La fotografa e' entrata nella casa di Frida Kahlo per raccontare l'anima velata dell'artista scegliendo di fotografare il bagno, l'unico ambiente proibito e interdetto al pubblico, il piu' spoglio e desolato. L'obiettivo mette a fuoco busti, protesi, grucce, strumenti medici, un camice, resi in un bianco e nero teatrale e volti a testimoniare la sofferenza di tutti i giorni.
a cura di Marco Delogu
Tra i più importanti ed influenti fotografi dell’America Latina degli ultimi decenni, la celebre fotografa messicana, è in Europa per ritirare il prestigioso premio internazionale di fotografia della Hasselblad Foundation vinto con il lavoro El Baňo de Frida in mostra nelle sale della galleria. Graciela Iturbide è entrata nella casa di Frida Kahlo a Coyoacán, sobborgo di Città del Messico, per raccontare l’anima velata della donna e dell’ artista.
La Casa Azul, dove l’artista è nata e morta, oggi è diventata un museo dove sono esposti al pubblico i quadri e i tanti oggetti folkloristici di cui Frida si era circondata. Ma Iturbide sceglie di fotografare il bagno, l’unico ambiente proibito e interdetto al pubblico, il più spoglio e desolato, dove le pareti perdono il colore acceso del resto della casa. L’obiettivo mette a fuoco busti, protesi, grucce, strumenti medici, un camice, resi in un bianco e nero teatrale e volti a testimoniare la sofferenza di tutti i giorni.
“In quel bagno lo spettacolo è finito e ciò che la performance quotidiana di Frida nascondeva viene rilevato, l’icona ridiventa donna. Le fotografie che Iturbide scatta in questa stanza sono asciutte e scabre, pochi i dettagli, costruite su geometrie essenziali e precise. Colpisce come siano allo stesso tempo carnali e astratte, emotive e rigorose.”
Cristiana Perrella
“Ritroviamo nelle fotografie il busto dipinto da Frida, ma anche la presenza fisica di Graciela, quasi un bisogno di essere presente, di confessarsi fotografa e sorella, interprete e amica.”
Giovanna Calvenzi
Graciela Iturbide, allieva del grande maestro Manuel Alvarez Bravo, incentra sin dall’inizio la sua ricerca fotografica sulle culture indigene iniziando così un viaggio durato anni nella complessità della civiltà messicana più antica. Nel 1989 realizza il suo primo importante progetto, Juchitán de las Mujeres, dedicato al popolo Zapotec ed in particolare alle sue donne, con il quale vince il prestigioso W. Eugene Smith Award.
Le sue immagini fotografiche, nel rigore del bianco e nero, si caratterizzano per una grande semplicità ed equilibrio, sia formale che compositivo. La sua fotografia attraversa con il tempo molteplici luoghi e generi; nel 2000 è in India con Sebastião Salgado e Raghu Rai per il progetto India-Mexico. Con il tempo Iturbide allarga i confini della fotografia documentaria sintetizzando in immagini di straordinaria forza i contrasti tra natura e cultura, oggettività e soggettività, identità e paesaggio, e riuscendo a ritrarre con uguale densità la quotidianità e il rito, la tradizione e la modernità, se stessa e gli altri.
Inaugurazione giovedì 16 ottobre 2008, ore 19
V.M.21 arte contemporanea
Via della Vetrina, 21 – Roma
Orari: lunedì-venerdì 11.00/19.30 - sabato 16.30/19.30