Un nuovo week end di danza al teatro Kismet con le produzion di tre giovani coreografe contemporanee: sul palco le ultime creazioni di Pathosformel, Barbara Toma e Teodora Castellucci.
Un nuovo week end di danza al teatro Kismet con le produzion di tre giovani coreografe contemporanee: sul palco le ultime creazioni di Pathosformel, Barbara Toma e Teodora Castellucci.
Pathosformel
La timidezza delle ossa
venerdì 23 e sabato 24 gennaio h 21.00
Daniel Blanga Gubbay
Francesca Bucciero
Paola Villani
e con la collaborazione di Milo Adami
produzione: pathosformel / FIES Factory One
in collaborazione con Sezione Autonoma – Teatro Comandini. Cesena
Segnalazione speciale – Premio Scenario 2007.
25'
Un telo bianco e incorniciato divide completamente lo spazio; il corpo in scena da chi è venuto a vederlo.
Una superficie ininterrotta che sigilla la visione, senza concedere immagini in trasparenza.
A rompere l’attesa appare una forma impressa sul telo dal retro, il primo frammento di un corpo umano che nasce dalla materia, per far risaltare alla luce le forme sfumate delle proprie sporgenze.
Sulla superficie bianca riaffiorano quelli che sembrano essere resti umani o reperti di una civiltà sepolta: frammenti che si affermano in rilievo, che sembrano sbocciare da questa materia lattea per generare un bassorilievo in continuo movimento.
La progressione delle immagini ricrea un corpo nell’atto della propria formazione. Se dal principio i frammenti appaiono singolarmente, arrivano in seguito a ricomporre l’immagine familiare di un corpo umano. Come feti che definiscono la propria anatomia durante i mesi della gestazione, i corpi si modellano gradualmente e sperimentano la capienza dell’utero premendo ciecamente contro le pareti di un pallido ventre materno; costruiscono un corpo apparentemente privo di limitazioni gravitazionali, capace di mostrarsi lungo la totalità della superficie.
Setto nasale, femore, nocche e scapole sono scomposti ed esposti attraverso un’epidermide talmente sottile da non riuscire più a celare nulla: sono apparizioni che privilegiano gli spigoli delle ossa e comprimono la forma della carne, modificando la percezione del corpo fino a creare una sorta di danza radiografica. Del corpo umano rimane così la sola struttura portante e spariscono fisionomia, tratti distintivi e carne.
In una lenta progressione il corpo si distacca dalla materia, si impone in maniera autonoma e intraprende una lotta contro il telo, nel perenne tentativo fallimentare di fissare la propria immagine o emergere oltre questo confine invalicabile.
Così ogni volta che il corpo si distacca, i rilievi vengono nuovamente inghiottiti dall’indifferente omogeneità del telo, come dettagli di un ricordo che si va lentamente perdendo; i frammenti divengono i caratteri di una nuova forma di scrittura che non può lasciare traccia o testimonianza.
La timidezza è ora duplice. Da un lato una sorta di convenzionale timidezza a mostrare le ossa: ad esporre un corpo anonimo ridotto alla sua semplice struttura, privato di risvolti intimi a cui affezionarsi e tuttavia in grado di essere veicolo di costruzione scenica. Dall’altro è la dovuta timidezza che il corpo scenico trasporta con sé, necessità di ritirarsi al termine dell’atto, nel donarsi e bruciare in un rogo scenico che non lasci traccia.
Barbara Toma
Ritratto felice I
venerdì 23 gennaio h 22.00
produzione roba bramata
coreografia Barbara Toma
interpretazione Valentina Sordo
con il sostegno di PiM spazio scenico Milano e aiep
20'
La coreografa Barbara toma dedica la prima tappa della sua ricerca sulla percezione alla creazione di un assolo.
Con il pretesto di creare/dedicare un ritratto alla danzatrice Valentina Sordo (sua collaboratrice più stretta) la coreografa si allontana per la prima volta dalla scena per dedicarsi interamente al lavoro di regia e coreografia
Con Ritratto felice la coreografa continua ad approfondire la sua eterna ricerca sull'identità femminile e sulla comunicazione. Stavolta però la sfida sarà cercare di sottolineare il lato comico delle cose, inoltre inizia con questo primo ritratto un suo studio sulla sintesi,sul cercare di cogliere l'essenza.
Una performance che promette di amalgamare lo stile forte e le scelte coraggiose che contraddistinguono i lavori della coreografa Barbara Toma alla forza, la fragilità, la delicatezza e lo spiccato talento comico della danzatrice Valentina Sordo.
La luce di un flash nel buio
un corpo nello spazio
poca luce
la percezione di un corpo in movimento
la forza del non detto
l’ironia
la forza di toccare l’anima con leggerezza
la magia della penombra
“un autore deve sapersi reinventare sempre, deve trovare soluzioni per poter continuare a porre domande,studiare e trovare il modo di interpretare ciò che lo circonda, muovere il pubblico , mettere a fuoco particolari altrimenti inosservati, provocare, chiedersi perché..
sopravvivere come danzatrice/coreografa non è facilissimo. Sopratutto in Italia. Un autore deve anche saper trovare il modo per far sopravvivere il proprio lavoro. Continuare a creare non è scontato mio malgrado uno dei temi portanti delle mie ricerche è diventata la sopravvivenza questa volta ho affrontato il problema riducendo al minimo indispensabile le spese ritratto felice è scarno, con pochissime luci(solo delle lampadine e una torcia), una sola danzatrice (con addosso pochissimi indumenti) che in scena accende e spegne luci e suono da se ritratto felice è un ritratto di Valentina, di una donna, ma anche della nostra condizione vita e di lavoro ”
Barbara Toma
Teodora Castellucci
À elle vide
sabato 24 gennaio h 22.00
coreografia, scena, costumi Teodora Castellucci con Teodora Castellucci e Agata Castellucci musiche originali Demetrio Castellucci
25'
La performance di 25 minuti, prende spunto da due figure animalesche: un gallo rosso sangue e uno scorpione bianco, evidenziati da copricapi a forma di cresta e di coda, così da svelare la natura degli animali. Le due figure danzano al ritmo incessante di una musica elettronica alta per decibel e veloce per bpm. Il gallo compie movimenti ginnici isterici alterati, mentre lo scorpione è quasi immobile, austero, riflessivo. Lo spettacolo è la contrapposizione di queste due figure, unita a un gioco di buio e luci che diventa fondamentale per esaltare il vuoto che le circonda.
Teatro Kismet Opera
strada S. Giorgio martire 22/f, Bari