Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Torino
via Modane, 16
011 3797600 FAX 011 3797601
WEB
Atelier van Lieshout
dal 17/9/2008 al 11/10/2008
martedi' - domenica 12-20, giovedi' 12-23, lunedi' chiuso
011 3797600

Segnalato da

Angiola Maria Gili



approfondimenti

Atelier van Lieshout



 
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17/9/2008

Atelier van Lieshout

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Boardroom e' parte del work in progress chiamato Slave City: una citta' utopica, tuttavia molto razionale, efficiente e proficua ideata da Atelier van Lieshout nel 2005 e in continua crescita, regolata da un regime totalitarista rigidissimo. La mostra e' organizzata nell'ambito di Living Spaces, rassegna di spazi inventati e strutturati da artisti e designer. In mostra i modellini della Citta' degli schiavi, realizzati in cartone, poliestere e acciaio, disegni, acquarelli, che ritraggono alcuni elementi importanti della struttura interna della comunita'.


comunicato stampa

Una città di schiavi. L’immagine della nostra contemporaneità?

In occasione del World Design Capital - Torino 2008, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prosegue LIVING SPACES, la rassegna di spazi inventati e strutturati da artisti e designer che sottolinea come i confini tra arte e design siano ormai fluidi.
Dopo il progetto di Martì Guixè (5 giugno - 5 luglio 2008), inaugura giovedì 18 settembre la mostra BOARDROOM di Atelier van Lieshout (18 settembre - 12 ottobre 2008).
Un collettivo di artisti olandesi ha concepito un modello di città immaginaria degli schiavi, enfatizzando i danni provocati dal capitalismo avanzato. Una sorta di lager iper strutturato e razionale. Ma si discosta poi tanto dalla nostra vita contemporanea?

ATELIER VAN LIESHOUT
Atelier van Lieshout, è un collettivo di circa venti artisti con base a Rotterdam. Diretto da Joep van Lieshout, nasce nel 1995 e da allora ha un programma di mostre molto intenso che lo portano nei più importanti musei a livello internazionale. Atelier van Lieshout e' attivo nel campo dell'arte contemporanea, del design e dell'architettura, realizzando opere che indagano e giudicano la natura commerciale della società contemporanea. I loro lavori, capaci di trovare il punto di contatto tra arte e design, sono stati esposti al PS1 e al MOMA di New York, allo Stichting Museum di Rotterdam, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, alla Kunstverein di Düsseldorf, al MACBA di Barcellona e alla Biennale di Venezia 2003.
In un’intervista sul proprio stile Joep van Lieshout ha affermato: “c’è sempre una giustapposizione tra razionale ed irrazionale, bene e male, bello e brutto nel mio lavoro. Credo che l’ecologia sia molto importante e che dovremmo averne coscienza, ma mentre le persone si concentrano sui cambiamenti climatici, ci sono molte atre persone alle loro spalle che stanno trasformando il mondo per i propri interessi. Infatti non dobbiamo dimenticarci come la società stia annullando le libertà, la possibilità di esprimersi a causa della globalizzazione e del capitalismo. Va bene l’ambiente...ma guardati alle spalle!”

