Chiesina dell'Ospedale
Meldola (FC)
Via Cavour 60
0543 499429 FAX 0543 490862

Un altro Risorgimento
dal 4/9/2008 al 27/9/2008
feriali 16-19 festivi: 10-12 / 16-19

Segnalato da

Sabrina Reali




 
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4/9/2008

Un altro Risorgimento

Chiesina dell'Ospedale, Meldola (FC)

L'esposizione e' composta da 24 incisioni di Giovanni Fattori, provenienti dalla Collezione Timpanaro tutte acqueforti di soggetto militare, a cui si aggiuge, solo per il catalogo, l'Autoritratto. Le opere, quasi tutte di piccole dimensioni, documentano un aspetto della vita militare solitamente ignorato dall'iconografia ufficiale, spesso visto con un filtro romantico ed eroico, ma che in realta' era fatto di fatica quotidiana, sudore e atti di coraggio non riconosciuti.


comunicato stampa

a cura di Vincenzo Farinella

Venerdi 5 settembre 2008 alle ore 17.30, presso la Chiesina dell’Ex Ospedale, in Via Cavour 60/D a Meldola, si inaugurerà la mostra UN ALTRO RISORGIMENTO - Incisioni militari di Giovanni Fattori, curata dal Prof. Vincenzo Farinella, docente presso l’Università di Pisa, coordinata dal Maestro Tonino Simoncelli, Presidente dell’Accademia degli Imperfetti, e promossa dal COMUNE DI MELDOLA - Assessorato alla Cultura. Una mostra che coincide con il centenario della morte di Giovanni Fattori e che vuole sottolineare l’importanza di questo 2008 per il panorama culturale della città di Meldola, dopo l’avvio delle Celebrazioni per il 150° Anniversario della morte di Felice Orsini. L’esposizione sarà composta da 24 incisioni, provenienti dalla Collezione Timpanaro (Pisa, Palazzo Lanfranchi, Museo della Grafica), tutte acqueforti di soggetto militare, a cui si aggiuge, solo per il catalogo, l’Autoritratto, anch’esso un’incisione autografa dell’artista. Le opere, quasi tutte di piccole dimensioni, documentano un aspetto della vita militare solitamente ignorato dall’iconografia ufficiale, quello che Fattori amava di più, che sentiva più vicino alla propria visione di questo mondo, spesso visto con un filtro romantico ed eroico, ma che in realtà era fatto di fatica quotidiana, sudore e atti di coraggio non riconosciuti. Come ebbe da dire lui stesso agli amici nel 1877, mentre ricordava con amarezza che un committente «non comprò il mio quadro perché i soldati erano smorti di colore e troppo impolverati, per cui non gli piacevano»: «È chiaro che i soldati non li vogliano – e quando non li vuole il Ministro - né S. Maestà, né le L. Altezze - mi dici perché devo farli?».

«[...] Fattori amava il mondo dei soldati, ma non gli scontri all’ultimo sangue, l’esaltazione vitalistica che nasce sul campo di battaglia, il parossismo delle eroiche cariche di cavalleria, che pur talvolta dipinse ed incise, mirabilmente, e che tanto piacevano al pubblico: basti pensare alla grande lastra, la Carica di cavalleria, commissionatagli dalla Società di Incoraggiamento delle Belle Arti di Firenze nel 1883, che apre la serie delle sue straordinarie acqueforti con un risultato di indubbia maestria tecnica, ma lontanissima, nel suo epico dinamismo, dal tono sospeso ed assorto tipico della maggior parte delle sue incisioni [...]. Fattori amava il mondo dimesso delle retrovie, la fatica e la noia che gravano tanto spesso come un macigno sulla vita militare, i piccoli inutili eroismi quotidiani degli umili popolani obbligati a servire la patria: «quei popolani coi loro volti abbronzati dal sole e induriti dalle fatiche» che, da giovane, aveva visto piangere nella sua Livorno [...]. Anche se si rendeva conto che la sua particolarissima interpretazione di questo genere pittorico proprio non incontrava i gusti del pubblico, non riuscì quasi mai a dipingere le tele militari, “ciarlatane” e “da scenario”, che gli venivano richieste, nemmeno quando ad incoraggiarlo era l’amico Diego Martelli: quelle tele patriottiche e retoriche che avevano annoiato e disgustato anche Telemaco Signorini. Proprio Signorini notava, con sconfortata ironia, che «il pubblico che ha bisogno del dramma e del moto, specialmente nel genere battaglie, passa indifferente davanti ai rari pregi dei soldati italiani dipinti dal Fattori e preferisce piuttosto certi turchi esposti in un fiero combattimento, dove la scimitarra ottomana fa salsiccia di greci». Eppure Fattori sosteneva con convinzione: «Io son pittore e la mia missione sarebbe illustrare fatti militari della nostra redenzione» [...] (Vincenzo Farinella).

