Lo stato delle cose. Personale. Parafrasando l'omonimo film del regista tedesco Wim Wenders del 1982, anche Monnier, con la sua opera, sembra domandarsi quale sia il senso e la ragione dell'eterno dissidio tra Arte e Vita.
Lo stato delle cose è il titolo che Gianluca Monnier ha voluto dare alla sua mostra personale, pensata e ideata specificatamente per gli spazi espositivi della Galleria Balmelli di Bellinzona, come "opera totale e installativa di grande coerenza contenutistica". Parafrasando l'omonimo film del regista tedesco Wim Wenders del 1982, anche Monnier, con la sua opera, sembra domandarsi quale sia il senso e la ragione dell’eterno dissidio tra Arte e Vita. Quale esperienza esemplare, quale modello e mezzo comunicativo, quale Arte può rappresentare la vita dandole un senso condivisibile che superi la sua intrinseca menzogna?
Per Monnier, cresciuto nell'ambiente televisivo, l'arte che gli è più affine è quella tecnologica del video, contaminata da prese scart, light box, antenne paraboliche: mezzi mediatici preposti a immettere e trasmettere informazioni, mezzi così perfetti da poter essere utilizzati per poter non solo dare testimonianza della nostra vita, ma anche di realizzare i nostri sogni e aspirazioni.
Guardiano del mondo (L'ultima guardia) - rassegnato al potere del mondo mediatico - Monnier si arma della tecnica fino a cercare di sublimarsi in essa (Il giardino dell'eden) nel disperato, paradossale tentativo di colmare la distanza che lo separa dal mondo vero. Un mondo che sembra essere "imploso" attraverso la sua immagine mediatica, irrimediabilmente a-naturale, ma al contempo meravigliosamente perfetto nel tramandare e accumulare le immagini e le aspirazioni dell'uomo.
Monnier non nega affatto di subirne il fascino e anzi cerca di sublimarsi in esso per usufruire del suo potere nella speranza forse utopica di umanizzarlo fecondandolo (Perché l'illusione non si oppone alla realtà...), per ritrovare quella innata ed empatetica predisposizione alla spontaneità (Konrad), per sentire quel fremito sessuale pieno di aspettative generative (Input/Output), o per innalzarsi su altre sfere dal sapore religioso per percepire ancora messaggi ultraterreni edificanti (L'ultima messa in onda), per fare dei bambini oggetti dei soggetti pensanti (Bluebetakids)... per infine stabilire un sistema societario con senso (Trust Control System), che possa legittimare l'innalzamento del mezzo di comunicazione a icona laica della nostra società (L'origine della specie). Per affermare con disincanto con Pierre Musso, nel suo libro "L'ideologia delle reti" (Apogeo, 2007), che "la tecnica è il totem della società postmoderna, il nuovo oggetto di culto e il suo riferimento simbolico di base". Monnier sembra essere quel solitario viandante che attraversa il mondo alla scoperta del suo io nella speranza che, immolandosi alla perfezione della tecnica (unica fredda certezza), possa dar senso al suo vagare senza meta, come gridi d'amore, sogni e speranze.
Mara Folini, curatrice Museo d'Arte Moderna Ascona
Inaugurazione 3 aprile 2009
Galleria Balmelli (nuova sede)
Via Lugano, 19 - Bellinzona
Orari di apertura: da mercoledì a sabato, 14.30 - 18.30 (oppure su appuntamento)
Ingresso libero