Boardroom e' parte del work in progress chiamato Slave City: una citta' utopica, tuttavia molto razionale, efficiente e proficua ideata da Atelier van Lieshout nel 2005 e in continua crescita, regolata da un regime totalitarista rigidissimo. La mostra e' organizzata nell'ambito di Living Spaces, rassegna di spazi inventati e strutturati da artisti e designer. In mostra i modellini della Citta' degli schiavi, realizzati in cartone, poliestere e acciaio, disegni, acquarelli, che ritraggono alcuni elementi importanti della struttura interna della comunita'.
Una città di schiavi. L’immagine della nostra contemporaneità?
In occasione del World Design Capital - Torino 2008, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
prosegue LIVING SPACES, la rassegna di spazi inventati e strutturati da artisti e designer che
sottolinea come i confini tra arte e design siano ormai fluidi.
Dopo il progetto di Martì Guixè (5 giugno - 5 luglio 2008), inaugura giovedì 18 settembre la mostra
BOARDROOM di Atelier van Lieshout (18 settembre - 12 ottobre 2008).
Un collettivo di artisti olandesi ha concepito un modello di città immaginaria degli schiavi,
enfatizzando i danni provocati dal capitalismo avanzato. Una sorta di lager iper strutturato e
razionale. Ma si discosta poi tanto dalla nostra vita contemporanea?
ATELIER VAN LIESHOUT
Atelier van Lieshout, è un collettivo di circa venti artisti con base a Rotterdam. Diretto da Joep van
Lieshout, nasce nel 1995 e da allora ha un programma di mostre molto intenso che lo portano nei
più importanti musei a livello internazionale. Atelier van Lieshout e' attivo nel campo dell'arte
contemporanea, del design e dell'architettura, realizzando opere che indagano e giudicano la
natura commerciale della società contemporanea. I loro lavori, capaci di trovare il punto di contatto
tra arte e design, sono stati esposti al PS1 e al MOMA di New York, allo Stichting Museum di
Rotterdam, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, alla Kunstverein di Düsseldorf, al MACBA di
Barcellona e alla Biennale di Venezia 2003.
In un’intervista sul proprio stile Joep van Lieshout ha affermato: “c’è sempre una giustapposizione
tra razionale ed irrazionale, bene e male, bello e brutto nel mio lavoro. Credo che l’ecologia sia
molto importante e che dovremmo averne coscienza, ma mentre le persone si concentrano sui
cambiamenti climatici, ci sono molte atre persone alle loro spalle che stanno trasformando il
mondo per i propri interessi. Infatti non dobbiamo dimenticarci come la società stia annullando le
libertà, la possibilità di esprimersi a causa della globalizzazione e del capitalismo. Va bene
l’ambiente...ma guardati alle spalle!”
BOARDROOM
BOARDROOM è parte di un ampio progetto in divenire chiamato Slave City (Città degli schiavi).
Una città utopistica, tuttavia molto razionale, efficiente e proficua (che renderebbe 7,8 milioni di
profitto netto all'anno) ideata da Atelier van Lieshout nel 2005 e in continua crescita.
BOARDROOM è la sala riunioni del direttivo di Slave City, una città regolata da un regime
totalitarista rigidissimo.
