Carla Accardi
Lorenzo Aceto
Getulio Alviani
Enrico Baj
Pino Barilla'
Carlo Bernardini
Domenico Bianchi
Luigi Boille
Agostino Bonalumi
Alberto Burri
Giuseppe Capogrossi
Enrico Castellani
Fausto Cheng
Andrea Chiesi
Alfredo Chighine
Gianni Colombo
Tony Costa
Roberto Crippa
Gino De Dominicis
Nicola De Maria
Gianni Dova
Daniela d'Arielli
Matteo Fato
Giuseppe Fiducia
Emanuela Fiorelli
Lucio Fontana
Silvio Formichetti
Omar Galliani
Marco Gastini
Paolo Grassino
Ezio Gribaudo
Mimmo Iacopino
Jannis Kounellis
Edoardo Landi
Sergio Lombardo
Adele Lotito
Giovanni Manfredini
Piero Manzoni
Manfredo Massironi
Fabio Mauri
Marino Melarangelo
Gian Marco Montesano
Anton Zoran Music
Gastone Novelli
Nunzio
Claudio Olivieri
Achille Pace
Luca Pace
Luca Pancrazzi
Paride Petrei
Roberto Pietrosanti
Paolo Radi
Oliviero Rainaldi
Lucio Rosato
Pietro Ruffo
Piero Ruggeri
Gino Sabatini Odoardi
Giuseppe Salvatori
Antonio Sanfilippo
Giuseppe Santomaso
Angelo Savelli
Emilio Scanavino
Paolo Scheggi
Mario Schifano
Fabrizio Sclocchini
Giuseppe Spagnulo
Franco Summa
Marco Tirelli
Saverio Todaro
Giulio Turcato
Emilio Vedova
Simone Zaccagnini
Gilberto Zorio
Silvia Pegoraro
Una panoramica della presenza del bianco e del nero nell'arte italiana dal dopoguerra ad oggi, attraverso circa 130 opere di 76 artisti. Il bianco e il nero possono significare l'assenza o la somma di tutti i colori, e nel 900 assurgono a simbolo della tautologia, categoria fondamentale e fondante di tanta arte piu' o meno legata a una radice concettuale. Tra gli autori: Alberto Burri, Enrico Castellani, Giuseppe Caporossi, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Ezio Gribaudo, Piero Manzoni, Gastone Novelli, Giuseppe Santomaso... La mostra e' nata dalla fascinazione esercitata sulla curatrice, Silvia Pegoraro, dal grande "Tunnel" optical di Getulio Alviani, presente all'interno dell'Ex Aurum.
a cura di Silvia Pegoraro
Dal 14 febbraio al 31 maggio 2009 l’EX AURUM di Pescara, affascinante struttura progettata da Giovanni Michelucci negli anni Trenta, ospita la mostra “CROMOFOBIE, percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea”.
La mostra, curata da Silvia Pegoraro, è realizzata dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Pescara nell'ambito di un progetto pilota della PARC - Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, intitolato "SENSI CONTEMPORANEI", con la collaborazione del Ministero per lo Sviluppo Economico e della Biennale di Venezia.
L’idea della mostra dedicata ai “Percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea” è nata dalla fascinazione esercitata sulla curatrice dal grande “Tunnel” optical di Getulio Alviani, presente all’interno dell’Ex Aurum di Pescara. Si tratta di una grande opera-ambiente, fondata su una semplicissima e complessa interazione ottico-mentale tra il bianco e il nero.
“Mi auguro - scrive Silvia Pegoraro - che questo grande lavoro di Alviani, racchiuso nel cuore dell’edificio di Michelucci, anzi, ormai parte di esso, possa essere universalmente e durevolmente interpretato come il segno e il simbolo della vocazione artistica di questo luogo: della sua splendida vocazione ad ospitare eventi d’arte e cultura di grande valore e di ampio respiro. Eventi che superino il corto raggio degli interessi e delle competenze di una sia pur vivacissima provincia. Perché la forza di un territorio si misura dal suo sapersi idealmente allargare, fino ad abbracciare ciò che è apparentemente lontano, ciò che sta oltre l’ambito locale (o localistico), catturandone, sapientemente, l’attenzione, l’energia, le risorse.”
