E_Spiato. L'artista presenta in questa personale un'installazione formata da tre lightbox, collocati agli angoli della sala espositiva principale, che correggono l'aspetto neutro dello spazio verso apparenze allo stesso tempo severe e stranianti.
Si inaugura sabato 14 febbraio 2009 alle ore 19.00, e resta allestita fino a giovedì 5 marzo, una mostra di Alessia Cocca, a cura di Geoffrey Di Giacomo, intitolata E_Spiato.
“Cogliere a pretesto la forma e le dimensioni specifiche della galleria per esaltare la densità delle suggestioni evocate dalle opere. È quanto fa Alessia Cocca con l’installazione E_Spiato: tre lightbox, collocati agli angoli della sala espositiva principale, correggono l’aspetto neutro dello spazio verso apparenze allo stesso tempo severe e stranianti. Elementi simbolici accuratamente dislocati, assieme a uno studiato sottofondo sonoro, accompagnano chi osserva verso una chiara lettura delle immagini: l’espiazione spiata. Il fragile, intimissimo atto dello scontare una colpa scrutato dall’occhio indagatore dell’artista. Nel seguire Alessia sulle orme di questa curiosità rivelatrice diventiamo come suoi complici, e accettiamo tacitamente la conseguenza mortificante dell’aver osato spiare: quella di ritrovarci, a nostra volta, morbosamente osservati.” (Carlo Gallerati)
“L’uomo alienato, irrigidito di fronte al dolore, portatore di una sofferenza interiore o di una paura restrittiva, assume su di sé una presa di coscienza rivisitata, si scuote e si autoanalizza. È messo così in condizione di guardarsi dentro, di attingere a delle reazioni inaspettate e istintive, di relazionarsi con il mondo in modo diverso e ragionato: una sofferenza immette nuove capacità e senso di “percezione”. Così Alessia Cocca presenta la sua inedita produzione artistica intitolata E_Spiato, con l’intenzione di riattivare e sensibilizzare la coscienza dinanzi al dolore, di comunicarne la trama con riflessioni e coinvolgimenti mentali ed emotivi. L’installazione presentata nella Galleria Gallerati fuoriesce dalla classica visione fotografica e investe una mise-en-scene accattivante e dissacratoria, conseguimento segnico del martirio e della punizione. Cocca pensa allo spazio come momento da vivere, come stato da attraversare per poi riuscirne catturati e avvolti da un profondo senso di disagio.
La situazione proposta è drammatica: il tema centrale della rinuncia e della perdita diventa metafora di un messaggio carico di dolore tipico dell’infanzia – e la ricordiamo nella serie Primo dentino, visibile nella seconda sala della galleria, retrospettiva specchiante dell’autrice narratrice nella sua formazione artistica – è l’esibizione di un meta-linguaggio concettualmente irraggiungibile. Una figura infantile, posizionata negli angoli della stanza espositiva, che tiene abbracciate le ginocchia su cui appoggia il mento, diventa l’emblema del castigo, dell’oppressione, del comando, nonché della voce dell’autorità. Alessia Cocca pratica un distacco formale ed estetico rispetto alla serie Primo dentino, risulta maturata e decisa nella sua elaborazione e interpretazione del concetto, con un’evidente evoluzione della figura infantile, soprattutto nella rappresentazione del soggetto stesso, costruito su parametri realistici, senza le tracce del montaggio fotografico impiegato in passato. La memoria di un atto punitivo, oppressivo, il dolore a seguito di una “perdita” intesa come distacco o separazione e riflesso di disagi psicologici, è un modo di rapportarsi a una realtà sconosciuta, di sentire o percepire zone inesplorate in cui si stabiliscono relazioni e sistemi ancora da toccare. Nella sala espositiva semibuia e sonora, trasformata in stanza o camera della punizione e del sacrificio, è ora possibile abbandonarsi, anche per un solo e fugace istante, ai nostri limiti e alle rinunce a cui siamo sottoposti ogni giorno. Il messaggio di Cocca è poeticamente rivelatore: prendiamo coscienza della nostra dignità.” (Geoffrey Di Giacomo)
Alessia Cocca è nata a Benevento nel 1982. Si è laureata all’Accademia di Napoli, specializzandosi in ‘Restauro e conservazione delle opere d’arte moderne e contemporanee’ con una tesi su “Arte e/è Fotografia: storia del rapporto tra Fotografia e Arte dalla fine dell’ ‘800 a oggi”. Le tematiche ricorrenti della sua ricerca artistica sono quelle del ricordo e della memoria, svolte perlopiù attraverso la creazione fotografica di soggetti umani fantastici sospesi nello spazio e nel tempo. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti, come il Premio Pagine Bianche d’Autore nel 2004, il Premio Saturarte nel 2006, il Premio Celeste nel 2007. Sue opere sono state esposte in decine di mostre personali e collettive, in gallerie o musei sia in Italia che all’estero. Attualmente vive e lavora a Berlino.
Inaugurazione: sabato 14 febbraio 2009, ore 19.00-22.00
Galleria Gallerati
Via Apuania, 55 - Roma
Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Ingresso libero