Museo Cantonale d'Arte
Lugano
via Canova, 10
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Due Mostre
dal 15/1/2009 al 28/2/2009

Segnalato da

Museo Cantonale d'Arte



 
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15/1/2009

Due Mostre

Museo Cantonale d'Arte, Lugano

Il Museo riapre al pubblico dopo i lavori di ristrutturazione, con un progetto dedicato a Cesare Lucchini dal titolo 'Quel che rimane' che presenta negli spazi del pianterreno e del primo piano circa 40 opere di grande formato e una serie di olii su tela e su carta recenti. Gli spazi del 2' piano ospitano, invece, il progetto della fotografa Stefania Beretta. La serie di scatti riuniti sotto il titolo 'In memoriam' ha per oggetto luoghi devastati dalle fiamme.


comunicato stampa

Il Museo Cantonale d'Arte riapre al pubblico il 17 gennaio 2009, dopo i lavori di ristrutturazione, con un progetto espositivo dedicato a Cesare Lucchini, esponente di spicco della scena artistica ticinese. La mostra dal titolo “Quel che rimane”, realizzata in collaborazione con le Kunstsammlungen Chemnitz, dove è stata ospitata dal 18 ottobre 2008 al 4 gennaio 2009, presenta negli spazi del pianterreno e del primo piano circa 40 opere di grande formato. Gli olii su tela e su carta documentano le fasi più recenti della ricerca di Lucchini restituendone la complessità dell’universo pittorico.

L’attuale fase creativa di Cesare Lucchini – costituita principalmente da dipinti di grande formato successivi all’anno 2000 – mostra un intrico di linee energiche e leggeri accenti di colore stesi sulla tela con gesti espressivi astratti. Solo di rado gli oggetti rappresentati sono chiaramente identificabili come cose o creature del quotidiano. A renderli ancora meno riconoscibili è la mancanza di confini distinti tra gli oggetti e l’ambiente circostante. I passaggi sono sfumati, gran parte delle superfici pittoriche sono offuscate da velature. Gli oggetti perdono la propria autonomia e la profondità dell’immagine si chiude in una superficie impenetrabile.

Lucchini non esita a svelarci l’origine dei suoi soggetti, afferma infatti: “Lo spunto per realizzare un dipinto nasce di solito dalle riflessioni che mi suscitano alcuni avvenimenti, drammatici, della vita quotidiana. Certe realtà mi provocano forti emozioni, in alcuni casi rabbia e possono, di conseguenza, diventare una ragione per iniziare un’esperienza pittorica. In altri casi, invece, sono determinati stati d’animo più privati che possono essere degli incentivi per un inizio di un’altra ricerca pittorica.”

Il corpus di opere che compone l’esposizione ci confronta con una pittura in grado di attivare pregnanti percorsi di lettura che, pur muovendo da incipit figurativi labili, offrono spunti di riflessione su temi inerenti la realtà contemporanea. La maturità del linguaggio artistico di Lucchini gli consente di evitare ogni retorica o tentazione narrativa, egli utilizza, per esprimere la sua visione del mondo, le peculiarità degli strumenti della pittura, sicuramente i più adeguati per illustrare quello stadio del pensiero descritto da Dubuffet, dove le forme sono “quasi”, mai definite in modo finito e univoco. All’osservatore rimane la libertà di completare, con la propria immaginazione e sensibilità, il percorso di lettura dei dipinti. Le opere su tela e su carta presentate negli spazi prima di Chemnitz e ora di Lugano restituiscono la straordinaria intensità di questa nuova stagione creativa dell’artista. Colore, tratto e materia emanano una potenza espressiva di forte suggestione, dove il complesso rapporto fra astrazione e figurazione costituisce una sfida sempre rinnovata.

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Stefania Beretta
In Memoriam

Gli spazi del secondo piano del Museo Cantonale d'Arte ospitano dal 17 gennaio al 1 marzo 2009 il progetto della fotografa ticinese Stefania Beretta. La serie di fotografie – in bianco e nero, a colori e monocrome – riunite sotto il titolo “In memoriam” ha per oggetto luoghi devastati dalle fiamme. Si tratta di boschi situati in Italia, Francia e Cantone Ticino. La località è tuttavia ininfluente, Stefania Beretta è, infatti, attratta dall’evento in sé, indipendentemente dal luogo geografico. L’accanimento degli incendi sul territorio rappresenta una sorta di sfida. Come restituire la verità di un luogo che non è più, che è stato alterato per sempre? Come può l’immagine fotografica rendere la straordinarietà dell’evento? L’artista articola la sua personalissima risposta attraverso diverse modalità esecutive: il bianco e nero, l’intervento sulla pellicola in b/n, il colore e stampe fotografiche monocrome. Comune denominatore delle diverse tecniche adottate è il formato 120 x 120 cm che inquadra immagini di desolazione: distese di cenere, tronchi arsi, rami carbonizzati, pietre bruciate; una dimensione tra il preistorico e l’extraterrestre, dove l’uomo non ha dimora.

Lo sguardo di Stefania Beretta, in un gioco di rasoterra e abbassamenti che plasma l’equilibrio compositivo, si focalizza su momenti diversi del processo di distruzione e la successiva rinascita della vegetazione: le foto in bianco e nero rivelano la “morte naturale” dei luoghi (per tacere la componente dolosa); l’esigenza di intervenire sul negativo con bruciature e manipolazioni è dettata invece dal desiderio di restituire analiticamente l’entità della catastrofe, quasi ad aggiungere un ingrediente tattile a quello visivo, a rendere la violenza dell’evento nella sua complessità di variazioni cromatiche; i monocromi – di colori terrosi tratti da pantone – evocano invece una rinnovata dimensione vitale resa, significativamente, da immagini monocrome di colori artificiali. Infine le fotografie a colori registrano il lento, ma inesorabile rinascere del luogo.

Attraverso giustapposizioni di fotografie che trovano nel dittico una formula ricorrente sia in catalogo sia in mostra, Stefania Beretta offre al nostro sguardo un universo che è fisico (che cosa altera la materia più del fuoco?) e mentale (che cosa più delle fiamme dice di distruzione e rinnovamento?). Non si tratta di reportage, di commento sociale, ma di restituire la passione per un soggetto che diventa necessità, necessità di rendere attraverso il linguaggio fotografico l’intensa e ineluttabile presenza del disastro, della catastrofe. Stefania Beretta afferma a proposito: “... sono soltanto cenni, accenni, sono il mio modo di voler vedere le cose che accadono senza essere ricordate. Parlare di denuncia forse è ‘retorica’, ma certamente è una necessità di ‘rivelare’. Queste immagini presentano la natura offesa dall"uomo...”. Il progetto è stato presentato nel 2007 presso la Galerie Beck & Eggeling di Düsseldorf e la Fondazione Sant’ Antonio di Noli Ligure.

Le mostre sono realizzate con il sostegno del Percento culturale Migros Ticino.

Conferenza stampa di presentazione: Venerdì 16 gennaio 2009 alle ore 11

Museo Cantonale d'Arte
Via Canova 10, Lugano
Martedì 14–17
Mercoledì–Domenica, Lunedì di Pasqua e Pentecoste 10–17

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Roberto Donetta
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