In mostra verranno presentati disegni, acquerelli, modelli di piccole dimensioni e oggetti di
dimensioni reali che ritraggono alcuni elementi importanti della struttura interna della comunità: la
torre serbatoio, l'ospedale, i bordelli maschili e femminili. Al loro interno si intravedono perfette
miniature che riproducono alcune delle infrastrutture interne della comunità: sale conferenze,
dormitori, una sala professori. I professori sono gli unici, in questo edificio, ad essere retribuiti per il
loro lavoro. Tutte le altre stanze sono riservate agli slaves che vengono istruiti per essere poi
impiegati in questa fantastica struttura lavorativa. Le sculture, i modelli e i disegni testimoniano la
vita condotta in questa città immaginaria dai contorni futuristici. Gli abitanti di Slave City lavorano
secondo precise direttive dando vita ad una società estremamente efficiente ma senza libertà; in
essa i valori morali tradizionali, l'etica, l'estetica sono totalmente stravolti, il concetto classico di
comunità e' del tutto messo in discussione; cibo, energia, economia, organizzazione,
management, mercato finanziario sono messi sottosopra, mescolati, riformulati, ridisegnati in una
città di 200.000 abitanti. Gli -schiavi- di Slave City si chiamano -partecipanti-; lavorano sette ore al
giorno concentrandosi sui vantaggi della tecnologia, impiegati nel telemarketing e nella
programmazione dei computers. Dopo il lavoro d'ufficio dedicano altre sette ore al lavoro dei campi
o nelle botteghe al fine di assicurare la sussistenza dell'intera comunità, tre le ore di pausa, sette le
ore di sonno. Il tutto è strutturato in modo che uomini e donne siano separati. Gli abitanti di Slave
City non sono indipendenti, ma la città in sé è totalmente autonoma; garantisce, producendolo, il
sostentamento alimentare per tutti, ricicla i rifiuti, e' la prima città al mondo (di queste dimensioni) a
funzionare senza combustibili fossili importati o elettricità, e ad usare esclusivamente l'energia del
sole e del vento o bio-diesel. Slave City e' una città verde che non spreca le risorse ambientali.
Grazie al lavoro altamente strutturato e super efficiente dei suoi abitanti il profitto netto di Slave
City ogni anno si aggira intorno agli 8 milioni di dollari sviluppando la cultura capitalista esistente e
portando il concetto di produttività e profitto ai massimi livelli.
Ad eccezione dei numerosi e indispensabili complessi per il pubblico servizio, nella Città degli
Schiavi esiste anche una lussuosa sede centrale, un borgo sicuro ed accogliente per gli impiegati
di livello superiore, un centro per l'educazione e la salute, un bordello e un centro d'arte.
IL PROGETTO DI ATELIER VAN LIESHOUT
“Benvenuti a Board Room la Sala Riunioni del Direttivo di Slave City (la città degli schiavi), in cui si
riunisce regolarmente l’esecutivo di questa città, un’importante (ma ancora utopico) esperimento in
autosufficienza sociale ed ambientale. Come potete vedere il tavolo è apparecchiato per I membri
assenti, ma gli oggetti aiutano a capire il business del Board.
Il servizio di ceramica è illustrato egregiamente con le attività e gli intrattenimenti di Slave City;
ciascuno dei venti direttori, incluso quello del dipartimento di selezione, del dipartimento di
sicurezza, del dipartimento per il trapianto degli organi, del dipartimento per la macelleria, del
dipartimento per il riciclo, dei due dipartimenti per le ispirazioni (uno per uomo e uno per donna),
del dipartimento delle arti e della cultura e via di seguito, hanno un posto specifico e la sala offre
tutti i benefit necessari a dirigere una città che in realtà è un’azienda.
Come ipotetico partecipante (così vengono chiamati i 200,000 residenti di Slave puoi guardare le
piante di questa città per capire la sua natura e le sue attività future.
Un campo di concentramento futurista, Slave City usufruisce delle ultime tecnologie. I suoi
partecipanti vengono divisi per genere e operano seguendo rigidamente le direttive del Board.
Lavorano sette ore al giorno negli uffici e successivamente sete ore nei laboratory, o nei campi,
godendo di tre ore di riposo prima di sette ore di sonno. Benché il regime non permetta ai suoi
abitanti alcuna indipendenza, limitando brutalmente le loro libertà, questa città è totalmente
autosufficiente e ad ‘impatto-zero’, riciclando tutti i rifiuti e usando gas naturali”.
Il progetto BOARDROOM (18 settembre – 12 ottobre) è presentato nella projectroom in
contemporanea alla mostra YouPrison (fino al 16 ottobre).
Ufficio Stampa press@fondsrr.org
Angiola Maria Gili angiola.gili@fondsrr.org 011 3797610
Silvio Salvo silvio.salvo@fondsrr.org 011 3797632
Inaugurazione Giovedì 18 settembre 2008 dalle ore 18.30 alle ore 21
Giovedì 18 settembre l’ingresso a You Prison sarà gratuito dalle ore 18.
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16, Torino
Orario: mar/dom, 12/20, gio 12/23. Lunedì chiuso
Biglietti: Intero euro 5, Gruppi euro 4, Ridotto euro 3