Tra le fasi tematiche del lavoro dell'artista: foglie, nature morte, gli amici, i bamboli. Ora dipinge grandi forme pure e ben definite su sfondi uniformi, le brocche e i bicchieri, le tazze, i gatti acciambellati, la mela.
In alcune grandi tele degli ultimi anni, gli oggetti della pittura di Michele
Munno riconducono alla visionarietà padana che, dalla lezione informale, torna
ad approfondire gli aspetti più lirici e soggettivi del naturalismo, mentre la
scrittura minuta che riempie alcuni dei suoi sfondi sembra rievocare il clima
degli automatismi psichici di André Masson.
Michele Munno lavora da tanti anni, e tante sono state le fasi tematiche del
suo lavoro: le foglie, le nature morte, le figure ponte, gli amici, i bamboli
.
Ora dipinge grandi forme pure e ben definite su sfondi uniformi, le brocche e
i bicchieri, le tazze, i gatti acciambellati, la mela: in questa ritrovata
pacificazione, l'oggetto perde drammaticità e acquista una sua identità
autonoma, basta a se stesso e condensa in termini di spazio le complesse
atmosfere e gli affetti della vita. Questa, in fondo, è sempre stata la
funzione della cosiddetta natura morta, da Caravaggio alla Pop Art .
Ma il biomorfismo delle composizioni , la vitalità della linea che sembra
sempre sfuggire al disegno per un "troppo" di energia organica, come il gambo
di quei rampicanti che crescono in una notte; la matericità dei colori che
addensa e diluisce la luce al di là delle regole della resa tridimensionale;
una certa inquietudine dello spazio che tende a slittare o a stringere piani
di colore definito eppure pulsante . ma tutti questi elementi, dunque, e molti
altri ancora, permettono a queste tele di mettere in evidenza quel legame
contraddittorio fra familiare ed estraneo che, da Freud in poi, abbiamo
accettato come movente di quello speciale turbamento che ci aspettiamo
dall'arte.
biografia
E' nato in Puglia, a San Marco in Lamis sul Gargano, dove ha passato
l'infanzia; si è trasferito in Lombardia nell'adolescenza dove ha vissuto con
la famiglia nella barchessa di una villa settecentesca: la serra dove si
riparavano le piante d'inverno è stata il suo primo studio.
Ha dipinto e disegnato da sempre, privilegiando l'analisi della natura e del
suo sviluppo organico. Nel suo lavoro appaiono alcuni elementi linguistici
ricorrenti che nel corso degli anni sono diventati vere e proprie icone: le
foglie, i volti, la casa, gli uccellini.
Ha frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Monza e si è diplomato nel 1982
nella sezione di Progettazione e Design. La sua carriera artistica è stata
segnata da alcuni eventi determinanti:
nel 1986 presso la galleria milanese di Salvatore Ala venne organizzata una
sua mostra personale che suscitò grande eco di pubblico e di stampa; alcuni
anni dopo la galleria Ulysses di Vienna espose il suo lavoro alla Fiera d'arte
di Basilea, insieme a quello di Vedova e di Arnulf Rainer;
nel 1995 è stato tra i fondatori dell'atelier Adriano e Michele nell'Istituto
di riabilitazione psichiatrica Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro
dove ha condotto l'atelier per dieci anni, valorizzando il talento di alcuni
artisti oggi famosi nel mondo dell'Outsider Art.
Numerose altre mostre collettive e personali (l'ultima delle quali è nel 2007,
presso la Galleria Glauco Cavaciuti di Milano) hanno contribuito a consolidare
la stima dei collezionisti che da sempre sostengono il suo lavoro.
Attualmente lavora in un grande studio a Marena di Specchio (Solignano, Parma)
dove il suo linguaggio iconografico si è arricchito di nuovi temi e
suggestioni cromatiche.
Inaugurazione sabato 14 marzo ore 18
Galleria Daniela Rallo
Piazza Sant'Abbondio, 1 - Cremona
Orari: da mercoledì a sabato ore 15,30 - 19,30
Ingresso libero