Fulcro dell'esposizione restano, gli 83 pezzi della Collezione Bassani. Opere di artisti dei più importanti gruppi etnici della regione che va dall'Africa Occidentale all'Angola, la cosiddetta Africa Nera.
L'esposizione ruota interno alla straordinaria raccolta di sculture
africane dei territori subsahariani messa insieme da uno dei maggiori
esperti dell'arte di quel continente, Ezio Bassani ma, a differenza
della presentazione dell'estate del 2000 nelle sale del Palazzo Reale di
Milano, ha taglio e contenuti assolutamente originali.
La grande mostra di Bologna, infatti, parte dalla presentazione dei
reperti della Collezione Bassani (destinati al costituendo museo
milanese delle Culture Extraeuropee) per allargarsi, sia pure per
exempla, intorno ad tema molto più ampio ed affascinante, ovvero
l'influenza che, già in antico, l'arte africana ha avuto sull'arte e
sull'artigianato in Europa e, per opposto, quanto le esigenze della
clientela europea abbiano inciso su alcune espressioni dell'arte e
dell'artigianato dell'Africa Nera.
L'analisi non riguarda tanto l'ormai comprovata influenza che le
cosiddette "arti primitive" hanno avuto sulla storia dell'arte
occidentale tra Ottocento e Novecento, quanto invece su ciò che era
avvenuto nei secoli precedenti, in situazioni sino ad oggi meno indagate
se non del tutto sconosciute.
Come ricorda in catalogo Ezio Bassani (che, con Cristiana Morigi Govi,
cura la mostra di Bologna), i primi contatti e le prime esplorazioni
moderne dell'Africa non mediterranea risalgono agli inizi del 1300 e
già nel 1375 le città di Goa e Timbuctu sono correttamente
posizionate nell'Atlante del re di Francia, Carlo V. Negli stessi anni,
anche gli italiani stabiliscono le prime basi per il commercio con
questi territori e un secolo dopo Antonio Malfante, in missione
commerciale, si spinge lungo il bacino del Niger. Timbuctu, cittÃ
ricca e raffinata, venne visitata da Benedetto Dei, agente dei Portinari
e poi dei Medici, mentre i genovesi tentano la via del mare, scoprendo
prima le Canarie e poi le Azzorre. A questi tentativi fa seguito
l'esplorazione sistematica delle coste del continente avviata a metÃ
del '400 dai Portoghesi che raggiungono il golfo di Guinea, quindi la
Sierra Leone, il Ghana (definito, non a caso, Costa d'Oro), poi il
Congo, il Benin, per raggiungere, nel 1486, con Bartolomeo Diaz, il Capo
di Buona Speranza e, nel 1498, con Vasco de Gama, le Indie. Dopo aver
circumnavigato il continente nero la strada è aperta e l'Africa
divenne meta di spedizioni di tutte le potenze marittime.
Con le navi di ritorno, giungono in Europa i primi esempi d'arte
africana, Il primissimo arrivo documentato è del 1470 ed ha per
oggetto una spada ed alcune statuette di legno acquistate da Carlo il
Temerario da un cavaliere portoghese. Da allora, i prodotti di un'arte
che destava curiosità enorme entrano a far parte delle collezioni e
delle camere delle meraviglie di chiunque potesse permetterselo.
L'interesse sollevato dall'arrivo in Europa di questi reperti è tale
da creare una moda culturale e un doppio circuito: accanto ai manufatti
propri delle culture dell'Africa Nera, gli artigiani di quei territori
vennero incaricati di creare opere in avorio riservate al mercato
europeo: saliere, cucchiaie, forchette impugnature di coltelli e
olifanti in cui sono combinati elementi iconografici e formali africani
con altri di origine chiaramente europea.
Di queste bellissime opere la mostra di Bologna allinea alcuni esempi
stupefacenti tutti provenienti da raccolte emiliane e romagnole, a
testimonianza di un gusto collezionistico per l'esotico che aveva preso
piede fin dai primi del '500 per esplodere poi nei due secoli
successivi.