La mostra “CROMOFOBIE” vuole essere una panoramica significativa della presenza del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea, dal dopoguerra ad oggi, a partire cioè da espressioni storicizzate del bianco e del nero nell’arte, sia iconica che aniconica, sino ad arrivare agli sviluppi più attuali delle ricerche sul bianco e il nero, nelle giovani generazioni.
Saranno presenti 76 artisti, ed esposte circa 130 opere, per costruire un percorso storico-tematico che vada, appunto, da lavori già “storicizzati” ai lavori di artisti delle ultime generazioni.
Solo per citarne alcuni: Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Giuseppe Caporossi, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Ezio Gribaudo, Piero Manzoni, Gastone Novelli, Giuseppe Santomaso, Angelo Savelli, Mario Schifano, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e Emilio Vedova. Non dimentichiamo Carla Accardi, Domenico Bianchi, Luigi Boille, Nicola De Maria, Omar Galliani, Jannis Kounellis, Fabio Mauri, Gianfranco Notargiacomo, Nunzio, Oliviero Rainaldi, Giuseppe Spagnulo, Marco Tirelli e Gilberto Zorio, e fra i giovani Andrea Chiesi, Paolo Grassino, Luca Pancrazzi e Gino Sabatini Odoardi.
Il bianco e il nero possono significare l'assenza o la somma di tutti i colori, e nel Novecento assurgono a simbolo della tautologia, categoria fondamentale e fondante di tanta arte del XX secolo, tutta più o meno legata a una radice "concettuale" in senso lato, dal Quadrato bianco su fondo bianco di Malevič al bianco "assoluto" di Ryman, ai neri di Burri e di Reinhardt.
Molti artisti contemporanei usano il bianco e il nero con una forte consapevolezza della tensione che questi non-colori determinano, perché di fronte al vuoto o al silenzio lo spettatore è preso da una sorta di vertigine che può sgomentare oppure può innescare uno stimolante meccanismo di ricerca, inconscia o consapevole, tale da mettere in moto tutte le sensibilità emotive e logiche, evocative e mnemoniche, come in una sorta di percorso iniziatico.
L’“assenza visibile di colore” e “la fusione di tutti i colori”, parimenti rintracciabili nel bianco e nel nero, diverranno per Vasilij Kandinskij e Kazimir Malevič oggetto di una costante riflessione che, trascendendo le considerazioni puramente coloristiche, coinvolgerà il gesto artistico nella sua interezza. E così pure per Paul Klee, nel suo continuo parallelismo tra pittura e musica, che lo porta alla realizzazione di opere celebri come Bianco polifonicamente incorniciato (1930).
Nel dopoguerra trovano espressioni di straordinario interesse, soprattutto nelle varie forme di “astrattismo”: dal primo Rauschenberg a Tobey, a Twombly, dal materismo di Burri al segno-scrittura di Novelli, allo spazialismo di Fontana, con le sue derivazioni in Manzoni, Castellani, Bonalumi, Scheggi, e nell’arte optical, con Alviani o Colombo. Ma anche nella figurazione la presenza del bianco e del nero è oltremodo significativa e suggestiva, come in certe esperienze legate in qualche modo al “Pop”, come quelle di Schifano e di Lombardo, o in grandi “inclassificabili” come De Dominicis.
Allestimento: Concetta Di Cicco, Sandro Dente e Aristide Michetti
Catalogo: EDIZIONI GABRIELE MAZZOTTA
Immagine: Alberto Burri, Cretto Bianco, 1970. Acrovinilico su compensato, cm. 77,5 x 78,5
Ufficio Stampa:
Novella Mirri e Maria Bonmassar, tel. 06-32652596; ufficiostampa@novellamirri.it
Alessandra Pozzi, Edizioni Gabriele Mazzotta, tel. 02-8055803; ufficiostampa@mazzotta.it
Inaugurazione: 14 febbraio 2009, ore 18.00
ex Aurum
via F.F. d’Avalos, Pescara
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 19.30. Domenica dalle 15.30 alle 19.30.
Ingresso gratuito