Palazzo Doria Pamphilj
Valmontone (RM)
piazza Umberto Pilozzi, 9
06 69674208, 06 69674220 FAX 06 69674210
WEB
Ti riciclo in arte
dal 6/3/2009 al 29/4/2009
mar-ven 9-13, sab e dom 10-13 e 15.30-19

Segnalato da

Marco Recchia




 
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6/3/2009

Ti riciclo in arte

Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone (RM)

L'osservazione si concentra sul senso del consumo e sul pericolo avvertito nell'uso improprio e smodato delle risorse del pianeta, che vanno a compromettere la sopravvivenza delle generazioni future, ma anche della nostra.


comunicato stampa

Giunti con la presente alla quarta tappa del progetto espositivo sull'arte che ricicla materiali finalizzati all'opera, si potrebbe tentare un consuntivo dei lavori che si ritrovano oggi a Palazzo Doria Panphilj a Valmontone.

Nelle esposizioni ospitate nel 2008 prima alla Fonderia delle Arti di Roma, poi alla chiesa di San Francesco a Capranica, e di seguito alla sede londinese della galleria Candid Arts, si possono rintracciare delle linee fondamentali.

Nelle opere si tematizza il riciclo mirando a farne l'oggetto dell'opera. L'osservazione si concentra sul senso del consumo e sul pericolo avvertito nell'uso improprio e smodato di quelle stesse risorse del pianeta che vanno a compromettere non solo la sopravvivenza delle generazioni future ma anche della nostra.

Queste visioni si risolvono spesso in una paesaggistica espressamente caotica (con gran pullulare di plastiche ) e in immagini di una natura ormai desertificata. Tra astratto e figurale, i rifiuti vengono adottati per essere finalmente rimessi a fuoco e sperimentati in un campo d'azione dove si è guidati dalla concretezza dei materiali in una visibile e a volte allucinata araldica.

Non mancano immagini apologetiche e analisi per frammenti. Tutta l'apparentemente compiuta ciclicità naturale trova pericolosi ostacoli in una cultura industriale spesso colpevolmente silenziosa delle reali conseguenze delle sue scelte.

Altrimenti, nel caleidoscopio delle immagini e delle composizioni, i materiali e gli oggetti vengono direttamente prelevati giocando ironicamente con la componente decorativa e la manipolazione. Con atteggiamento pragmatico, alcuni artisti (che fanno in modo di sembrare ingenui) re-impiegano in arte ciò che è già stato usato evitando in tal modo di prelevare materiali nuovi. Si considera questa soluzione una forma di risparmio energetico grazie alla quale materiali inquinanti assumerebbero leggerezza e soavità lirica perdendo la loro carica apocalittica.

In alcuni lavori si intende forse salvare le tracce del vissuto privato, preservare gli scarti e assegnare loro un'emblematicità, una vita fissata, fino a proporre un positivo riscatto dei brandelli, una qualche riabilitazione del degrado.

La produzione artistica, anche la più germinativa o seriale, non si piega all'atteggiamento onnivoro del consumo. Prolifera, certo agisce capillarmente ma, sia pure non andando a piantare boschi come Beuys, decanta, purifica. Comunica all'umanità in cui confida.

Tutti gli artisti del pianeta per quante tele coprano di colore (pur con le innumerevoli prove e studi preliminari necessari per giungere a una singola opera riuscita) non partecipano al degrado della natura prodotto dall'umanità, perché ciò sarebbe direttamente corrispondente al degrado stesso dell'umanità.

Agli artisti si impone, pure in modo implicito, di lanciare dei segnali chiari. Di dissenso. Di spostamento o di spaesamento. Panta rei, tutto gira, tutto è ciclico ma mai identico. Al riciclo dei materiali siamo tutti obbligati in quanto uomini, ma gli artisti non desiderano il ricliclo delle loro opere. Gli artisti lavorano per proprio conto contro il riciclo. Sognano di resistere al tempo, pretendono di lasciare una traccia stabile.

La storia dello smembramento e la tarda ricomposizione della tavola del San Gerolamo di Leonardo, sottratta al suo destino di sgabello ed oggi ammirata nei Musei Vaticani, è, almeno per gli artisti, una consolazione. Eppure nella follia del consumare l'uomo è costretto sempre di più a fare i conti con un pianeta impoverito e degradato. Se vuole sopravvivere deve imparare a non sprecare, a progettare ogni oggetto in vista di una sua trasformazione in altro. E perché l'artista dovrebbe illudersi di sfuggire a questo destino? Si può davvero immaginare un'opera d'arte riciclabile?
Gianni Piacentini

Info: anto.camp@fastwebnet.it Tel. 06 95995046 - 339 4394399

Inaugurazione Sabato 7 marzo 2009, ore 17:30

Palazzo Doria Pamphilj
piazza Umberto Pilozzi, 9 - Valmontone
orari di apertura - mart-ven - 9-13 / sab-dom 10-13 - 15.30-19
ingresso libero

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