Shed Spazio Nuova Ticosa
Como
Viale Franklin Delano Roosevelt
031 271343
WEB
Di luce in luce
dal 26/3/2002 al 28/4/2002
031 271343

Segnalato da

Paola Carlotti - ElleCi Studio




 
calendario eventi  :: 




26/3/2002

Di luce in luce

Shed Spazio Nuova Ticosa, Como

La mostra occupa 500 metri quadri e si articola in 3 sezioni fra loro fortemente connesse: una scientifica, una relativa alla storia dell'arte europea, la terza costituita dalla proposta di lettura di un passo della Commedia di Dante.


comunicato stampa

Presso l'area espositiva della Ticosa si terrà a partire dal 27 marzo una singolare mostra, promossa e coordinata dal Dipartimento di Scienze dell'Università dell'Insubria nella persona del prof. Paolo Di Trapani con la collaborazione dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Como e dei Musei Civici di Como, dal titolo ''Di luce in luce''.

Per la prima volta in Italia e nel mondo viene proposta questa tipologia di mostra che è realizzata da un gruppo di lavoro costituito da fisici, ingegneri, architetti, letterati e storici dell'arte.

La mostra occupa 500 metri quadri e si articola in 3 sezioni fra loro fortemente connesse: una scientifica, una relativa alla storia dell'arte europea, la terza costituita dalla proposta di lettura di un passo della Commedia di Dante.

L'obiettivo principale dell'iniziativa è quello di ridestare nei visitatori (la mostra è destinata a tutti: giovani e anziani) l'attenzione ad una caratteristica capacità di osservare, di stupirsi e di farsi domande che accomuna scienziati ad artisti.
In particolare gli allestimenti tendono a sottolineare gli esiti imprevisti che può avere anche l'aspetto più quotidiano dell'esperienza visiva, mostrando come essa abbia fatto, e possa continuare a far nascere o sviluppare un produttivo interesse sia verso la scienza propriamente detta - fino ai suoi livelli più sofisticati - sia verso le arti (visive e non), così da rendere possibile a tutti - seppur con diverse modalità e profondità di approccio - un rapporto più bello ed umano con l'universo intero, di cui l'occhio di ciascuno è protagonista assoluto.

La sezione scientifica: Arcobaleni, colori dell'aria e dell'aria.
Nella sezione scientifica la spettacolare ricostruzione 'indoor' di fenomeni ottici naturali sarà il trampolino di lancio per un imprevedibile viaggio nella natura che, partendo dall'osservazione della realtà, ad essa riporti lo spettatore diventato nel frattempo più ricco di acquisizioni, di intelligenza, di domande.
I fenomeni ricostruiti riguardano casi singolarmente appariscenti come l'arcobaleno, situazioni diffuse ma generalmente inosservate, quali il colore dell'ombra, eventi apparentemente minimali come quelli che determinano il colore del fumo di una sigaretta.

Il visitatore sarà guidato lungo un percorso che potremo chiamare 'dall'osservazione all'osservazione, attraverso il modello', costituito dai seguenti passi:
' la messa a tema del fenomeno, attraverso il richiamo all'esperienza comune e la presentazione di immagini decisamente accattivanti, in grado di produrre domande significative;
' la formulazione di ipotesi interpretative in grado di rendere ragione di quanto osservato, scartando via via le risposte che contrastino con qualche dato dell'evidenza;
' a partire dal modello interpretativo così elaborato si formulano nuove previsioni in merito a tratti non banali del fenomeno, non contenuti nelle osservazioni iniziali o addirittura in apparente contrasto con esse.
''Se è vero che le cose debbono stare in un certo modo - si dice lo scienziato - allora dovrebbe succedere che '''
' Nasce così il progetto che dovrebbe portare alla verifica del modello, operando, dove possibile, delle simulazioni che costituiscono certamente la parte più innovativa della mostra.

