Boris Achour
Jimmie Durham
Christelle Familiari
Matteo Fato
Justin Lowe
Shay Frisch Peri
Paride Petrei
Sergio Sarra
Luca Vitone
La collettiva e' un raccordo di tecniche e visioni di artisti tra loro differenti, riuniti sotto il segno di un misterioso nume tutelare. Il messaggio e' racchiuso nell'interazione trasversale e ironica delle opere. In mostra: Boris Achour, Jimmie Durham, Christelle Familiari, Matteo Fato, Justin Lowe, Shay Frisch Peri, Paride Petrei, Sergio Sarra, Luca Vitone.
Boris Achour, Jimmie Durham, Christelle Familiari, Matteo Fato, Justin Lowe, Shay Frisch Peri, Paride Petrei, Sergio Sarra, Luca Vitone
La collettiva 1° aprile è un raccordo di tecniche e visioni di artisti tra loro differenti, riuniti sotto il segno di un misterioso nume tutelare. Il messaggio è racchiuso nell'interazione trasversale e ironica delle opere. Dalle stalagmiti in resina iridescente di Boris Achour che, innalzandosi dal basso verso l'alto, ricercano la verticalità, agli archetipi primigeni delle installazioni di Jimmie Durham, dove animali totemici e simboli arcaici si confondono, in un mondo alterato da sostanze nocive.
Christelle Familiari gioca nei suoi video col movimento e la sovrapposizione dell'immagine, palesando l'invisibilità del corpo. L'effetto di sorpresa che ne deriva ben si riallaccia all'immobilità ironica delle opere di Justin Lowe, dove l’equivoco creato dagli oggetti spinge a percepire inedite figure.
Ciò che non è presente impone la sua forma allo spazio, inscenando una nuova percezione. Come nelle nuvole di Matteo Fato, il cui movimento in china, dato da grandi pennelli cinesi, richiama le rotazioni dell'installazione di Paride Petrei, in cui la velocità spazio-temporale agisce sull'ipofisi umana, evocando il concetto di immortalità del corpo.
Shay Frisch Peri elabora effetti di luce verticalizzati, generati da geometrie a incastro formate da prese elettriche. Sergio Sarra dà vita a visioni gemellari attualizzando, nei vetri attraversati dal chiarore del neon posto a terra, il concetto di doppio. Duplici anche i cannocchiali di Luca Vitone che, escludendo però lo sguardo del pubblico, impongono l'impossibilità di una visione comune.
Tornano insistenti elementi quali l'immobilità, l'invisibilità, il disegno, la verticalità, l'ironia e l'immortalità che sussurrano, come un messaggio tra adepti, l'enigma di questa mostra: il 1° aprile 1947 nasceva ad Ancona Gino De Dominicis.
Immagine: Claudio Abate,De Chirico De Dominicis, particolare, 1972, Biennale di Venezia
Inaugurazione mercoledì 1 aprile 2009 h 18,30
Galleria Cesare Manzo
Vicolo del Governo Vecchio, 8 - Roma
Orari: dal martedì al venerdì 16-20; sabato 15,30-19
Ingresso libero