Galleria Sonia Rosso
Torino
via Giulia di Barolo, 11/h
011 8172478 FAX 011 8172478
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Delaine Le Bas
dal 7/11/2008 al 6/2/2009
Martedi - Sabato, 14 - 19.30

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Galleria Sonia Rosso



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Delaine Le Bas



 
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7/11/2008

Delaine Le Bas

Galleria Sonia Rosso, Torino

Paradise found. I lavori di Le Bas si trovano "al riparo della lunga ombra dell'Eden, sguardi di spie sedotte alla vista di nuovi, possibili Giardini che anelano piene di rabbia. Un utero di bambole, protette dalla luce da una tessitura di diversi viticci, popolera' questo teatro. La luce, il cielo e un uccello saranno fisicamente cuciti al mondo; verranno lanciati braccialetti e numeri fortunati, preziosamente ricamati per proteggere questo secondo mondo da una possibile espulsione..."


comunicato stampa

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“Cervelli pasciuti e pascentisi intorno a me: sotto lampade a incandescenza, infilzati, con un tenue palpito delle antenne: e nel buio della mia mente un bradipo del mondo sotterraneo, riluttante, schivo di luce, che muove le sue squamose volute di drago. Pensiero è il pensiero del pensiero. Tranquilla luminosità. L'anima è in certo modo tutto ciò che è: l'anima è la forma delle forme. Tranquillità subitanea, vasta, incandescente: forma delle forme”. James Joyce, Ulisse, 1922.

Dopo la Caduta, il Dio dell’Eden contemplò il disastro seguito al risveglio degli esseri che aveva Lui stesso creato. Fu la punizione loro attribuita, la cacciata dal Giardino dell’Eden, che rese reale il cambiamento. La radura delle lire, della frutta e del dolce sonno fu persa per sempre, sorvegliata da un Cherubino con testa di uomo, corpo di leone e spada fiammeggiante. E il posto del Giardino fu preso da domicili sparsi, limitati dalle quattro, frenetiche mura della nascita, della parentela, del lavoro e della morte: fu una diaspora oppressa dalla claustrofobia.

I lavori di Delaine Le Bas si trovano tra queste mura, al riparo della lunga ombra dell’Eden, sguardi di spie sedotte alla vista di nuovi, possibili Giardini che anelano piene di rabbia. Un utero di bambole, protette dalla luce da una tessitura di diversi viticci, popolerà questo teatro. La luce, il cielo e un uccello saranno fisicamente cuciti al mondo; verranno lanciati braccialetti e numeri fortunati, preziosamente ricamati per proteggere questo secondo mondo da una possibile espulsione causata dai “miasmi di un dio in putrefazione1”.

Il mondo sotterraneo fa parte del progetto. I bambini di stoffa, vestiti e mascherati di merletti che si intonano con le loro pelli di garza, imbracciano teschi come se fossero elmi ed emblemi, materni doni cuciti a macchina, fonti di bellezza e protezione. Le bambole, quaggiù, esercitano un grande potere. Cacciano il male appostandosi tra letti e tende, con gli occhi scuri e le guance infossate, simili a quei finti medici che, i volti nascosti da lunghe maschere a becco, si aggiravano tra le pestilenze medievali. L’Inferno teme tutto ciò che è ambiguo, e celato. I mascherati potrebbero infatti essere eroi, fantasmi, uomini camuffati come i propri Animali-Guida, burattini selvaggi ma consapevoli che si aggirano tra i confini recintati del mondo. Persino i tormentatori di Dante e Bosch li eviterebbero, spaventati dalle loro facce spettrali abbigliate di pelle e teschi.

Le scaglie di drago dei luoghi più oscuri si spargono, e diventano lustrini sulle schiene e sulle ali di specie nuove e appariscenti. Procreando, lanciandosi nel ricordo e ascoltando a vicenda le proprie antenne sussurranti, costoro sono i soldati e le balie del lavoro di Delaine Le Bas, una cospirazione di parti respinte per la loro inutilità, malignità o irrilevanza, mutate da cuciture viventi e colori che amano. Perse nel caos, osservano un paradiso sospeso tra l’irrimediabilmente perduto e il ritrovato.

Delaine Le Bas ha esposto PARADISE LOST in varie sedi, tra cui il primo “Roma Pavilion” alla Biennale di Venezia del 2007, la Biennale Cuvee di Linz, la Galleria Compton Verney e la Galleria Giti Nourbakhsch.
PARADISE FOUND è la sua prima mostra personale alla Galleria Sonia Rosso e in italia.

Damian James Le Bas, 2008

1. Isaac Rosenberg, God, in The Collected Works of Isaac Rosenberg: Poetry, Prose, Letters, and Some Drawings, (London: Chatto and Windus, 1937). Poema pubblicato per la prima volta nel 1916.

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“Fed and feeding brains about me: under glowlamps, impaled, with faintly beating feelers: and in my mind's darkness a sloth of the underworld, reluctant, shy of brightness, shifting her dragon scaly folds. Thought is the thought of thought. Tranquil brightness. The soul is in a manner all that is: the soul is the form of forms. Tranquillity sudden, vast, candescent: form of forms.”
James Joyce, Ulysses, 1922 text

The God of Eden saw disaster in the Fall, the awakening of the beings he had created. For those beings it was their punishment, the expulsion from the Garden, that actualised the change. The glade of lyres and fruits and lulling sleep is lost, guarded by the cherub with its lion body, head of man and flaming sword. In place of the Garden there would be the scattered domicile, each with its four frenetic walls of childbirth, relationship, activity and death; a diaspora clogged by claustrophobia.

Within these walls Delaine Le Bas works, roofed by the long shadow of Eden, the gazes of spies seduced at the threading of new gardens, seething at them. A womb of dolls will populate the stage, a weaving of different tendrils shade them; light and sky and bird preciously stitched to the world, charms and lucky numbers cast, some hemmed in tight to seal the second world against expulsion by the “miasma of a rotting God”1.

The underworld colludes in the project. Skulls are embraced as helms and emblems by the fabric children, masked and dressed in frills that match their own gauze skins, machined gifts of maternal layers, guarding and pretty. The doll wields powers here. Lurking among beds and tents, its dark eyes and sunken cheeks like the toucan-nosed quack of the plague, it stalks the wicked. And the ambiguities are frightening to Hell. The masked ones might be hero, phantom, human with animal mother's mask, a knowing puppet suckling the wild in fenced confines. Even the belted tormentors of Dante and Bosch will run from them, chased out of their element by peachy faces decked in leather and skulls.

The dragon scales of darker places are rent and scattered, made sequins on the backs and wings of gaudy new species. Begetting, remembering, listening to each other's whispering antennae, they are the soldiers and the nurses of Le Bas' work, a conspiracy of parts rejected for their uselessness, irrelevance or evil, changed and quickened by living stitches loving colour, clutter, seeing paradise encrusted on the off-cast and the found.

Delaine Le Bas has exhibited in the First Roma Pavilion PARADISE LOST at the 2007 Venice Biennale, and in a solo exhibition at Galerie Giti Nourbakhsch, Berlin, in 2008. PARADISE FOUND is her first solo exhibition at Galleria Sonia Rosso.

Damian James Le Bas, 2008

1. Isaac Rosenberg, God, in The Collected Works of Isaac Rosenberg: Poetry, Prose, Letters, and Some Drawings, (London: Chatto and Windus, 1937). Poem first published 1916


Opening 8 Novembre 2008, h 21

Galleria Sonia Rosso
via Giulia di Barolo 11/h - Torino
Martedì - Sabato, 14.00 - 19.30
Ingresso libero

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