Archivio di Stato
Trieste
via Lamarmora, 17
040 390020
WEB
Trieste
dal 12/3/2009 al 3/4/2009
lunedi e giovedi 9-17.30, martedi, mercoledi, venerdi e sabato 9-13.30, domenica chiuso
040 390020, 040 947251

Segnalato da

Marianna Accerboni




 
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12/3/2009

Trieste

Archivio di Stato, Trieste

26 donne. 26 opere. Curata da Marianna Accerboni, l'esposizione propone una selezione di 26 artiste triestine attive soprattutto dalla seconda meta' del Novecento a oggi.


comunicato stampa

a cura di Marianna Accerboni

Collettiva d’eccezione all’Archivio di Stato di Trieste: venerdì 13 marzo 2009 alle ore 18 s’inaugura in tale sede la rassegna intitolata Trieste. 26 donne. 26 opere, realizzata nell’ambito della manifestazione La donna nell’arte indetta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e promossa dall’Archivio di Stato di Trieste, diretto da Grazia Tatò, e dal Soroptimist Club del capoluogo giuliano.

Curata da Marianna Accerboni, la mostra propone fino al 4 aprile una selezione di 26 artiste triestine, tra le più rappresentative in ambito professionale, attive a Trieste e altrove soprattutto dalla seconda metà del novecento a oggi, con l’intento di offrire uno sguardo approfondito sulla creatività al femminile riferita a questa città e ai molteplici ambiti in cui essa si espresse: dalla pittura a olio alla tecnica mista, dall’incisione alla fotografia, dall’illustrazione alla fiber art, al costume e all’abito d’arte e al giornale d’artista, testimoniati da un’ opera di grandi dimensioni per ciascuna autrice.

L’esposizione - scrive Accerboni - prende idealmente avvio dal raffinato linguaggio surreale di Leonor Fini, grande pittrice nota a livello internazionale e presente con un’opera di grande suggestione. E prosegue con la sperimentazione pittorica condotta con grande passione da un nutrito gruppo di pittrici. Caposcuola di numerosi artisti, di cui è stata generosa insegnante, è Alice Psacaropulo, presente con una significativa e originale opera ispirata a Mahler. E fra le sue più brillanti allieve incontriamo Annamaria Ducaton, dall’intensa vis surreale. Un’altra importante figura è Mirella Schott Sbisà, che per quasi quarant’anni ha insegnato con successo a generazioni di artisti l’arte incisoria alla Scuola dell’Acquaforte Carlo Sbisà e che espone un’opera pittorica di sobrio e luminoso gusto novecentista. E di un incantato novecentismo è anche l’olio, raffinato e calibrato nel colore, di Tiziana Fantini. Alla presenza della Sbisà possono essere accostate quella di Graziella Petracco, puntuale interprete dell’arte incisoria,e quella di Nelda Stravisi, essenziale e intensa narratrice dei segreti e dei silenzi della terra, degli arenili e delle rocce.

Incontriamo quindi la sperimentazione d’avanguardia, onirica, cromaticamente accesa e ricca di fantastiche e inaspettate soluzioni, condotta dagli anni cinquanta ai settanta da MIela Reina, presente con un olio giovanile di grandi dimensioni; dall’altro la narrazione essenziale, coinvolgente nella sua cristallina chiarezza e per il suo fascinoso, giocoso incedere vicino all’immaginario di matrice nordica, di Nicoletta Costa, scrittrice e illustratrice di libri per ragazzi di fama europea, così come Megi Pepeu, che per l’infanzia scrive spesso pure i testi, che illustra con sintesi vivace e pittorica.

Miela Reina, considerata da Gillo Dorfles la personalità artistica triestina più significativa del XX secolo, aprì nel capoluogo giuliano la strada a una libertà nuova in ambito pittorico, scenografico e progettuale, raccolta con sensibilità e interesse dalle artiste che le sono succeduti o a lei coevi come Lilian Caraian.

Lo studio innovativo della forma e del colore sono stati sperimentati con una forte attenzione alla valenza della luce e del segno da un gruppo di pittrici che hanno saputo affrontare con serietà e coinvolgente impegno l’esigenza del rinnovamento del linguaggio: tra queste, Franca Batich, Gabry Benci, Olivia Siauss e Nora Carella. Felicita Frai pittrice praghese di nascita ma italiana d’adozione, dallo stile colto di matrice lievemente decadent, è invece presente con uno dei ritratti di donne-bambine che l’hanno resa famosa mentre una sorta di assolo è rappresentato dalla poetica di Elettra Metallinò. Ama invece il teatro Alice Gombacci. Raffaella Busdon è capace d’interpretare il reale secondo intensi stilemi espressivi che scavano nel soggetto ritratto e nella storia dell’arte con originalità e consapevolezza. Fabiola Faidiga, artista sensibilissima e originale, espone un’installazione sobria e coinvolgente, in cui il tratto lievemente ludico si sposa con la tenerezza. Rossana Longo, la più giovane delle pittrici presenti, propone invece la sua maniera più recente

La rassegna si conclude idealmente con una sezione dedicata alla ricerca sperimentale nell’ambito del tessuto e dell’abito d’arte, condotta a Trieste a partire dai primi anni trenta da Anita Pittoni, fino alle più recenti creazioni del duemila nel campo della fiber art, di cui è protagonista internazionale Lydia Predominato. Legata all’ambiente della Pittoni è Alice Zen, che espone un lavoro fotografico d’intrigante fascinazione neobarocca, cui sono accostati il Giornale d’artista di Emanuela Marassi e un raffinatissimo abito d’arte dedicato da Cassiopeateatro alla Pittoni.

Inaugurazione venerdì 13 marzo 2009 alle ore 18

Archivio di Stato
via Lamarmora, 17 - Trieste
Orario: lunedì e giovedì 9 - 17.30 / martedì, mercoledì, venerdì e sabato: 9 - 13.30 / domenica chiuso
Ingresso libero

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