Si propone infatti al visitatore la partecipazione ad una vera e propria una realtà virtuale le cui leggi - ottenute per costruzione - sono esattamente quelle del modello in esame.
''Virtuale'' non significa però, in questa occasione, ''simulato al computer'': nella mostra i fenomeni vengono effettivamente riprodotti sotto gli occhi di tutti, come se l'universo fosse disponibile ''a comando'': grossi cilindri trasparenti pieni d'acqua che fanno la funzione di gocce di pioggia; fasci fasci laser nel rosso e nel verde; lampade da proiettori in grado di simulare la luce solare; centinaia di cilindretti paralleli che riproducono nientemeno che 'drittobaleno', vasche sovrapposte che generano la luce delle diverse ore del giorno e altro ancora.
Una simulazione quindi, nella forma di una ricostruzione scenografica tecnologicamente molto ardita, che consente di osservare in condizioni ottimali il comportamento del modello, proprio come si osserva un oggetto reale.
' La scoperta. Come si vede, al visitatore viene offerta la possibilità di ripercorrere fisicamente il procedimento intellettuale e tecnologico che porta uno scienziato ad una scoperta. Oltre che dall'inevitabile stupore per la corrispondenza che si trova tra la realtà e la sua ricostruzione, il visitatore attento sarà quindi portato a registrare la presenza di alcune evidenze problematiche, soprattutto di quelle che gli consentono di affrontare le domande sorte nella precedente verifica.
Sarà quindi riportato ad osservare la natura e condotto a decidere se si tratti di errori nel modello, di limiti propri degli oggetti impiegati nella ricostruzione, o di una rappresentazione spettacolare di verità poco appariscenti. Qualunque sia la risposta che vorrà darsi, sarà reso protagonista di una grande scoperta. La scoperta avviene, infatti quando, ri-osservando la natura, ci si accorge della incredibile ricchezza e bellezza del fenomeno dalla cui osservazione poco meno che distratta era partito il lavoro.
La bellezza si presenta infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, come l'evidenziarsi di un dettaglio mai notato in precedenza, come il corretto punto di visuale da cui la complessità del reale appare, sorprendentemente, nel suo significato. Tale ricerca e scoperta di unità, che accomuna scienziati ad artisti, può a buon diritto qualificarsi come ricerca e scoperta del bello.
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La sezione artistica: la luce nella pittura dal medioevo ai giorni nostri
La seconda sezione accompagna il visitatore nell'esperienza del versante artistico delle acquisizioni sopra indicate. Diceva Freud che gli scrittori dispongono di strade tutte loro per penetrare la struttura della realtà. La mostra intende estendere il campo di validità dell'affermazione individuando, nella storia dell'arte europea, momenti di singolare lucidità percettiva che hanno portato alla realizzazione di grandi opere nelle quali la luce riveste un'importanza assoluta.

Diversamente da quanto si ritiene solitamente, i responsabili della sezione hanno inteso mostrare - attraverso una serie di riproduzioni - come sia sempre la stessa luce quella che ha colpito i pittori del Trecento come i loro epigoni contemporanei.
Nell'oro che fa da sfondo alle Madonne come nei contrasti luministici del Barocco, nelle vaste campiture o nelle puntinature che frammentano i riverberi, nelle pennellate scivolate ed uniformi come nei grumi versicolori colati o posati sulla tela che si sottrae o sulla tavola che non cede, è sempre la luce - la stessa luce - a sfidare il pittore, a generare la sintassi della scena, a produrre il significato dell'esperienza storica in atto.
Metafisica o fisicissima, serena o tormentata, impastata nel colore o emergente dai contrasti, semplicemente allusiva o tendente ad accamparsi sulla scena da dominatrice la luce dei quadri sembra voler rendere ancor più visibile il segreto nascosto in quel che ognuno potrebbe vedere da sé (se sapesse farlo) e che la scienza - spesso a molti anni di distanza dalla visione del pittore - ha registrato, indagato, confermato o confutato con più o meno successo.
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Il brano della Commedia: il punto da cui dipende l'universo
Una serie di nove pannelli introduce, infine, il visitatore, nell'interno luminoso di un testo costruito sulla luce abbagliante emessa da una sorgente puntiforme riflessa nell'iride di una donna, Beatrice.
Ripercorrendo i versi della Commedia l'ospite della mostra sarà accompagnato a verificare come l'intuizione poetica di Dante e la riflessione scientifica non solo procedano di pari passo fino a produrre immagini di una intensità ineguagliata, ma collaborino anche fruttuosamente nel tentare di consentire all'uomo (anche a quello meno avvertito) l'esperienza della felicità.
Questa si connette sempre - dice il poeta - alla scoperta di una verità più profonda di quella di cui si disponeva anche solo un attimo prima di incontrare l'evento che ha permesso il passo successivo, scatenando la necessità di una verifica e ponendo problemi belli come il sole.
Ed ha inevitabilmente - questa felicità raggiunta - l'aspetto dello splendore più accecante che si possa immaginare.
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Fa da connettivo a queste tre sezioni una proposta che potremmo definire allusiva: una serie di immagini (La cattedrale di Rouen colta nelle diverse ore del giorno dall'occhio di Monet; una serie di volti umani ottenuti assemblando materiali di risulta; una risaia fotografata con insistenza al limite della maniacalità) e alcuni pannelli - quasi muri su cui siano incisi graffiti - tendenti a riproporre fisicamente l'indicazione che Cesare Pavese ha messo in esergo ai Dialoghi con Leucò e che fa da leit-motiv della mostra: solo l'ostinata insistenza sulla medesima difficoltà e sul medesimo oggetto può generare lo stupore della novità.
È solo apparente, infatti, il paradosso che ci auguriamo salti agli occhi dell'osservatore attento della mostra: quanto più ci si tuffa nella analisi dettagliata di un particolare tanto più l'universo che ci circonda diventa appariscente.
Sembra quindi che l'attenzione ad un particolare non distolga ma, anzi, ridesti, all'universale.
Ma che cos'è poi quest'universo' Invece di affrontare la questione dal punto di vista puramente scientifico, coloro che hanno costruito la mostra hanno inteso proporre vere e proprie ''testimonianze' di scrittori, poeti, pittori, gente comune oltre che, ovviamente, scienziati, che hanno provato a descrivere, nella loro opera cosa sia questa grandiosa e peculiare esperienza dell'universo.
Artista è chi, imbattendosi nel nesso tra particolare ed infinito, lo racconta al mondo, indicando il tempo ed il luogo di tale avvenimento. Lo scienziato, come un detective, è chi sa tessere quella sottile trama di ipotesi (il modello) e di verifiche che di tale unità renda ragione vittoriosamente in un particolare linguaggio.

