Antologica in occasione del centenario della nascita. La mostra, a cura di Giuseppe Appella, raccoglie 50 opere (dipinti, disegni, opere grafiche) che ripercorrono la sua opera dal 1944 al 1980. L'artista appronto' un linguaggio personalissimo attento alle avanguardie europee ed ormai fuori da tutti i legami con la Scuola Romana e da ogni confronto con i maestri del Novecento.
Domenica 29 marzo 2009, alle ore 11, si inaugura nel Museo Pericle Fazzini di Assisi la mostra antologica di Franco Gentilini, in occasione del Centenario della nascita.
La mostra, a cura di Giuseppe Appella, accoglie 50 opere (dipinti, disegni, opere grafiche) che ripercorrono, dal 1944 al 1980, ormai fuori da tutti i legami con la “Scuola Romana” e da ogni confronto con i maestri del Novecento, la formazione di un linguaggio personalissimo, attento alle avanguardie europee che da Ensor-Van Gogh pervengono a Picasso-Gris, senza mai perdere l’originale ritmo italiano della fantasia.
Una delle prime intuizioni di Gentilini, dai tempi del trasferimento a Roma, è la misteriosa componente architettonica del paesaggio italiano, subito adattata al suo racconto senza tradire due amori giovanili: l’antico e il popolare insiti in tutto ciò che ci circonda. Su questa fortunata innovazione poetica, Gentilini innesterà oggetti e figure solo apparentemente abbandonati nello spazio, perché, invece, un sottile filo – l’architettura sotterranea – li allaccia in una ragnatela di rapporti senza palesare la magica sospensione che li tiene insieme.
Già da questo prima occasione le immagini mostrano i tratti di una scoperta che, spenti gli effetti del Futurismo e della Metafisica, abbandonate le chimere dell’Arcaismo, costringe a scegliere mezzi nuovi, a fare del disegno l’elemento più idoneo per superare i due termini, astratto e figurativo, rendendo astratta la realtà delle sue fiabe. Ecco perché usa metriche nuove, che gli permettono di “scendere in profondità, alle sorgenti di un valore figurativo libero”. Indispensabile, allora, la ricerca di amici poeti con cui confrontarsi (De Libero, Sinisgalli, Carrieri, Gatto, i più vicini all’arte), le problematiche formali del Cubismo e quelle sentimentali e morali dell’espressionismo da innescare al fondo realistico, per un rapporto non mediato che eviti programmazioni sommarie.
Ogni rivisitazione linguistica, ogni adesione è affinità di vocazione fantastica. Il meccanismo espressivo è per la chiarezza solare, perciò è guidato ad esplorare le cose anche a livello esistenziale, nel loro flusso temporale. Ogni riferimento culturale è spezzettato e riportato nella realtà quotidiana, spogliato attraverso l’uso del collage che sperpera i ricordi rendendo inedito l’usuale.
Curiosità, predilizioni, scoperte, tentazioni sono tracciate, con una abilità allegra, da un segno che non forza mai le sue intuizioni pur indagandole lungamente e minuziosamente nelle sue espressioni: cartoline d’Italia, bengodi, luna park, giardino incantato, memorie d’infanzia, amici poeti e pittori dai lunghi sodalizi, segni di antiche mappe, episodi autobiografici, teatrini, banchetti, cattedrali, paesi di Gentilinia. La ragnatela sotterranea della poesia rende possibile ciò che Ungaretti chiamava “teatro italiano”, de Mandriargues “teatro dell’esistenza” e Sinisgalli “un mondo in vacanza o in amore, di piaceri infantili e semplici, un mondo che non vorrebbe morire o pensa che non morirà mai”.
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Franco Gentilini nasce a Faenza il 4 agosto 1909.
Dopo essere stato a bottega da un intagliatore e lavorante ceramista, nel 1925 si reca a Bologna per incontrare Giovanni Romagnoli e mostrargli i suoi disegni. In questo stesso anno, la sua prima esposizione: partecipa alla “II Mostra del Risveglio Giovanile”.
