1989 work from giardino delle delizie (an orange with the silhoutte of a hand that has just left it), facing it with the art history context from which that work was created and from which it detached for a new fruition and perception. In fact, Airò worked in the nineties in a cross-over between arts, creating a epiphanic dimension relative to the reality and to the cultural references, highlighting the evidence that made possible the manifestation of the piece with the object of making the spectator conscient and active in respect to that which he observed. Gyan Panchal (Parigi, 1973) always works with trasfiguring posibilities of materials, relative to the forms that compose them independently. In this case a big piece of cloth that has a design make by the absence of the cloth, that has been cut and removed. Erbe is instead a pvc tube that, cut in the proportions that Fibonacci's formula commands, creates a physical structure, which most important part becomes the fragments caused by the dissection of the tube. Luca Francesconi (Mantova, 1979) proposes a sculpture installation in different work levels (drawing board, a smith's anvil, a painter's studio's pvc mat folded) that have the traces of the creation of the handiwork that we can only imagine and not really see. Francesconi has always worked with the relation with arcaic simbols that survive in the world, and this is evident with the drawings that use signs forever present (like the circle and the triangle), but that once in a while are charged with different meanings or also with the point of the blue marlin sticked into the wall, becoming this way a sun clock or a minimalist structure only because it is placed between other artistic traces.
The show The light words between us originates in the consideration of what can we consider nowadays as a sculpture, starting from the realization that many artists do not propose anymore the moment closed in itself, but the minimal object's relation with the everyday, which is alive, and that seems to revive. For this reason, even though it is a show that question the idea of the everyday object, the public object, the autonomous object in regard to the world and to the public, many pieces will come to the surface as marks that lead to the object or its imagination or its trails. The concept of interpretation of the object's characteristics in regard to its own propietor mixes with that referred to by its own author.
The show continues in Studio di antiquariato di Fabrizio Guidi Bruscoli in via del Porcellana 3
VIANUOVA contemporary art opens in Florence as a gallery with a new approach, as it proposes a review of the current expositive methods and invites us to reconsider the nature of the art container and its role as a mediator with the public. DISTANCE IS A FICTION is an art show series that origins in the contemplation of the hypothetical inheritance of the modern ways (codes, languages, present uses, memories) and on the actual meaning of pictorial space. All of the expositions will research the ways chosen by the artists –since the end of 1990- to define their narrations and their intimate stories. These will be shared directly with the observer, who will be personally involved in the space/impression created by the art work. Not theme art shows, but group shows that intend to corporealize an atmosphere, an accurate feeling, with which it is possible to determine –with only the slightest action- the meaning of the world and just how the individual (artist/observer) can be in it.
The first show that inaugurated VIANUOVA contemporary art was Taking measures with Ian Kiaer, Didier Courbout and T-Yong Chung. The exhibition aimed to re-evaluate the city as a physical and concrete space where relations with the other -not only as an idea, mirage or a functional space of percolation- may be established. The second exhibition was titled Coincidences, with artists such as Martin Creed, Nedko Solakov, Koo Jeong-A and Jacopo Miliani. Its purpose was not to represent wonder, but to create the conditions necessary to conceive it. Looking then to build a direct relation with the accomplishment of the work, and to raise the average level of the observer's imagination in relation to the everyday objects. The third show, titled Suspicious plans, encouraged the artists to reflect on the self-portrait as a reconnaissance of the linguistic codes of the cultural group the subject belongs to or comes from. Mark Manders, Carsten Nicolai, Mai-thu Perret, Federico Pietrella and Marcello Simeone planned a group portrait. The fourth show, called Geographies, revolved around the idea of the journey. The works of Rossella Biscotti, Paolo Parisi, Cristian Jankowsky and Roman Ondak were part of this exhibition. The show Places for Heroes - everyone is a hero for himself, with Dmitry Gutov, Marco Raparelli, Andrè Romao and Matteo Rubbi questioned about who can nowadays be considered an hero, trying to create a consideration disattached from the opposites mentality of the 900's vision.
Studio di antiquariato di Fabrizio Guidi Bruscoli in via del Porcellana 3 can be seen Monday to Friday from 3 pm to 7 pm on appointment
Show opening: Thursday June 12, 6:30 pm
VIANUOVA contemporary art
via del porcellana 1/r, 50123 Florence
Gallery hours: 4-8. For visiting appointments outside our normal schedules please call 329 831 6887, 335 6470 394, 328 6927778 or send an e-mail to robertogazulli@gmail.com, fguidibruscoli@gmail.com, lorenzobruni@gmail.com