"Si recupera il piacere dello sguardo (Linda Pak), la narrazione onirico-simbolica (Benny Megassini), l'espressione di se' (Roberto Atria), la gioia primordiale (Guido Ripamonti). Qui la pittura e' narrativa coloratissima, le cui componenti coinvolgono il loro rapporto con il reale attraverso la mediazione del soggetto-artista." (D. Bochicchio)
Presentazione di Domenico Bochicchio
Il gruppo di artisti in mostra, pur nella diversità di stili e poetiche, hanno in comune il recupero di un’esperienza artistica che riprende un linguaggio comune rielaborato su relazioni oggettuali con la realtà.
Finalmente questi giovani artisti rifuggono la ricerca ossessiva della novità, del colpo di scena, di quelle trovate manieristiche e barocche delle post-neo-trans-pop-avanguardie che hanno ridotto l’arte a strumento pre-comunicativo, a meschina intelaiatura consumistica.
Si recupera il piacere dello sguardo (Pak), la narrazione onirico-simbolica (Megassini), l’espressione di sé (Atria), la gioia primordiale (Ripamonti). Qui la pittura è narrativa coloratissima, le cui componenti coinvolgono il loro rapporto con il reale attraverso la mediazione del soggetto-artista. Un reale che si offre come occasione interpretativa non nella sua compiutezza “logica”, ma nella sua parzialità di sogno, in cui il fluire evanescente della rappresentazione fa stare insieme sensualità, simulacri onirico-simbolici e momenti del vivere quotidiano. Qui il corpo femminile genera senso, diventa motivo di comprensione reale autentico e si presenta come frammento ricostruttore di una totalità disintegrata.
Domenico Bochicchio
LINDA PAK (LEONE)
Linda Leone nasce a Como il 7 settembre del 1982.
Si è diplomata presso il Liceo Artistico “G. Terragni” nel 2000.
Ha conseguito il titolo di Scenografa nel 2005 all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano.
Nel settembre 2002 ha partecipato alla mostra collettiva “Le tende al mare nel segno di Leonardo” di Cesenatico.
Nel luglio 2004 ha esposto alla mostra collettiva “Sette +” presso la Fondazione G. Castellini di Como.
Nel giugno 2006 espone alla mostra collettiva “Donne in Arte” a S.Pietro in Atrio a Como.
La pittura è sempre stata una delle sue più grandi passioni insieme al disegno, al fumetto, alla fotografia e infine al teatro, al quale si è dedicata per un lungo periodo scegliendo anche un percorso di studi inerente.
Attualmente lavora in Lombardia, prevalentemente tra Bergamo e Como.
BENEDETTA MEGASSINI
Autodidatta, classe 1978, dopo la maturità classica, si laurea con lode all’Accademia di Belle Arti di Brera a
Milano.
Con il suo lavoro, essenzialmente pittorico, ripercorre l’antica diade corpo-terra, alla ricerca di una continuità
formale con la tradizione del realismo lombardo e, parallelamente, di una sorgiva forza simbolica che investa
di nuova dignità il ruolo del soggetto.
Le opere in mostra, suddivise tra oli su tela e tecniche miste su carta, evocano, ora con diafana trasparenza,
ora con sensuosa virulenza materica, l’appartenenza alla dimensione tellurica.
La terra, tradizionalmente infusa di religiosa sacralità, fonte inesauribile di fertilità e rinnovamento, della
saggia ambivalenza della vita che si congiunge alla morte, appare ora più che mai dimenticata, e non solo
simbolicamente, nell’epoca post-moderna del consumismo virtuale; ridotta a merce, depauperata della
millenaria ciclicità che sola ne garantiva il ciclo produttivo, annullata da macchine che si sostituiscono ormai
a Dio.
Allo stesso modo il corpo, in particolare quello femminile, da sempre identificato nell’archetipo terreno,
viene continuamente disincarnato ad oggetto di consumo, ridotto a significante univocamente sessuato,
deformato e alienato da mode frettolose e ridicole, da ossessioni dietetiche e interventi chirurgici che poco
hanno a che fare con la libertà e l’emancipazione, ma solo con una puritana e massificante volgarità.
Grazie ad uno sguardo equidistante dalla cultura occidentale di provenienza come da quella arabo-islamica,
in cui l’artista sembra ritrovare più che in ogni altra un’identità spirituale affine nella comune radice
mediterranea, le forme concentriche dei corpi dipinti con cura materna, spesso con la terra stessa, reclamano
danzanti il loro potere dolce e sanguinario, la gioia del tempo che non conosce progresso, ma solo ritorno, il
potere autentico ed eterno dell’accoglienza.