Con i preziosi manufatti d'avorio, la nobiltà bolognese ha cercato
e, a caro prezzo ottenuto, anche altre "africanerie", come i tessuti di
filo di palma provenienti dall'antico Regno del Congo.
L'arrivo degli oggetti ha alimentato anche la voglia di saperne di più
sulla realtà dei mitici territori di provenienza.
Mediatori di conoscenza sono stati, accanto a uomini d'arme e mercanti,
i missionari che da subito erano stati inviati dai rispettivi ordini
religiosi e convertire le "popolazioni pagane".
Attivi furono, tra gli altri, i Cappuccini che fondarono in Congo e
Angola la cosiddetta "Missio Antiqua". Esponente di rilievo dell'Ordine
è Padre Giovanni Antonio Cavazzi da Montecuccolo (1621 - 1678) che
esercitò per circa un ventennio la sua missione in Congo, Matamba e
Angola, e di quei paesi e dei loro abitanti scrive una monumentale
"Istorica descrizione" che viene pubblicata postuma nel 1687; tre secolo
dopo (1969) sono ritrovati tre manoscritti contenenti notizie sulla
missione e, soprattutto, in uno dei fascicoli, 33 disegni, eseguiti con
inchiostri colorati dallo stesso Cavazzi, che documentano momenti della
vita delle popolazioni presso le quali il Cappuccino emiliano aveva
esercitato la sua missione. I preziosi disegni sono la più antica
testimonianza figurativa su un paese dell'Africa Nera realizzate in loco
da un europeo.
La sequenza, ripresa elettronicamente per consentirne una agevole
visione, viene proposta al pubblico, per la prima volta, dalla mostra
bolognese assieme all'illustrazione di manufatti raccolti nella regione
a riprova della fedeltà alla realtà africana dei disegni stessi.
Fulcro dell'esposizione restano, naturalmente, gli 83 pezzi della
Collezione Bassani. opere di artisti dei più importanti gruppi etnici
della regione che va dall'Africa Occidentale all'Angola, la cosiddetta
Africa Nera.
La scultura, di cui la Collezione in mostra offre una esauriente
panoramica, è la forma d'arte figurativa più diffusa nei territori
sub-sahariani. Le opere sono generalmente in legno, lavorato secondo un
procedimento che non permette ripensamenti o errori, senza disegni
preparatori, né abbozzi, ma frutto di una eccezionale maestria tecnica
unita ad una perfetta capacità di immaginare l'opera finita. Oggetto
delle raffigurazioni è spesso la figura umana, antenato o divinitÃ
tutelare, quasi sempre isolata ad accezione dei gruppi dedicati alla
maternità , o le maschere, sia di uomo che di animale. Sono figure che
emanano una forte energia e un grande senso di dignità e compostezza.
Di particolare interesse sono alcune delle opere esposte quali, ad
esempio, la maschera Bambara dai volumi geograficamente perfetti, la
maschera Dan dalla stilizzazione sublime e quella Mama di estrema
raffinatezza, o le austere figure di antenati Hemba di regale
nobiltà .
La mostra è idealmente dedicata al poeta Premio Nobel Leopold Sedar
Senghor, recentemente scomparso.
Bologna,dal 16 marzo al 30 giugno 2002.
Orario: 9-18,30
Chiuso lunedì non festivi e 1° maggio.
Ingresso: 6 Euro, ridotti 4
Euro,
gratuito sino ai 6 anni.
Mostra a cura di Ezio Bassani e Cristiana
Morigi Govi.
Catalogo Artificio Skira,
con interventi dei curatori,
euro
25.
Per informazioni e prenotazioni: +39.051.235204
e-mail: ArteAfricaNera@comune.bologna.it
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI
Sergio Campagnolo,
tel. 049.663499, e-mail: info@studioesseci.net
museo Civico Archeologico
Via dell'Archiginnasio 2
Bologna