Il catalogo, edito per i tipi de IL VICOLO Editore, documenta tutte le incisioni in mostra attraverso le fotografie della Fototeca del Gabinetto Disegni e Stampe del Dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa, a firma di Elda Chericoni e Valerio Sironi, e con il contributo critico del Prof. Vincenzo Farinella, curatore della mostra.

Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825 da una benestante famiglia di artigiani e commercianti. La sua precoce propensione al disegno spinge la famiglia natale ad avviarlo agli studi artistici, che avranno come primo maestro, dal 1842 al 1845, Giuseppe Baldini, non molto amato dall’allievo. Ventenne, giunge a Firenze nel 1845 ed entra nell’esclusiva scuola privata di Giuseppe Bezzuoli, dove comincia a frequentare un gruppo di amici che risulteranno determinanti nella sua formazione intellettuale: tra gli altri, Verulo ed Alcibiade Bartorelli, membri della Giovine Italia e Ferdinando Valdesi, che appartiene come Fattori alla Società segreta dei progressisti fondata da Enrico Bartelloni. L’anno successivo entra all’Accademia di Belle Arti di Firenze, divenendo uno degli allievi più sovversivi; molto intensa è, infatti, l’attività politica che il giovane artista livornese svolge in questi anni fiorentini. Nel 1949 conosce Nino Costa, pittore determinante per la crescita artistica di Fattori, e che gli rimarrà amico fino al 1905. Gli anni Settanta dell’Ottocento sono per Fattori, come per il resto del mondo intellettuale italiano, gli anni della disillusione politica. I molti premi ricevuti negli anni successivi, il fatto di essere stato nel 1877 insegnante del principe Eugenio Napoleone Bonaparte, e le conoscenze fatte grazie alla famiglia Gioli e a Diego Martelli, consentono all’artista di divenire un maestro di pittura molto richiesto dall’aristocrazia fiorentina. Sullo scorcio dell’Ottocento e i primi anni del Novecento l’artista è particolarmente attivo, probabilmente stimolato dall’interesse che i critici mostrano per i macchiaioli. Così Fattori non solo scrive molte pagine autobiografiche, ma partecipa anche alle Promotrici, alle esposizioni nazionali ed internazionali come Berlino nel 1896, Dresda nel 1897 e Monaco nel 1900. Il 30 agosto del 1908 l’artista, che nel 1902 aveva scritto «solo l’arte stavami addosso senza saperlo, né ancora lo so», muore a Firenze; il 1 ottobre gli vengono tributati funerali solenni e la salma viene sepolta a Montenero, insieme agli uomini illustri della città.

Per informazioni: Ufficio Cultura Tel. 0543 499429
Fax 0543 490862
sociali.cultura@comune.meldola.fo.it

Inaugurazione Venerdi 5 settembre 2008 alle ore 17.30

Chiesina dell’Ex Ospedale
Via Cavour 60/D a Meldola
Orario: feriali 16.00 - 19.00, festivi: 10.00 - 12.00 / 16.00 - 19.00
Ingresso: gratuito

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