Nelle opere dell'artista "la tela e' divisa in due campi. Il colore cola da una parte all'altra, in mille rivoli che si perdono nello sfondo denso di impasto. I suoi quadri introducono nella terra delle Marche, come un tappeto volante, che letteralmente trasporta la mente ad una visione zenitale del paesaggio". (C.Toraldo di Francia)
La prima volta che ho incontrato Giorgio è stato nei suo studio di Filottrano (da Mons Fillorum Octrani) una calda giornata di giugno Mentre fuori un sole accecaste scaldava le corone di mattoni chiari della smaglio e stagliava ambre lungo le strade in salita. Nel riquadro della sua finestra in lontananza le curve dolci delle colline si rincorrevano, strato dopo strato fino a perdersi nella linea interrotta del mare. Crinali continui uno dopo l'altro, perpendicolari alla linea dell'acqua, con altrettanti fiumi che scendevano dall'Appennino Adriatico. Paesaggio antico, piattaforma sedimentaria che si sgretola sotto l’azione della pioggia; Il solco ed il monte riducendosi senza posa verso quella piatta striscia sabbiosa che divide la terra dal mare.
La tela è divisa in due campi. Il colore cola da una parte all’altra, in mille rivoli che si perdono nello sfondo denso di impasto. Il quadro mi introduce nella terra delle Marche, come un tappeto velante, che letteralmente trasporta la mente ad una visione zenitale del paesaggio. La terra mi suggerisce un continuo ritorno interrotto verso il luogo di origine delle cose. Il gesto del pennello di Mercuri ricerca la terra e le crete fino ad entrare in vibrazione e segnare il luogo dell'acqua, del movimento del pantarein biologico che trasforma l’artista nella “testa matta”, pendolo ermeneutico che tutto riporta in discussione. Ed ecco che esplora stati intermedi dove vive l'ombra dimenticata delle persone, piccole silhouette fragili ed essenziali come anime sacre dl un santuario senza tempo, introducono nere opere “il trasferimento della figura”, ambiguo stimolo all'interpretazione del segno astratto e dell’artigianato della materia.
“Teste matte” si dispongono in cerchio, come aureole improbabili del monte Conero, testa matta del litorale marchigiano, eccezione splendida e sinistra che tutto precipita nel segno della catastrofe. Così la terra si spezza, gli acidi corrodono le tavole, il cartone si spella il pennello si trasforma in cesoia, coltello, le mani stesse diventano attrezzi, toccando e ornando il gesso e la carta l’umido ed il secco dei paesaggi improvvisi che appaiono sono l'impulso del piacere dell’incontro con l'arte. Attraverso le opere di Mercuri percorriamo I territori della mente e dello sguardo in una sequenza mai interrotta di piccoli scatti cene un anematografo della materia e dei colori che costruisce una ideale geografia delle Marche. Ma nel momento in cui pensiamo di cullarci nell’illusione di un sentiero conosciuto, lo scarto e l’imprevisto ci sorprendono, smascherando la consuetudine e ripristinando il gusto della scoperta e di una visione che attraversando la tenue membrana del fenomeno, ci Introduce verso paesaggi e figure che non avremmo aspettato, Così Mercuri ci trasporta con le sue 'teste matte” verso una Regione conosciuta ma sempre nuova, ripristinando il gusto di saltare sopra il cavallo alato dell’Arte, che unisce con un colpo d'ala territori ed epoche per riconciliarci con il piacere dell'immaginazione senza sosta.
Inaugurazione sabato 26 luglio ore 19
L'Idioma - Centro d’Arte
Via delle Torri, 23 - Ascoli Piceno
Orari: feriali: 18 - 20 / festivi: 10,30 - 12
ingresso libero