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Giorgio Andreotta Calo'
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Giorgio Andreotta Calo'



 
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18/12/2008

Giorgio Andreotta Calo'

Zero... (vecchia sede), Milano

Volver. L'artista e' interessato alla dimensione dell'attraversamento, intesa come un percorso di avvicinamento all'opera, che si sviluppa mediante un processo di prelievo di frammenti dalla realta' e di riappropriazione del paesaggio e della sua storia. Utilizzando come materia prima edifici abbandonati e oggetti di recupero, Calo' arriva a creare situazioni al limite tra operazioni partecipative e interventi architettonici.


comunicato stampa

Il centro intorno a cui gravita la ricerca di Giorgio Andreotta Calò è la dimensione dell’attraversamento, intesa come un percorso di avvicinamento all’opera, che si sviluppa mediante un processo di prelievo di frammenti dalla realtà e di riappropriazione del paesaggio e della sua storia. Utilizzando come materia prima edifici abbandonati, materiali di recupero, oggetti esposti nel tempo agli agenti atmosferici, Calò arriva a creare situazioni al limite tra operazioni partecipative e interventi architettonici diretti, spesso reminiscenti delle esperienze processuali e concettuali degli anni Sessanta e Settanta. Ciò che resta dei lavori dell’artista è una memoria visiva, una sorta di “residuo attivo” di un processo o di un’azione consumata in un tempo e in un luogo reali.

In tal senso è da intendersi anche il progetto Atto Terzo. Volver, parte integrante di un lavoro più ampio, Il Prodigioso Cristo di Limpias, iniziato con un cammino intrapreso dall’artista nell’estate del 2008, che l’ha portato a percorrere a piedi una distanza di circa 1600 chilometri tra Francia, Spagna e Portogallo. Nel suo insieme l’opera sul Prodigioso Cristo di Limpias, che è suddivisa in una serie di capitoli volutamente sfasati da un punto di vista cronologico e geografico, riflette sul tempo del percorso, che non si sviluppa mai in modo uniforme, secondo una linea retta, benchè disponga di una direzione e di un ordine di successione, ma procede piuttosto per salti, interruzioni e latenze. Tali intermittenze, tuttavia, non arrestano la continuità del percorso rendendolo immobile e cristallizzato; al contrario, gli permettono di aprirsi e di intrecciarsi con altre vie, di animarsi con altri tempi e forme per assumere un’unità processuale eterogenea.

Atto terzo. Volver è dunque uno degli intervalli di quest’opera ancora incompiuta, è la fase, come suggerisce anche il titolo, in cui il percorso volge all’ennesimo arresto e si apre ad una nuova riconfigurazione. L’intervento pensato per la mostra alla galleria ZERO… consiste in un’operazione delicata, in cui la barca dell’artista, mezzo che gli ha permesso di attraversare e navigare luoghi estranei, subisce una doppia trasformazione: la prima legata al suo “volo”, che si conclude sulla terrazza esterna della galleria; la seconda causata dall’intervento diretto dell’artista e dagli agenti atmosferici, che determinano la scomposizione della barca e la sua ricomposizione in un sarcofago vagamente biomorfico, animato dai riflessi dell’acqua sottostante.
I lavori in mostra pongono l’accento sul processo stesso del divenire di una visione e sul modo in cui essa cambia sembianze, si riconfigura in moto perpetuo nello spazio immaginario e nella presenza fisica, per diventare un’immagine “attiva e reattiva”.
Mara Ambrožič

opening: 19 dicembre 2008, h. 19.00

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