In una trama poetica il cui esito è destinato a restare misterioso ed irrisolto, con la forza tutta femminile di
una creazione che sia riconoscibile, quasi “tangibile”, eludendo ogni particolare aneddotico pur nel rigore
narrativo che tende all’iperrealismo ed esclude sia la polemica che la nostalgia del perduto o dell’esotico,
l’opera compiuta risulta come sospesa, indeterminata tanto nel tempo quanto nello spazio.
Come a dire semplicemente, con le parole profetiche e sempre presenti di un poeta, Pasolini, che amò e cantò
disperatamente una terra già condannata all’agonia della modernità e dell’omologazione, “... l’amore, per
giocare, ha solo un prato”. Dovunque.
Carmelo Strano
GUIDO RIPAMONTI
Nato a Lecco nel 1963, residente a Como, laureato in Filosofia alla Statale di Milano, dipingo da 6 anni. La mia arte è piuttosto priva di mediazioni, deriva direttamente dalla mia interiorità e al tempo stesso dal mio inconscio. Per questo ho esposto in molte mostre minori, perché ancora non rispetto i canoni formali del circuito più trendy. Penso però che la mia arte sia molto "alternativa".
Ho sviluppato il mio interesse artistico anche a Venezia dove ho vissuto per un mese e mezzo (aprile 2008) quando ho fatto il corso per curatori di eventi artistici alla Galleria A+A, Centro culturale sloveno.
Mi sono occupato anche di giornalismo e filosofia, ho collaborato con la mostra-evento Progetto Accade a Venezia.
La mia arte è contro e senza la tecnologia. Non è un caso che io non sia padrone del mezzo tecnico e tantomeno di quello tecnologico: io rivendico la possibilità di esprimere delle emozioni, soprattutto attraverso il colore, al di fuori della schiavitù del mezzo tecnologico.
Questo si ricollega alla tematica della mia tesi di laurea sulla morte dell'arte. Una morte dialettica, ma anche un po' un morire della nostra sensibilità, come potrà constatare chi approfondirà queste tematiche, che vanno da Hegel fino a Baudrillard, Deleuze-Guattari, Debord e oltre.
Con questo il mio percorso artistico non è certo concluso, ma la mia considerazione mi aiuta ad aprire la mia polemica con il formalismo e il vuoto di senso non solo artistico tanto diffuso nella nostra società contemporanea, soprattutto italiana
ROBERTO ATRIA
Roberto Atria è spinto dal demone della ricerca, quello che scava alla radice dell'espressione artistica.
L'esplosione improvvisa che emerge dalle sue opere sono cromatismi alchemici, flussi informali di energia prefigurale.
Come rilievi marmorei le masse dense invadono l'orizzonte visivo dello spettatore e dilatano gli spazi reali e diffusi della sua percezione (Domenico Bochicchio)
"Di mestiere faccio l’insegnante, ho 31 anni.
La voglia di organizzare la mia vita l’ho persa dentro un museo dove un turbinio di colori mi ha travolto, sconquassato l’anima, riempito, svuotato e che alla fine mi ha cambiato.Ho visto la bellezza di una visibile emozione trasmessa da epoche remote, ho capito che vivere vuol dire essere se stessi, allora non mi sono più riconosciuto, mi sentivo parte integrante di un futuro sconosciuto. Io volevo, io voglio essere un' emozione.
Dopo studi tecnici e vari viaggi attorno all’interminabile mondo misto di culture, razze, colori, ho percepito in ogni dove la necessità di trasmettere emozioni. Ne ho fatto oro: ho preso il diploma di pittura all’Accademia delle Belle Arti di Agrigento.
La mia vera arte nasce dal bisogno di trasmettere le emozioni che ho acquisito nelle mie esperienze di vita.
Credo che in ognuno di noi ci sia un tesoro che deve solo essere scoperto, anche la follia che accompagna le mie opere è un tesoro, viene trasmessa e percepita ogni momento, in ogni sguardo buttato li distrattamente, un' emozione che arricchisce.
Le opere che presento sono tutte di genere astratto informale, per la loro creazione uso i più svariati materiali, dallo stucco alla colla, dal bitume al catrame, tutti i tipi di colore e resina che possano servire a placare la mia fame di ricerca, di una perfezione che probabilmente non esiste."
Immagine: Guido Ripamonti
Inaugurazione lunedì 9 febbraio ore 19
Circolo Arci Xanadu
via Varesina, 72 Como
I giorni di apertura del circolo sono il lunedì, il mercoledì, il venerdì, il sabato