Trafik. Dopo numerose incursioni dal 2005, la citta' accoglie ufficialmente il duo "scaf-scaf", clandestini dell'ufficialita', e la loro ciurma ancora occulta d'artisti extracomunitari del progetto Trafik.
a cura Adriano Baccilieri
Quando la sigla ‘scaf-scaf’ del transponder sarà rilevata dai tracciati radar delle torri di controllo di Bologna, vorrà dire che Arta Ngucaj e Arben Beqiraj, ossia gli ormai noti ‘scafisti-scafati’ sono approdati in città (dove da tempo risiedono e operano, pur ‘viaggiando’ ovunque) per una tappa di vertice del loro progetto ‘trafik’ che conta già altre tappe ed eventi precedenti, dal maggio 2008, e si svilupperà ‘oltre’, fino al 2010.
Accadrà il 23 gennaio, e come banchina d’attracco sarà loro riservato un Evento Off di ArteFiera-ArtFirst. Il nucleo dei due artisti ‘extracomunitari clandestini’, operante ai margini della legalità e delle norme vigenti nel sistema dell’arte, ha colpito nel segno, facendo breccia nella roccaforte dopo avervi prodotto varie incursioni di predisposizione, dirette o indirette.
La loro identità s’era definita paradossalmente lontano dal mare, componente e simbolo del loro progetto, nella clandestinità di colline remote della nostra regione, dove s’erano insediati; era l’autunno del 2005, ‘Ouverture n.1 – Premio Campigna’.
Ma il richiamo del mare, via liquida che dal loro paese avrebbe potuto far circolare clandestinamente loro ed altre opere misconosciute a priori da un sistema precostituito li attraeva troppo. Così hanno alzato la bandiera degli emarginati e dei ribelli, adottando i modelli esecutivi dei banditi malavitosi. Traversata da Valona a Bari in gommone con materiale artistico illegale (ci fu una segnalazione, sottovalutata, in data 24 gennaio 2008); approdo a Bari, con collocazione in isolamento e quarantena alla Biennale Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo, BJCEM, 26 maggio 2008, come evento OFF che il Comune di Bologna – per non creare incidenti diplomatici - dovette sostenere. Per prodursi in questa incursione avevano persino irretito il governo albanese, mascherando l’impresa illecita con uno workshop tenutosi presso L’Accademia di Belle Arti di Tirana, il 19 maggio precedente, reclutando altri artisti clandestini.
Nel frattempo avevano mandato segnali più o meno subliminali per far capire che qualcosa sarebbe accaduto: installazioni sulla facciata d’un fabbricato, dove risiedono occultamente, che fronteggia il MAMbo, con la connivenza sospetta di tutti i condomini.
In occasione delle celebrazioni al divino Ontani, tentarono d’interferire nell’evento con il fascio di luce d’un faro improbabile che segnalava in morse un s.o.s poco sopra l’ingresso all’antologica la loro presenza nell’ombra; e chi fosse passato lungo il lato della strada opposto, avrebbe avvertito sciabordio d’onde nell’oscurità, qualche grido di gabbiano immateriale, e il borbottio fuori fase d’un fuoribordo usurato. Stavano segnalando l’arrivo.
Per predisporlo, anche a vantaggio d’altri, hanno inoltre creato un passaporto di libero ingresso nel sistema dell’arte, per ogni clandestino di fatto o ad honorem; ovviamente così artisticamente falso da indurre qualunque controllore a concedere il visto per solidarietà, evitando complessi di colpa. Così è avvenuto che, infine, abbiano pure bivaccato al MAMbo, il 04 ottobre 2008, in un primo contatto ‘interno’ con il territorio vietato ed antagonista.
Il 23 gennaio 2009 ARTEFIERA-ARTFIRST OFF, cattedrale del sistema, accoglierà ufficialmente il duo ‘scaf-scaf’, Arta Ngucaj e Arben Beqiraj, clandestini dell’ufficialità, e la loro ciurma ancora occulta d’artisti extracomunitari del progetto ‘trafik’; in una situazione pertanto contraddittoria e a rischio. Dovranno entrarvi, esibire la loro provocazione, ed uscirne indenni, senza variare d’un sol grado la loro rotta borderline; senza che la prua del gommone, con il suo carico clandestino, rialzata e rivolta verso la facciata del MAMbo, venga affondata da qualche proditorio maroso.
Oltre quel braccio di mare certo seducente, ma infido nella logica d’una sfida all’ufficialità da vincere, li attendono infatti altre rotte ad estensione del progetto, fino ad Atene, giugno 2009, e Tirana nel 2010, e oltre ancora, con l’imbarco di nuovi clandestini, extracomunitari del sistema, non solo albanesi, ma italiani, greci…ed ogni altro, tutti insigniti d’un falso passaporto ‘albanese’ ad honorem a firma ‘scaf-scaf’.
Il loro intento - come hanno scritto – insiste, entro ed oltre la provocazione, sulla volontà di “valorizzare giovani artisti attraverso un flusso di mobilità trasnazionale che instauri coesioni culturali volte a porre l’accento sulla necessità che ogni forma d’arte ‘clandestina’ rispetto al sistema venga da questo considerata e riconosciuta”; “il progetto ‘trafik’, attraverso il mezzo-icona d’un gommone, simbolo di mobilità clandestina, ‘Zattera della medusa’ d’una creatività giovane in fermento, a rischio consapevole ma in felice deriva creativa, intende far navigare il dialogo interculturale con ogni suo accento estetico, culturale e politico, virtualmente sconfinando dalle acque territoriali di qualsivoglia configurazione geografica ed istituzionale”.
Tale è il forte senso concettuale dell’azione-progetto; la qualità d’ogni clandestino rientra in altre logiche, una volta imposto al sistema un dovere d’attenzione.
Adriano Baccilieri
Associazione Culturale Ion Art
Via Don G. Minzoni 13 - Bologna