BOARDROOM
BOARDROOM è parte di un ampio progetto in divenire chiamato Slave City (Città degli schiavi).
Una città utopistica, tuttavia molto razionale, efficiente e proficua (che renderebbe 7,8 milioni di profitto netto all'anno) ideata da Atelier van Lieshout nel 2005 e in continua crescita.
BOARDROOM è la sala riunioni del direttivo di Slave City, una città regolata da un regime totalitarista rigidissimo.
In mostra verranno presentati disegni, acquerelli, modelli di piccole dimensioni e oggetti di dimensioni reali che ritraggono alcuni elementi importanti della struttura interna della comunità: la torre serbatoio, l'ospedale, i bordelli maschili e femminili. Al loro interno si intravedono perfette miniature che riproducono alcune delle infrastrutture interne della comunità: sale conferenze, dormitori, una sala professori. I professori sono gli unici, in questo edificio, ad essere retribuiti per il loro lavoro. Tutte le altre stanze sono riservate agli slaves che vengono istruiti per essere poi impiegati in questa fantastica struttura lavorativa. Le sculture, i modelli e i disegni testimoniano la vita condotta in questa città immaginaria dai contorni futuristici. Gli abitanti di Slave City lavorano secondo precise direttive dando vita ad una società estremamente efficiente ma senza libertà; in essa i valori morali tradizionali, l'etica, l'estetica sono totalmente stravolti, il concetto classico di comunità e' del tutto messo in discussione; cibo, energia, economia, organizzazione, management, mercato finanziario sono messi sottosopra, mescolati, riformulati, ridisegnati in una città di 200.000 abitanti. Gli -schiavi- di Slave City si chiamano -partecipanti-; lavorano sette ore al giorno concentrandosi sui vantaggi della tecnologia, impiegati nel telemarketing e nella programmazione dei computers. Dopo il lavoro d'ufficio dedicano altre sette ore al lavoro dei campi o nelle botteghe al fine di assicurare la sussistenza dell'intera comunità, tre le ore di pausa, sette le ore di sonno. Il tutto è strutturato in modo che uomini e donne siano separati. Gli abitanti di Slave City non sono indipendenti, ma la città in sé è totalmente autonoma; garantisce, producendolo, il sostentamento alimentare per tutti, ricicla i rifiuti, e' la prima città al mondo (di queste dimensioni) a funzionare senza combustibili fossili importati o elettricità, e ad usare esclusivamente l'energia del sole e del vento o bio-diesel. Slave City e' una città verde che non spreca le risorse ambientali. Grazie al lavoro altamente strutturato e super efficiente dei suoi abitanti il profitto netto di Slave City ogni anno si aggira intorno agli 8 milioni di dollari sviluppando la cultura capitalista esistente e portando il concetto di produttività e profitto ai massimi livelli.
Ad eccezione dei numerosi e indispensabili complessi per il pubblico servizio, nella Città degli Schiavi esiste anche una lussuosa sede centrale, un borgo sicuro ed accogliente per gli impiegati di livello superiore, un centro per l'educazione e la salute, un bordello e un centro d'arte.

IL PROGETTO DI ATELIER VAN LIESHOUT
“Benvenuti a Board Room la Sala Riunioni del Direttivo di Slave City (la città degli schiavi), in cui si riunisce regolarmente l’esecutivo di questa città, un’importante (ma ancora utopico) esperimento in autosufficienza sociale ed ambientale. Come potete vedere il tavolo è apparecchiato per I membri assenti, ma gli oggetti aiutano a capire il business del Board.
Il servizio di ceramica è illustrato egregiamente con le attività e gli intrattenimenti di Slave City; ciascuno dei venti direttori, incluso quello del dipartimento di selezione, del dipartimento di sicurezza, del dipartimento per il trapianto degli organi, del dipartimento per la macelleria, del dipartimento per il riciclo, dei due dipartimenti per le ispirazioni (uno per uomo e uno per donna), del dipartimento delle arti e della cultura e via di seguito, hanno un posto specifico e la sala offre tutti i benefit necessari a dirigere una città che in realtà è un’azienda.
Come ipotetico partecipante (così vengono chiamati i 200,000 residenti di Slave puoi guardare le piante di questa città per capire la sua natura e le sue attività future.
Un campo di concentramento futurista, Slave City usufruisce delle ultime tecnologie. I suoi partecipanti vengono divisi per genere e operano seguendo rigidamente le direttive del Board. Lavorano sette ore al giorno negli uffici e successivamente sete ore nei laboratory, o nei campi, godendo di tre ore di riposo prima di sette ore di sonno. Benché il regime non permetta ai suoi abitanti alcuna indipendenza, limitando brutalmente le loro libertà, questa città è totalmente autosufficiente e ad ‘impatto-zero’, riciclando tutti i rifiuti e usando gas naturali”.

Il progetto BOARDROOM (18 settembre – 12 ottobre) è presentato nella projectroom in contemporanea alla mostra YouPrison (fino al 16 ottobre).

Ufficio Stampa press@fondsrr.org
Angiola Maria Gili angiola.gili@fondsrr.org 011 3797610
Silvio Salvo silvio.salvo@fondsrr.org 011 3797632

Inaugurazione Giovedì 18 settembre 2008 dalle ore 18.30 alle ore 21
Giovedì 18 settembre l’ingresso a You Prison sarà gratuito dalle ore 18.

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16, Torino
Orario: mar/dom, 12/20, gio 12/23. Lunedì chiuso
Biglietti: Intero euro 5, Gruppi euro 4, Ridotto euro 3

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Adrian Villar Rojas
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