Dopo il breve viaggio a Roma del 1929 e la partecipazione, con quattro opere, alla “I Mostra Regionale del Sindacato Fascista Emiliano-Romagnolo degli Artisti” a Bologna, nel 1930, con l’amico Giuseppe Liverani si reca a Parigi e vi rimane per circa un mese. Ha così occasione di vedere gli Impressionisti. Al ritorno espone alla XVII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dove sarà presente, in seguito, nel 1936, 1938, 1940, 1942 (parete di 14 opere), 1948, 1950, 1952 (parete di 9 opere), 1958 (sala personale), 1966 (sala personale ), 1968.
Nel 1932 si trasferisce a Roma, frequenta la Terza Saletta di Aragno, conosce Ungaretti, Cardarelli, Barilli, Mucci, Cecchi, Sinisgalli, Diemoz, Beccaria, Cagli, De Libero, Falqui. La Galleria di Roma, nel 1933, ospita la sua prima mostra personale.
Nel 1935 è presente alla mostra di pittura italiana a San Francisco e alla II Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma dove esporrà, in seguito, nel 1939 (sala personale), 1943 (otto opere), 1948, 1955 (9 opere), 1959, 1965, 1972.
Il 1937 vede la sua partecipazione a una competizione di rilievo quale quella del Carnegie Institute di Pittsburgh dove sarà invitato anche nel 1938, 1939, 1950, 1952, 1955, 1967.
Dopo la mostra di disegni alla Galleria Ciangottini di Bologna, nel 1943, espone a Roma alla Galleria dello Zodiaco (1944), alla Libreria La Margherita (1945), alla Vetrina di Chiurazzi (1946), a Trieste nella Galleria d’Arte S. Giusto (1947), a Roma, Galleria Athena, e Milano, Galleria del Naviglio (1948), a Napoli, Galleria La Medusa, a Salisburgo, Künstlerhaus, a Vienna, Akademie der Bildenden Kunste (1949), a Parigi, Galerie Rive Gauche, a Monaco, America Haus.
La personale di 18 opere alla Main Street Gallery di Chicago e di 14 opere presentate da Toti Scialoja alla Galleria dell’Obelisco di Roma, nel 1954 lo impongono all’attenzione internazionale. Infatti, subito dopo, è presente a Parigi, nella mostra dedicata ai “Personnages” dalla Galerie Rive Gauche, a Milano e a Valdagno, nel Premio Marzotto, a Milano, nella X Triennale e al Pac per l’Omaggio agli antichi maestri, a Cincinnati, Chicago, Los Angeles, Santa Barbara, San Francisco, Denver e New York per la mostra sui giovani pittori italiani.
Il successo internazionale continua ininterrotto negli anni, con le mostre di Tolosa, Barcellona, Madrid, San Sebastian, Tolone, Marsiglia, Kamakura, Tokyo, Kyoto, Osaka, Johannesburg, New York, San Paolo, Pittsburgh, Los Angeles, Stoccolma, Parigi, Perth, Adelaide, Melbourne, Hobart, Sidney, Brisbanc, Cincinnati, Leverkusen, Zagabria, Newark, Londra, Toronto, Caracas. Nel 1959, riceve l’incarico, dalla rivista “Fortune” di Chicago, di dipingere venti tele e altrettanti disegni sul tema I ponti di New York.
Tanto impegno viene coronato nel 1961 dalla personale al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, nel 1965 dall’antologica all’Ente Premi Roma di Palazzo Barberini a Roma, nel 1968 dal “Premio Presidente della Repubblica” nel 1971 dall’antologica in Palazzo dei Diamanti a Ferrara. nel 1980 dalla mostra oraganizzata da Artcurial a Parigi.
Muore a Roma il 5 aprile 1981.
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La mostra è corredata da un ricco apparato di immagini e documenti e da un catalogo, il decimo della Collana “Documenti” pubblicata da De Luca Editori d’Arte di Roma, comprendente le immagini a colori di tutte le opere esposte, un saggio del curatore, notizie biobibliografiche.
Immagine: Giocatrice di tennis, 1965
Inaugurazione domenica 29 marzo, ore 11
Museo Pericle Fazzini
piazza Garibaldi, 1c Assisi (PG)
La mostra rimarrà aperta con orario 10-13 / 16-19, tutti i giorni escluso il lunedì.
Ingresso Euro 5, ridotto, Euro 3,50.