Umberto Boccioni
Primo Conti
Daniela Palazzoli
Enrico Crispolti
Cristina Sonderegger
Tonino Sicoli
Il Museo intende dare un contributo alle celebrazioni del Futurismo con la mostra 'Omaggio a Umberto Boccioni'. Sono per la prima volta messi in dialogo due importanti nuclei dell'artista: le opere su carta conservate alla Galleria Nazionale di Cosenza in Calabria, regione nativa di Boccioni, e le opere prefuturiste presenti nella Collezione della Citta' di Lugano. Inoltre un piano del museo e' dedicato alla produzione giovanile del futurista fiorentino Primo Conti, sodale di Boccioni.
Nel 2009 ricorre il centenario della fondazione del movimento futurista. Il contributo che il Museo d’Arte di Lugano intende dare alle celebrazioni di questo importante movimento, è focalizzato su un omaggio a Umberto Boccioni, uno dei protagonisti del futurismo, che più di altri ha contribuito alla sua nascita e al suo sviluppo. Un piano del museo è dedicato alla produzione giovanile del futurista fiorentino Primo Conti, sodale di Boccioni.
Omaggio a Umberto Boccioni
a cura di Tonino Sicoli e Cristina Sonderegger
Nell’ambito della mostra dedicata a Boccioni, che occupa il primo e il secondo piano del museo, sono per la prima volta messi in dialogo due importanti nuclei dell’artista: le opere su carta di proprietà dello Stato italiano conservate alla Galleria Nazionale di Cosenza in Calabria, regione nativa di Boccioni, e le opere prefuturiste presenti nella Collezione della Città di Lugano.
Quest’ultima raccoglie 21 opere realizzate dall’artista tra il 1903 e il 1909 provenienti dalla raccolta d’arte dello stampatore Gabriele Chiattone donata alla Città di Lugano nel 1961. Un numero importante di queste opere è stato presentato in occasione della mostra Boccioni prefuturista tenutasi al Museo Nazionale di Reggio Calabria nel 1983 mentre il nucleo nella sua totalità alla mostra Opere d’arte della Città di Lugano. Donazione Chiattone presso il Museo Civico di Belle Arti di Lugano nel 2006-2007.
La Galleria Nazionale di Cosenza conserva una serie di opere su carta già appartenute ad una delle più prestigiose collezioni americane, quella di Lydia e Harry Winston, successivamente acquistate da Carlo F. Bilotti e infine confluite nella collezione della Galleria Nazionale di Cosenza nel 1996. L’insieme è costituito da 60 fogli con 85 disegni di periodi diversi, relativi al periodo della formazione, all’esperienza prefuturista e con alcuni significativi fogli del periodo futurista. Il fondo è stato studiato e presentato al pubblico in occasione della mostra Umberto Boccioni. Una raccolta di disegni e incisioni presso il Museo d’Arte dell’Otto e Novecento di Rende nel 2008.
L’impostazione dell’esposizione ha una valenza innanzitutto filologica, di messa in dialogo dei due nuclei boccioniani a cui saranno integrati una serie di complementi provenienti da altre collezioni pubbliche e private svizzere e italiane pertinenti alle opere presenti nell’istituzione ticinese e in quella cosentina. Di particolare interesse sono gli accostamenti inediti in mostra di alcuni studi preparatori con le relative esecuzioni ad olio come nel caso ad esempio di Contadini al lavoro e Campagna lombarda. L’obiettivo, oltre a quello di proporre un percorso attraverso l’opera di Boccioni dai primi anni del Novecento fino alle prove del 1915 – ovvero dal divisionismo di impronta naturalistica, attraverso il simbolismo e il futurismo, fino alle ultime prove di impostazione cézanniana – è quello di valorizzare le opere delle due collezioni pubbliche mediante l’accostamento di olii, disegni e grafiche evidenziando alcune procedure creative e illustrandone le tappe più significative.
Alla presentazione della mostra al Museo d’Arte di Lugano farà seguito una tappa della stessa in Calabria.
L’esposizione, a cura di Tonino Sicoli e Cristina Sonderegger, sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale con contributi critici dei curatori, di Maurizio Calvesi e l’illustrazione a colori di tutte le opere in mostra.
