La mostra riscopre un protagonista del barocco italiano. Il percorso espositivo si focalizza sui piccoli quadri da collezione con soggetti di genere, quali la Scuola di cucito e la Scuola di lettura, oppure le seducenti immagini con la Sacra Famiglia. A cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Angelo Mazza.
a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Angelo Mazza
La mostra che Serra San Quirico, nel cuore verde delle Marche, dedica a Pasqualino Rossi, riscopre un protagonista del barocco italiano, il cui nome era stato espunto dalla storia ufficiale dell’arte.
Per quasi tre secoli di lui non si è saputo, anzi scritto, nulla. La sua produzione, proprio per l’alto livello qualitativo, era “emigrata” verso le più diverse, illustri paternità: Carracci, Correggio, Crespi…
Tutt’al più egli veniva ricordato come uno dei tanti che si erano applicati alla "pittura di genere" in voga tra Seicento Settecento.
Curioso destino per un artista che, in vita, fu ricercato dalla grande committenza romana ed internazionale: il marchese Guzman de Haro, negli anni in cui fu ambasciatore a Roma per conto del re di Spagna, prima di passare a Napoli con la carica di viceré, aggiunse alla propria strepitosa raccolta oltre 40 dipinti di Pasqualino Rossi; altri quadri dell'artista raggiungevano le collezioni delle famiglie Pallavicini, Pamphilj e Colonna e altre ancora.
A “dare a Rossi ciò che è di Rossi” pensò dapprima, a partire dagli anni Venti, Roberto Longhi, il massimo "Conoscitore" della pittura italiana vissuto nel secolo scorso, seguito quindi da Federico Zeri che professava una predilezione per l'estroso artista di origine vicentina.
Ma fu solo nel 1974 che un appassionato ricercatore d'archivio, Clemente Faccioli, restituì un volto documentario al pittore. Il suo nome non era rimasto del tutto ignoto; e già nell’Ottocento un altro studioso, nelle Marche, aveva trovato le carte che consentivano di confermargli tre pale d’altare a Fabriano.
C’è un luogo dove il nome di Pasqualino Rossi non è mai stato cancellato: Serra San Quirico, il piccolo paese-presepe abbarbicato nell’alta Val d’Esino, a pochi chilometri dalle celebri Grotte di Frassassi.
Qui, nel tessuto urbano perfettamente medioevale, è incastonata una sontuosa gemma del barocco, la chiesa di Santa Lucia, una basilica romana in formato ridotto trasportata tra viuzze del Trecento. In Santa Lucia, il potere dell’Ordine Silvestriniano volle dare un forte segno inviandovi lo scultore francese Leonard Chailleau, italianizzato in monsù Leonardo Scaglia, a trasformare in un abbagliante palcoscenico sacro il trionfo di un Ordine universale retto da abati di queste vallate. In un travolgente rutilare d’oro, di stucchi, putti e festoni, le storie dei Santi sono raccontate dagli interpreti più in voga nella Roma dell’epoca, dal Cavalier d’Arpino al Romanelli. Ma il posto d’onore venne riservato a Pasqualino Rossi, incaricato di raccontare la storia della santa titolare, la vergine Lucia, riservandole l’intera abside; segno di una particolare considerazione, che non salvò comunque l'artista dall’oblio.
Tuttora le notizie biografiche su di lui sono scarne. E’ assodato che sia nato a Vicenza nel 1635 e che, per più di 35 anni, abbia operato a Roma, città dove si era presto trasferito. E’ certa anche una sua attenzione alla tradizione artistica marchigiana: lo confermano i riferimenti numerosi delle sue opere alle originali soluzioni inventive di Lorenzo Lotto e alla sensibilità correggesca di Federico Barocci. La disposizione narrativa del primo e la grazia accattivante del secondo danno vita a una gradevolezza e un sentimento del tutto moderni, preannunci del gusto settecentesco; di qui i temi di carattere sacro affrontati con spirito aperto, sensibile alle lievi modulazioni del sentimento e alle instabili emozioni, così come alle tenerezze e agli affetti familiari.
Frutto di questa particolare sensibilità furono soprattutto i piccoli quadri da collezione con soggetti di genere, quali la Scuola di cucito e la Scuola di lettura, oppure le seducenti immagini con la Sacra Famiglia segnate da un intimismo toccante, nelle quali si stempera una dolcezza sentimentale che riscatta l'ispirazione naturalistica; opere per lungo tempo nascoste, appunto, sotto i nomi di Correggio, di Annibale Carracci e di Giuseppe Maria Crespi.
La mostra, curata da Anna Maria Ambrosini Massari e Angelo Mazza e coordinata da Fabio Marcelli e Marta Paraventi (catalogo Silvana Editoriale), dopo aver presentato i grandi soggetti sacri della chiesa di Santa Lucia, dà conto, in modo particolare, di questa produzione di Pasqualino Rossi. Le sue opere “da cavalletto” sono raffrontate con quelle di altri maestri del Seicento, dal veneto Pietro Vecchia ad altri dell'ambiente romano dei Bamboccianti, fino ai modelli di Monsù Bernardo e di Antonio Amorosi, contemporanei di Pasqualino Rossi, e infine di Pier Leone Ghezzi, e ancora, ma in pieno Settecento, di Pietro Longhi e di Giuseppe Maria Crespi, artista, quest'ultimo, frequentemente confuso con il pittore vicentino.
A rendere davvero unica questa mostra, che in effetti non ha precedenti (organizzata dal Consorzio Marche Verdi per conto del Comune di Serra S. Quirico, della Comunità Montana Esino Frasassi, della Regione Marche e della Provincia di Ancona Regione Marche e delle diverse realtà territoriali, oltre che della Soprintendenza), è il fatto che essa si propone come la prima “Mostra Verde” d’Italia. Tutti i materiali utilizzati nell’allestimento saranno di legno locale e riciclabili; l’energia per illuminare le opere deriverà da energie rinnovabili; a tutti i bambini che visiteranno la mostra accompagnati dalle famiglie verrà offerto un piccolo corbezzolo da trapiantare; infine un terzo del ricavato della biglietteria sarà impiegato per finanziare la riforestazione di un’area a rischio dell’Appennino marchigiano.
È certamente la migliore celebrazione cui Pasqualino Rossi potesse aspirare.
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, Padova
Tel. 049.663499 info@studioesseci.net
Informazioni nel sito
http://www.pasqualinorossi.info
Catalogo Silvana Editoriale
Vernice stampa Sabato 28 febbraio ore 16
Ex Monastero di Santa Lucia
Serra San Quirico (AN)
Orari: dal 1 marzo al 30 maggio 10/13; 15-19, festivi e prefestivi. Gli altri giorni su prenotazione (tel. 0731/880079). Dal 1 giugno al 13 settembre: 10-13/ 16-20, lunedì chiuso.
Ingresso: euro 5, ridotti euro 3.