Se la forma scompare la sua radice e' eterna. Nonas utilizza solo materiali arcaici e grezzi (il ferro, il legno e la pietra) e colori primari (il bianco, il nero, il giallo e il rosso), forme elementari (il rettangolo, il cerchio, la linea, la croce) ma non rigidamente geometriche perche' realizzate con il martello, l'ascia, la sega - i piu' antichi attrezzi dell'uomo.
a cura di Laura Mattioli Rossi
La galleria Michela Rizzo presenta dal 14 febbraio al 7 aprile 2009 una mostra personale di
Richard Nonas. Nato a New York nel 1936, Nonas si formò come antropologo, lavorando quindi
per oltre dieci anni tra gli Inuit del Canada e le tribù indigene del deserto del Messico. Decise di
dedicarsi alla scultura a metà degli anni Sessanta ed entrò a far parte del gruppo di giovani che si
riunivano in 112 Greene Street con il desiderio di sviluppare nuovi e più autentici linguaggi artistici.
Quando il gruppo si sciolse poco prima della morte di Gordon Matta Clarck ( 1978), egli si stabilì
nel suo attuale studio a Tribeca e continuò la sua personale, rigorosa ricerca di una forma artistica
universale, capace di travalicare le connotazioni geografiche o storiche per qualificarsi come
propria dell’essere umano in quanto tale.
Le opere di Nonas si pongono al di fuori da ogni riferimento di tipo stilistico , rappresentativo o
allegorico, così come gli oggetti delle popolazioni “primitive” con cui egli è vissuto costituiscono
realtà portatrici di un significato intrinseco, immutabile nel tempo. Ogni opera di Nonas è “quello
che è”, non allude a nessuna realtà altra, non costituisce un linguaggio metaforico. E’ un site
specific di se stessa, un assoluto fatto contingente nella eterna attualità del qui ed ora.
Nonas utilizza solo materiali arcaici e grezzi (il ferro, il legno e la pietra) e colori primari (il bianco, il
nero, il giallo e il rosso), forme elementari (il rettangolo, il cerchio, la linea, la croce) ma non
rigidamente geometriche perché realizzate con il martello, l’ascia, la sega - i più antichi attrezzi
dell’uomo. Tutti questi elementi “primari”, in uso in tutti i continenti da decine di millenni, servono a
definire sistemi estremamente complessi, cioè caratterizzati da infinite variabili e dalla molteplicità
percettiva che li trasforma con il mutare della luce e si adatta alle diverse caratteristiche dello
spazio: dentro e fuori, vicino e lontano, aperto o chiuso, piatto o profondo…
Nonas ha dentro di sé una intrinseca, chiarissima “misura” dello spazio, rapportato direttamente
alla sua persona fisica: come la musica scandisce -e rende percepibile- il tempo con il ritmo, così
egli scandisce -e crea- lo spazio con la ripetizione ritmica del segno. Le sue strutture sono come il
suono ritmato di un tamburo.
Collocato dalla critica nell’ambito del Minimalismo per il periodo storico in cui iniziò la sua attività,
Nonas appare eterodosso rispetto ad alcuni dogmi del movimento, quali l’uso di materiali industriali
non lavorati a mano, e più interessato alla realizzazione di installazioni che di oggetti.
I suoi “percorsi” nella natura e i suoi interventi permanenti in Austria, Italia, Francia, Spagna e
Svezia che ne hanno fatto un esponente di spicco della Land Art.
Fotografo, autore di scritti teorici e poetici sulla scultura, disegnatore e scultore, egli è presente in
importanti musei quali il Socrates Sculpture Park di New York, il Museum of Contemporary Art di
Los Angeles, il Detroit Museum of Art, l’Art Gallery of Ontario di Toronto, Canada, il Musée de
Grenoble in Francia, il Landesmuseum Francisco Caolinum di Linz, Austria, la collezione Vogel a
New York, la Collezione Panza di Biumo a Varese, la collezione Ratti a Como.
*Mario Merz, Se la forma scompare la sua radice è eterna, tubi di metallo, rete e neon, 1982,
François Pinault Collection.
Inaugurazione 14 febbraio 2009
Galleria Michela Rizzo - Palazzo Palumbo Fossati
San Marco, 2597 - Venezia
Orario: dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00
Ingresso libero