Leisure. Personale di fotografia. L'autrice coglie con l'obiettivo l'inattivita', l'inerzia della statica assoluta come forma connessa al riposo delle forme, alla loro fissita' intrinseca. Mostra a cura di Thomas Bugno.
"Into a Limbo large and broad, since called The Paradise of Fools, to few unknown."
John Milton
Paradise Lost
a cura di Thomas Bugno
Chi ha "dato luce" a queste fotografie cerca quello che il nostro mondo non può offrire: uno spazio ed un tempo incondizionati, un qualche "dove" integro e ascetico, un Limbo. Spazi aperti ed estesi, privi di un qualsiasi moto che ci possa condurre da qualche parte, sospesi in un "vacuus" che ci impone una necessità di colmare. Una domanda viene spontanea: dove deve dirigersi l'occhio?
Lo sguardo curioso andrà vagando al centro della foto o ai suoi bordi: in quei punti dove le figure (mancanti o assenti, direbbero alcuni) si daranno come suggestioni di una grande pace, di una staticità che dice molto dell'oggi: si può riempire lo spazio di tutto o di nulla, il risultato è lo stesso: non si rappresenta e non si dà significato a nulla. Quello che queste immagini significano è quello che vi è rappresentato, ovvero il significante che schiude un'intuizione (o un sospetto), come fine ultimo di un dialogo estetico tra un osservante o l'oggetto osservato.
L'autrice di queste fotografie è suggestionata dalla confortevole inattività, e dall'inerzia muta e desolante della statica assoluta che ella coglie con l'obiettivo. Lei direbbe che si tratta dell'ozio (da cui "Leisure") "come forma connessa al riposo delle forme, alla loro staticità intrinseca. Staticità non negativamente connotata, bensì spazialmente rinvenuta".
La pace si trova, non si cerca: è un premio imprevedibilmente dato in certi momenti, in alcune situazioni e senza criterio. Ma c'è dell'altro. C'è sempre dell'altro. E' percepibile una precisa sensazione di terminazione, un silenzio forse crepuscolare, del "dopo vissuto", un post-Mondo. Stranamente, l'immobilità, i colori sono vividi e accesi senza mai essere veramente ardenti o crudi: ora simili a pastelli vivi, ora ad acquerelli unidimensionali.
Ed è questa misura apertamente onirica e di esplicita immaginazione, in cui gli spazi si arrendono all'oblio del non-movimento, che queste foto sembrano più disegni; in questi terreni, cantieri e cunicoli, in cui le forme severe e lineari sono di qualche conforto contro il silenzio, emerge un desiderio di lucida astrazione e una sorta di libido incauta e sognatrice, vaga, feconda - una forza in costante ricerca dello stadio successivo all'ozio contemplativo e assorto: il nulla.
"Nell'ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta a galla." (Virginia Woolf)
Inaugurazione 22 Novembre ore 19:00
Officine Fotografiche Ass.ne Culturale
Via casale de Merode 17a – Roma
Ingresso Libero