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Primo Conti: Disegni per Harriet Quien, “La donna che venne dal mare” 1912-1925
a cura di Daniela Palazzoli ed Enrico Crispolti
La mostra di Primo Conti, a cura di Daniela Palazzoli ed Enrico Crispolti, occuperà il terzo piano del museo. Nell’anno in cui si celebrano i primi cento anni del Movimento Futurista Italiano, pubblicizzato ufficialmente da Filippo Tommaso Marinetti sul quotidiano “Le Figaro” di Parigi il 20 Febbraio 1909, la mostra ripercorrere in modo sintetico e qualitativamente alto gli esordi di Primo Conti (1900-1988), dai primi disegni di timbro espressionista alla sua ormai celebre fase futurista, fino ad un breve periodo di ispirazione metafisica che si conclude intorno al 1925 con il ritorno ad una costruzione più classica dell’opera d’arte.
Questo è reso possibile dalla selezione di un nucleo di una sessantina di disegni facenti parte della raccolta di un suo grande amore giovanile, la Signora Harriet Quien, che egli conobbe nei primi anni Venti sulla spiaggia di Antignano dove era solito passare le vacanze, come si racconta in un capitolo delle sue memorie intitolato La donna che venne dal mare.
La convergenza dell’aspetto artistico con quello privato consente anche di sfatare una delle leggende che circondano la figura giovanile di questo enfant prodige dell’arte d’avanguardia, che comincia a disegnare e dipingere in età precocissima, con un’urgenza ed una serietà che lo portano ad ignorare i trastulli infantili e dell’adolescenza. Così sintetizza in modo lapidario questa condivisa impressione lo scrittore e suo amico Giovanni Papini: “Primo Conti di Firenze, nato col secolo, fu pittore prima ancora d’essere uomo”.
Disegnatore fecondo, Primo Conti usava la matita come strumento di grande immediatezza utile per fissare impressioni, dettagli e concetti base dei fatti e personaggi reali che incontrava quotidianamente, da rielaborare eventualmente in seguito. In questo percorso di scoperta e messa a punto dei suoi stili attraverso le quattro fasi iniziali della sua attività, ricostruite ed analizzate da Enrico Crispolti, conferma la sua fama di “cartina di tornasole di tutte le avanguardie” (Vanni Scheiwiller).
Lo scavo compiuto da Daniela Palazzoli per ricostruire la personalità e la vita di Harriet Quien (1900- 1981) – che, per esempio, pretendeva di essere chiamata ‘Harry’ perché “non è il sesso a definire la personalità delle persone” - ci mostra una donna straordinaria, poliglotta e cosmopolita, in anticipo sui tempi, e dotata di capacità di valutazione e di movimento a 360 gradi, che oggi possiamo definire da globalizzazione avanzata. Conti dimostra, nei suoi scritti e nei documenti conservati presso la Fondazione Primo Conti di Fiesole, di rendersi conto della eccezionalità della sua Musa; il che è una delle ragioni del suo amore per lei. In questo incontro fra due coetanei, nati entrambi col secolo, si realizza quella aspirazione di continuità fra arte e vita che Primo Conti aveva scoperto quando, appena quattordicenne, aveva contribuito ad allestire la mostra di Umberto Boccioni a Firenze e, ancora prima di conoscerlo e condurlo a visitare su sua richiesta le sculture dei Prigioni di Michelangelo, aveva provveduto a restaurare uno dei suoi gessi da esporre in mostra. Boccioni, scoprì in quell’occasione che Primo Conti amava usare materiali deperibili perché: “l’opera d’arte per essere viva deve aver la stessa sorte dell’uomo e subire, come l’uomo, la malattia e la morte”. Incluso anche l’amore: come prevede la coerenza fra arte e vita.
Inaugurazione sabato 14 febbraio 2009, ore 17
Sala conferenze, Museo d’Arte
Accesso gratuito al museo dalle 14 fino alle 20
Museo d’Arte
Riva Caccia 5, CH - 6900 Lugano
Orario: Da martedì a domenica 10-18 (orario continuato) -Lunedì chiuso
Ingresso: Intero Fr. 12 / € 8
Ridotto, AVS e over 65 anni, gruppi e studenti 17-25 anni Fr. 8 / € 5
Ragazzi fino a 16 anni gratuito