Al progetto e all'allestimento della mostra hanno partecipato gli alunni del Liceo scientifico ''P. Giovio'' di Como, del Liceo scientifico ''Don Gnocchi'' di Seregno e della scuola Media ''S. Biagio'' di Monza.

MOSTRA NELLA MOSTRA, accanto alla esposizione di Luce in luce è collocata la ricostruzione del Laboratorio Gattoni.
Il gabinetto della Torre Gattoni è un tipico laboratorio di fisica della seconda metà del Settecento, modellato in parte sulla figura di Alessandro Volta e sulla sua attività di ricerca. In esso quindi si trovano gli strumenti più diffusi dell'epoca, suddivisi negli indirizzi di meccanica, pneumatica, suono, calorico, meteorologia, ottica ed elettrostatica e magnetostatica. Si ritrovano inoltre alcuni tra i più significativi strumenti realizzati dal Volta e da lui sicuramente adoperati nel laboratorio dell'Abate Gattoni.
Ciascun apparecchio è stato ricostruito adoperando per lo più (ad eccezione dell'avorio) materiali con i quali venivano eseguiti gli strumenti verso la fine del Settecento (legno, ottone, ferro, vetro, rame, ...).
Il modello a cui ci si è ispirati è quello dell' 'Art des expériences...'di Jean-Antoine Nollet o la 'Description et usage d'un cabinet...' di Sigaud de la Fond. Il contesto culturale è illustrato da questi trattati.
Gli strumenti avevano all'epoca lo scopo di riprodurre i fenomeni naturali e di confermare i risultati della teoria, nel caso che questa fosse stabilita su solide basi. Per esempio, il piano inclinato e l'apparecchio per la caduta parabolica dei corpi pesanti verificano puntualmente le leggi della meccanica di Newton. Nel caso degli studi sull'elettricità non tutti gli strumenti avevano lo stesso ruolo esplicativo. Il Volta stesso ha ideato, in parte anche dentro il Gabinetto Gattoni, strumenti più sensibili o più mirati che gli hanno permesso di operare delle scelte meditate tra ipotesi differenti, indirizzando la sua ricerca in direzioni opportune.
Oltre agli apparecchi più tradizionali della meccanica dei solidi e dei fluidi e dell'ottica geometrica (per es. il banco ottico), che in parte provengono dalla scienza antica e medievale, nel Gabinetto Gattoni sono presenti gli strumenti più recenti, i termometri meteorologici e l'igrometro di Saussure, a segno dell'attualità degli studi di meteorologia, la macchina elettrostatica, gli elettroscopi e la bottiglia di Leida, che illustrano il nascente settore dell'elettricità.
Accanto ad essi i pochi strumenti voltiani mostrano il percorso dello scienziato comasco verso la rappresentazione e la misura delle grandezze elettriche (elettroforo, elettrometro a condensatore, elettrometro assoluto), nello sviluppo della teoria del contatto dei conduttori di prima e di seconda specie (pila a colonna, pila a corona di tazze), e la determinazione delle proprietà dei gas in funzione della temperatura (apparecchio per la dilatazione dei vapori).

Per informazioni: Museo Archeologico P. Giovio di Como tel. 031/271343
Prenotazione visite guidate, anche con orari da concordare: Anna Nebuloni 031 271343 fax 031 268053

Ufficio stampa: ElleCi Studio Como - tel. 031.301037 - fax 031.299028

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